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In provincia di Taranto, su un gradino delle Murge Tarantine, sull’antica Via Salentina. Fu uno dei principali centri messapici. Pressocché disfatta nei secoli VI-X, risorse alla fine del secolo XI col nome di Casalnuovo, che conservò fino al 1789, quando riprese ufficialmente quello antico di Manduria. Nel 1443 fu tassata per 92 fuochi, nel 1512 per 284, nel 1532 per 521.
Un documento conservato nei protocolli del notaio Rosea Pascarello di Casalnuovo registra in data 25 settembre 1508 lo scioglimento di una società commerciale che era stata costituita dai giudei Lia Moro, Yaco e Moyse di Alessandria[1].
Le cronache dei Frati Cappuccini riferiscono di prediche tenute nella chiesa madre di Manduria, alle quali erano costretti ad assistere gli ebrei della vicina giudecca. Il 21 gennaio 1532 l’oratore era fra Giacomo da Molfetta (Biancolino-Paniscotti, 1489-1561). Nel corso della predica scoppiò un forte temporale, con fulmini che si abbatterono sulla chiesa e ustionarono il celebrante e alcuni fedeli. Il predicatore interpretò l’accaduto come un ammonimento del cielo affinché i giudei presenti si convertissero. L’opinione comune, invece, ritenne che il terribile temporale fosse stato provocato da un incantesimo dei “perfidi giudei” per sabotare la predica[2].
Il 28 marzo 1540 fu battezzato nella chiesa madre un ebreo, che prese il nome di Pasquale, dalla festa che in quel giorno i cristiani celebravano, che era appunto la Pasqua[3]. Nel Librone Magno, una specie di repertorio genealogico delle famiglie manduriane istituito nel 1572 dall’arciprete Lupo Donato Bruno, sono registrati Giovan Battista Varrone e Bianca Gentile sposi ebrei neofiti. Il loro primogenito, Pirro, fu camerario e giudice del feudatario di Oria, Gian Bernardino Bonifacio. Contro Pirro Varrone scrisse nel 1568 al nuovo feudatario Carlo Borromeo - il futuro santo -, Angelo Giustiniani, un altro notabile di Casalnuovo. Il Giustiniani chiese la rimozione del Varrone dalla carica di sindaco della città, ricordando al suo illustre destinatario che la Chiesa non tollerava che giudei o ex giudei aspirassero a cariche pubbliche, pena la scomunica per chi avesse permesso un simile sacrilegio[4].
Il luogo in cui gli ebrei abitavano a Manduria è riconoscibile nel toponimo Vico degli Ebrei, mutato nel 1939 in Vico Vecchio. Il suo accesso da ponente, su Via Senatore Lacaita, conserva ancora l’arco della porta di chiusura[5].
[1] Colafemmina, Giudei e giudaismo a Manduria, p. 80.
[2] Colafemmina, Ebrei e cristiani novelli in Puglia, pp. 181-187.
[3] Librorum Baptismal. t. I. Ab anno 1530 ad 1599; Colafemmina, Ebrei e cristiani novelli in Puglia, p. 187.
[4] Jurlaro, Lotte fra notabili cristiani novelli, pp. 34-39.
[5] Colafemmina, Ebrei e cristiani novelli in Puglia, pp. 180-182; Belli D’Elia, La cultura artistica, pp. 207-208, figg. 2-3.