Castrovillari

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Castrovillari

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Castrovillari 

Provincia di Cosenza. Sito in un’area abitata già in epoca paleolitica, il centro, che deve il proprio nome alla presenza di svariate villae romane (Castrum Villarum), fu dominato dal 1064 al 1189 dai Normanni, per poi passare agli Svevi a seguito del matrimonio di Costanza d’Altavilla e Arrigo VI. C. seguì così le sorti della casata sveva e andò agli Angioni all’indomani della battaglia di Benevento: essi la tennero sino alla conquista aragonese. Successivamente la città fu posta sotto il diretto controllo imperiale e infeudata agli Spinelli di Cariati, per poi andare ai Borbone nel 1700. 

Una gruppo ebraico a C. è attestato certamente almeno dal 1276-1277, quando compare in un registro di tasse con 3 once, 19 tarì e 16 grani[1], mentre la Giudecca è esplicitamente menzionata in un atto del 1377, relativo ad una chiesa costruita al suo interno dal nobile Giovanni Greco [2].

In pieno XV secolo la Comunità doveva essere abbastanza fiorente, come fanno supporre i registri della chiesa di San Giuliano, nei quali compaiono con una certa continuità dal 1450 al 1492 conferme dei pagamenti fatti per l’affitto di case (una delle quali adibita a sinagoga), vigne, giardini, campi, nonché un forno[3].

Rappresentanti del nucleo ebraico locale erano nel 1466 Mosè Gazi e Abramuccio Russo, che in quell’anno conclusero con il nobile cosentino Nicola Antonio de Caroleis un accordo per l’affitto di un piccolo locale sito tra le mura della città e la Giudecca, al prezzo di 10 grani annui[4].

Nel 1468 gli ebrei di C. ottennero uno speciale privilegio per prestare dal re Ferrante[5] e sappiamo che nel 1481 amministrava un banco qui Maestro Davide phisico di Tricarico[6].

Nel 1483 Mosè Polito ottenne dal Comune il permesso di ampliare la propria abitazione, posta nel feudo di Scavello, vicino a quella degli eredi di tale Minach,  a ridosso delle mura, avendo però cura di aggiungere dei merli al tetto e di aprire una porta, in corrispondenza del Portello de li iudei, fornita di una chiave che sarebbe stata consegnata al sindaco della città[7].

Nel 1488 la Comunità fu tra quelle per cui la Sommaria ordinò al tesoriere provinciale di non esigere pagamenti ulteriori, dal momento che essa corrispondeva già la tassazione ordinaria (sali et fochi) e che partecipava al tributo straordinario di 6.000 ducati allora imposto[8].

Nel 1491 decisero di trasferirsi a C. da Napoli i provenzali Vitale Cassi e Salomone Natan, suo cognato[9].

La Sommaria si mosse nuovamente in favore del nucleo israelitico locale nel 1493, quando ingiunse al capitano di ritirare un bando da lui emesso e di permettere agli ebrei di proseguire le proprie attività economiche[10], e nel 1494, quando sottolineò che gli ebrei non dovevano essere sottoposti a tassazione, dal momento che avevano ottenuto un privilegio dal sovrano[11].

Nel 1498 Lionetto Musitano da C. fu nominato dalla Corona giudice dei correligionari cittadini[12], mentre nel 1509 era attestata la presenza in loco di un israelita proveniente dalla penisola iberica, Maestro Mosè de Peres, che avendo preso in affitto una vigna in località Bagnano, dava in cambio un gioiello, delle perle e una cintura d’argento[13].

La sinagoga di C. era ancora attestata nel 1510, quando un’ebrea, di nome Annucia de Santo, aveva fatto una donazione di 10 ducati in memoria del figlio, subito revocata alla scoperta che l’uomo era ancora vivo[14]. Nello stesso anno Maestro Josef Albufactzi era testimoniato in città all’atto di affittare una grande casa sita nel quartiere ebraico iuxta domum Sancti Iohannis Ierosolimitani muro comuni mediante, iuxta domum monasterii Sancti Francisci muro etiam comuni mediante, che egli aveva a sua volta in affitto dalla nobile Loysia de Pistoya, ad Antonuccio di Franco, al prezzo di 13 tarì annui[15].

Al 1511 risale, invece, la vicenda di Monna Lea, vedova di Sciabida Russo (detto anche de Regina) e madre di Raffaele e Gioia: ella si trovava allora in procinto di partire a seguito del decreto di espulsione e, dovendo risarcire vari debiti contratti per mantenere la famiglia, chiese ed ottenne di poter alienare l’unico bene rimastole nella situazione di indigenza in cui ormai versava, ovvero una casa posta nella Giudecca[16]. Anche Maestro Isac Levit si trovò nello stesso anno a vendere per 35 ducati a Maestro Calvano Greco la casa, sita nel quartiere ebraico (o di San Leonardo, come si dice nel documento) vicino all’abitazione del correligionario Mosè de Peres[17], il quale a sua volta, circa un mese dopo, vendette la propria ad Antonino Pittari per 300 tomoli di grano e mezza canna di velluto nero calabrese[18]. Contemporaneamente alcuni iniziarono a disfarsi anche degli appezzamenti di terreno, come testimoniato dalla vendita operata dall’ebrea Rael, detta Ribiczi, che, con il consenso dei fratelli Abramo e Midu, dette al nobile Battista Targiano una proprietà con vigne, alberi e olivi, sita in località Fabrice,  per 21 ducati[19].

Gli ebrei decisero, infine, di donare, andandosene, la sinagoga al Comune, con la promessa di poterla riavere allorquando fossero tornati[20] e nel 1512 la Sommaria dette ordine al tesoriere di rimuovere dai ruoli fiscali di C. 2 famiglie di cristiani novelli (quelle di Berardino Ingravera e Giancarlo de Gaeta) e 7 di ebrei (Iosep Abufaczia, Midu dello Rebbi, Habraham dello Rebbi, Moyses de Peres, Isac Levit de Annucz, Baruc Sacerdoto, Salamon Cucubrelli, Laczaro Habeo e Sciabuczo de Levi de Altomonte) dal momento che tutti si erano ormai allontanati[21].

Un decennio dopo, però, gli israeliti erano già rientrati a C. e conducevano nuovamente case (sinagoga compresa) e terreni in affitto dalla chiesa di San Giuliano, come testimoniano una serie di registrazioni degli introiti della chiesa stessa per il periodo 1521-1539[22].

Nel 1525 la Sommaria, sollecitata dai proti degli ebrei del Regno, si era intanto pronunciata affinché il duca di C. non ponesse ostacoli alla raccolta delle tasse in città[23], dove nel 1532 era attestata anche la presenza della famiglia Campigno (il figlio Davide, alias Raffaele, ed il padre Jacob, ormai vedovo di Preziosa)[24].

 

Bibliografia

Colafemmina, C., The Jews in Calabria, Leiden-Boston 2012.

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia Meridionale dall’età romana al secolo XVIII, riedizione a cura di Filena Patroni Griffi, Napoli 1990.

Rizzo,  T., Gli ebrei a Castrovillari tra il XV e il XV secolo, in Sefer Yuhasin  16-17 (2000-2001), pp. 47-55.

 

[1] Colafemmina, C., The Jews in Calabria, doc. 24 e 27. Cfr anche Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 72.

[2] Colafemmina, C., op. cit., doc. 69. La Giudecca e la chiesa, intitolata a Santa Caterina, ritornano in un atto dell’anno successivo (doc. 71).

[3] Colafemmina, C., op. cit., doc. 126. Ancora nel 1505 gli ebrei avevano proprietà in affitto da questa Chiesa (doc. 426)

[4] Ivi, doc. 163. Cfr. anche Rizzo, T., Ebrei a Castrovillari, p. 54.

[5] Colafemmina, C., op. cit., doc. 169.

[6] Ivi, doc. 195. Cfr. anche Ferorelli, N., op. cit., p. 146.

[7] Ivi, doc. 204.

[8] Ivi, doc. 242. L’ordine fu poi ripetuto nel 1489, quando sappiamo che la Comunità pagava i tributi ordinari per Natale, Pasqua e in Agosto (doc. 249). Cfr. anche Ferorelli, N., op. cit., p. 171. Negli anni 1480, 1488, 1489 e 1493, inoltre, si verificarono dispute tra gli ebrei ed il Comune sempre in materia fiscale.

[9] Ferorelli, N., op. cit., p. 92.

[10] Colafemmina, C., op. cit., doc. 307. Vedi anche Ferorelli, N., op. cit., p. 193

[11] Colafemmina, C., op. cit., doc. 366.

[12] Ivi, doc. 394.

[13] Ivi, doc. 461. Cfr. anche Rizzo, T., op. cit, pp. 48-49.

[14] Colafemmina, C., op. cit., doc. 464.

[15] Ivi, doc. 478. Cfr. anche Rizzo, T., op. cit, p. 49.

[16] Colafemmina, C., op. cit., doc. 482. Cfr. anche Rizzo, T., op. cit., p. 50.

[17] Colafemmina, C., op. cit., doc. 486. Cfr. anche Rizzo, T., op. cit., p. 50. Per la denominazione San Leonardo vedi anche il doc. 572.

[18] Colafemmina, C., op. cit., doc. 490.

[19] Colafemmina, C., op. cit., doc. 491. Cfr. anche Rizzo, T., op. cit., p. 51. Anche il già ricordato Mosè de Peres vendette nel 1511 un pezzo di terra con vigna (doc. 493).

[20] Colafemmina, C., op. cit., doc. 492. Ferorelli, N. op. cit., p. 214.

[21] Colafemmina, C., op. cit., doc. 518.

[22] Ivi, doc. 552 e doc. 561.

[23] Ivi, doc. 560.

[24] Colafemmina, C., op. cit., doc. 571. Cfr. anche Rizzo, T., op. cit., p. 52.

 

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