Titolo
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Provincia di Vercelli. Antica Trinidum, situata nel centro di una pianura alluvionale, a breve distanza dal Po, nel 1535, dopo la fine del dominio dei Paleologi, T. fece parte del Marchesato del Monferrato e passò, poi, per volere di Carlo V ai Gonzaga. Alla fine della guerra per la successione del Monferrato (1613-1630) e con la pace di Cherasco, la cittadina fu annessa, insieme ad 80 altre terre monferrine, ai domini sabaudi. Durante il periodo rivoluzionario, T. fece parte del Dipartimento della Sesia, ma con la caduta di Napoleone e con la Restaurazione del 1815, tornò alla casa Savoia[1].
La maggior parte degli ebrei che facevano parte della Comunità di T. provenivano da Casale Monferrato e da Moncalvo. Il periodo dei Paleologi fu molto positivo per loro, come viene attestato dal Sincero nelle sue Memorie Storiche. I primi documenti, infatti, riguardano appunto quest'epoca che va dalla metà del XIV secolo alla fine del XV. Anche sotto i Duchi di Mantova la Comunità ebraica visse un periodo di relativa tranquillità, che si concluse con l'annessione di T. nel XVII secolo alla casa Savoia[2].
Attività economiche
Gli ebrei di T., oltre all'attività feneratizia, si dedicarono con successo all'arte tipografica. Nel 1525 Nathanel Halfon di Perez possedeva una tipografia in città nella quale Jacob Avigdor di Levi, che proveniva da Padova, era impiegato. Scarse sono le notizie su questi due tipografi, si sa solo che nel 1518 l'Halfon risiedeva a Roma, dove aveva stampato dei libri, prima di trasferire la propria attività a T., e che nel 1526 l'Avigdor stampò per suo conto un formulario di preghiere di 150 pagine con vari commenti in calce. Per il periodo dei Gonzaga, e per quello successivo dei Savoia, non si hanno informazioni sull'attività tipografica esercitata a T.[3].
I banchi di prestito
Essi rappresentavano la fonte principale della ricchezza ebraica. La prosperità di un banco indicava i buoni tempi che la Comunità attraversava, mentre la sua rovina era segno di calamità.
Nel 1570 esistevano a T. due banchi tenuti da Isachino da Nizza, che aveva contemporaneamente un banco a Nizza Monferrato, e da Clemente Clava, della influente famiglia Clava di Casale Monferrato. Nella tolleranza del 1576, i banchi di T. salirono a tre, gestiti da Giuseppe Clava, insieme ai nipoti Isacco e Israele, e da Isachino da Nizza. Quest'ultimo, non risiedendo a T., perse la propria parte nel banco a causa di problemi fiscali.
Nella concessione del 1585 risultava un unico banco feneratizio, gestito da Giuseppe Clava e da Donato Clava.
Dopo l'incidente del 1600, per il quale il Duca Vincenzo I Gonzaga sospese, fino al decreto di revoca del 1601, i privilegi in tutto il Monferrato, i banchi della cittadina si ridussero a uno, che era condotto in un solo avviamento per 3/4 da Zaccaria Clava e per 1/4 dal suo socio Donato Clava (1603).
Dopo la conquista di T. da parte di Carlo Emanuele I, i fratelli Marco e Gabriele Jona erano soci insieme ai fratelli David e Lazzaro da Fano nella gestione del locale banco di prestito. La condotta ducale del 1624 indicava che gli Jona possedevano i 3/4 del banco di T., mentre l'altro quarto era di proprietà degli eredi di David e di Lazzaro da Fano. Sebbene il banco fosse diviso tra due diversi proprietari, esso era gestito collettivamente, ciascuno secondo la sua parte.
Nonostante il Monferrato fosse funestato dalle guerre di successione del ramo diretto dei Gonzaga (1613–1630), il banco di T. si conservò, e nel 1628 il duca confermò Gabriele Jona ed i suoi figli ed i fratelli da Fano come conduttori. Il Duca si riservò, inoltre, il diritto di garantire una condotta per un altro banco di prestito in città[4].
Vita Comunitaria
Gli ebrei del Monferrato non godettero sotto i Paleologi ed i Gonzaga del diritto di stabile permanenza, ma beneficiarono di condotte temporanee che venivano rinnovate ogni dieci anni. L'amministrazione interna della Comunità di T., sotto i Gonzaga, dipendeva dall'Università del Monferrato retta da alcuni ebrei, che variavano da due, a tre o quattro chiamati massari, scelti dagli iscritti nel ruolo dei contribuenti fiscali, che partecipavano all'assemblea generale a Casale Monferrato. Era sempre l'assemblea generale che decideva la nomina dei rabbini che, riuniti nel numero di tre, potevano scomunicare i trasgressori e giudicare, con la licenza del Conservatore preposto alle questione ebraiche, i casi di vertenze tra ebrei. La Comunità ebbe da sempre una propria sinagoga, sebbene l'editto del 1612 ne limitasse l'uso alla sola città di Casale Monferrato, e dei cimiteri propri.
Nel 1628 il duca Carlo Emanuele I, grazie ad una condotta, incluse gli ebrei di T., tra i quali vanno ricordati Gabriele Jona, Moise Bension, Giuseppe Foa, i fratelli Giuseppe e David Oria da Fano e Simon Montesino, nell'Università del Piemonte. Con la concessione ducale furono restituiti agli ebrei i loro averi e le loro proprietà. Essi poterono continuare a svolgere le operazioni finanziarie in Piemonte e nel Monferrato e pagare collettivamente una tassa annuale di 150 dobloni. Per questa condotta gli ebrei di T. pagarono 2.500 ducatoni al tesoriere generale e 500 ai funzionari ducali che erano presenti in città[5].
Demografia
Nel censimento ordinato da Emanuele Filiberto nel 1761 risultavano residenti a T. 6 famiglie ebraiche, 35 anime in tutto.[6]
Bibliografia
AA. VV., Trino, in E.I.
Colombo, D., Trino Vercellese e le sue tipografie ebraiche, in RMI XXXVII (1971), pp. 723 – 726.
Foa, S., Gli ebrei nel Monferrato nei secoli XVI e XVII, Casale 1914.
Foa, S., La politica economica della casa Savoia verso gli ebrei dal secolo XVI fino alla Rivoluzione Francese. Il portofranco di Villafranca (Nizza), Roma, 1962.
Segre, R., The Jews in Piedmont, Jerusalem 1986 - 1990.
[1] AA.VV., Trino, pp. 354-355.
[2] Colombo, D., Trino Vercellese e le sue tipografie ebraiche, p. 723.
[3] Colombo, D., op. cit., pp. 723-726.
[4] Foa, S., La politica economica della casa Savoia, pp. 13, 24, 31, 85, 130, 135; Segre, R., The Jews in Piedmont, II, doc. 1899, 2093, 2163, 2167.
[5] Foa, S., Gli ebrei nel Monferrato, pp. 7-20, pp. 106-138; Segre, R., op. cit., I, doc. 823, II, doc. 1899, 2086, 2088, 2091, 2093, 2094, 2532, III, doc. 2761, 2787, 2843, 2926, 2964, 2992, 3001.
[6] Segre, R., op. cit., III, doc. 3146.