Fossano

Titolo

Fossano

Testo

Cittadina del Piemonte nell' alta Pianura Padana occidentale in provincia di Cuneo. Fondata nel 1236, F. finì con gli altri comuni limitrofi sotto la protezione di Asti. Nel 1304, la cittadina prestò giuramento di fedeltà al Marchese di Saluzzo, che la cedette tre anni dopo a Carlo II d'Angiò. La guerra di Enrico VII con Roberto d'Angiò modificò le condizioni politiche di F., che tornata in possesso del Marchese di Saluzzo fu ceduta nel 1314 a Filippo di Savoia, principe di Acaia. Quando nel 1536 i Francesi occuparono il Piemonte, la F. fu tra le poche città che riuscì a sfuggire alla dominazione straniera. Durante il periodo rivoluzionario seguì le sorti del Piemonte annesso alla Francia. Nel 1815, con la Restaurazione la cittadina ritornò a fare parte dei domini sabaudi.[1]

Una presenza ebraica nella cittadina attestata sin dalla metà del secolo sedicesimo. Nel 1564 fu concesso dal consiglio della città a Lazaro Montagnano, figlio di rabbi Anselmo di stabilirsi a F. dietro il pagamento di un censo annuale.[2]

I banchi di prestito

Banchieri ebrei sono per la prima volta menzionati a F. nel 1579, quando fu concesso a Leone Cresca, detto Malsip, giunto dal contado Venassino, il privilegio di tenere banco dietro il pagamento di 250 scudi, più 25 scudi annuali di censo alle casse ducali. In un documento successivo del 1580, presentato a Emanuele Filiberto da Moise Melli, comparivano i nomi di Giacob Praga e Leone Olmo con un banco feneratizio ciascuno a F. Nel 1582, Carlo Emanuele I concedeva a Emanuele de Lattes, che gestiva un banco sgregato a F. di unirsi ai banchi dell'Università degli ebrei della città dietro il pagamento di 25 scudi. Nella tolleranza papale del 1584, accompagnata dall'elenco dei banchieri che avevano ottenuto i privilegi di tenere banchi feneratizi per ciascuno negli stati sabaudi, figurava nuovamente per F. il nome di Leone Olmo, insieme a quello di Meir Debenedetti. Nell'elenco del 1596 dei banchi e dei banchieri aggregati all'Università ebraica, risultava che a F. esistevano due banchi feneratizi, dei quali uno era gestito dagli eredi di Meir Debenedetti e l'altro dagli eredi di Leone Olmo. Due anni più tardi il cardinale Enrico Caetani, camerlengo papale, concede a Giacobbe Olmo una tolleranza, di poter tener banco feneratizio a F. per dieci anni. In un documento del 1618 del consiglio della città veniva nominato, come banchiere che esercitava nella città, anche Mardocheo Bettarides, a cui furono confiscati 30 sacchi di grano. Il banchiere pretendeva che il suo credito fosse pagato nella somma di 1.932 fiorini, come aveva stabilito il sottoconservatore. Nel 1624, negli elenchi della concessione ducale figuravano a F. due banchi di prestito, uno della famiglia di Giacob Olmo e uno di Donato Debenedetti.[3]

Vita Comunitaria

Il primo documento del marzo 1602, che parla direttamente della comunità ebraica, era la risposta di Carlo Emanuele I ad un memoriale della città di F. nella quale venivano affrontate alcune questioni riguardanti la posizione fiscale ed economica degli ebrei. Nel 1652, il governatore della

città informava la Madama Reale che tenevano in custodia, nella loro casa, una bambina ebrea di dieci anni, figlia di Israel Colombo che desiderava diventare cristiana. A nulla valsero le proteste della famiglia e dell'intera comunità ebraica, la bimba fu battezzata nel giorno del compleanno del duca. Nel 1691, la comunità ebraica di F. chiedeva e otteneva dal consiglio cittadino di non dover provvedere alloggio per i soldati della guarnigione presente in città. Nel 1711, il mercante ebreo Giuseppe Colombo, rivolgeva una supplica affinchè la sua filanda non fosse usata per alloggiare i soldati. La richiesta non otteneva l'esito sperato, ma la città si impegnò ad indennizzare gli ebrei da ogni danno che potesse essere causato dai soldati. Nel censimento della attività commerciale ebraica a F. avvenuto nel 1713, risultavano in città 13 negozi di ebrei, dove lavoravono 135 persone, delle quali 87 appartenevano alla comunità ebraica. Nel 1720 la Ragioneria della città ricorse contro la presunta vendita di uno stabile, fatta da un prelato, all'ebrea Smeralda Colombo e a suo figlio Beniamino.Il ricorso si concluse a favore di quest'ultimi.[4]

Il ghetto

Nel 1684 il Conservatore degli ebrei insieme al Procuratore del tribunale di F. facevano istanza affinchè gli ebrei fossero raggruppati tutti in un solo quartiere, dando disposizioni perchè si provvedesse alla creazione di un ghetto. Nel 1724, le Costituzioni Regie di Vittorio Amedeo II stabilirono formalmente la creazione di un ghetto a F. Il quartiere del Salice, scelto a questo scopo, era posto tra l'attuale via Quattro Novembre, compresa tra via Celebrini della Pedrosa, via Roma e viale Sacerdote. Malgrado che il ghetto fosse materialmente creato, gli ebrei non vi entrarono immediatamente. Le autorità cittadine ordinavano quindi che entro otto giorni dal decreto le case del ghetto fossero distribuite agli ebrei, pena la multa di 100 scudi d'oro. Stabilivano inoltre che la Sinagoga fosse trasportata all'interno del ghetto. Nel 1796, gli ebrei fuggivano miracolosamente dal ghetto, saccheggiato dalla popolazione cittadina nella quarta notte della Pasqua ebraica durante le guerre rivoluzionarie francesi. L'episodio fu successivamente e per lungo tempo commemorato dalla comunità ebraica durante la festa di Purim (Carnevale ebraico). Con la conquista francese, il ghetto veniva abolito.[5]

Demografia

Nel 1713 risiedavano a F. 15 famiglie ebraiche, in tutto 135 persone. Nel 1774 la popolazione ebraica della città raggiungeva le 220 anime.[6]

Cimitero

Nel 1719 e nel 1722, il consiglio della città richiedeva ripetutamente che il cimitero ebraico fosse spostato oltre il Borgovecchio, per permettere la costruzione dell'ospizio per i poveri. L'ultimo documento della fine del XVIII secolo riguardava il trasferimento del cimitero ebraico fuori dal perimetro della città. Nel 1790, il nuovo cimitero ebraico veniva costruito nella regione del Piano fuori dalla porta del Salice, l'attuale via Orfanatrofio.[7]

Fossano era una delle tre comunità, con Asti e Moncalvo, nelle quali si preservò una speciale liturgia che era una combinazione del rito tedesco e francese conosciuta come rito Apam ( "” ‚„, Afam più esattamente ) che in Francia andò perduto con l'espulsione del 1394.[8]

Bibliografia

Carpi, D., Fossano. J.E., VI; Colombo, D.; Tedesco, G., Il ghetto di Fossano. RMI XXIX (1963), pp. 129-141; Foa, S., Banchi e banchieri ebrei nel Piemonte dei secoli scorsi. RMI XXI (1955), pp. 127-136, 190-201, 284-297, pp. 471-485, 520-535; AA.VV., APAM. J.E. III; AA.VV., Fossano. E.I.; Segre, R., The Jews in Piedmont. Jerusalem 1986–1990. (A Documentary History of the Jews of Italy, 1-3), 3 vols.


[1]     AA.VV., Fossano, pp.

[2]     Segre, R., The Jews in Piedmont, I, doc. 978. Nel 1576 si trovava a F. insieme a Giacobbe Ovaza, figlio di Elia da Praga.  See, Simonsohn, Milan, Docc. 3685, 3947.

[3]     Foa, S., Banchi e banchieri ebrei nel Piemonte dei secoli scorsi, pp. 127-128, pp. 131-132, pp. 200-201, pp. 284-285, pp. 477-478, pp. 525-526; Loevinson, Banques de prêts, p. 58; Segre, R., op. cit., I, docs. 1234, 1243, 1246, 1294; II, docs. 1361, 1639, 1733, 1838, 1970.

[4]     Colombo, D.; Tedesco, G., Il ghetto di Fossano, p. 130, p. 131, pp. 13 - 135; Segre, R., op. cit., I, Introduction; II, docs. 1733, 2576.

[5]     Colombo, D.; Tedesco, G., op. cit., pp. 130-131, pp. 134-135; Carpi, D., Fossano, p. 1443; Segre, R., op. cit., II, docs. 2666, 2668, 2671-2674, 2689.

[6]     Segre, R., op. cit., II, docs. 2135, 2147, 2249, 2576, III, doc. 3260.

[7]     Carpi, D., op. cit., ibidem; Segre, R., op. cit., II, docs. 2618, 2634, 3166, 3391.

[8]     AA.VV., APAM: Asti, Fossano, Moncalvo, J.E., p. 174.

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