Sermoneta

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Sermoneta

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Sermoneta (סרמונטה)

Provincia di Latina. Posta nel Lazio meridionale, a 257 m. di altezza su di un estremo dosso dei monti Lepini, è una propaggine del Monte Carbolino, che domina la pianura pontina (un tempo infestata dalla malaria) e, dalla fine del secolo XIII, fu un feudo dei Caetani, con titolo ducale.

 

Il primo documento relativo ad una presenza ebraica a S. risale al 1297, quando tra gli abitanti del castrum che giurarono fedeltà a Pietro Caetani (dopo che questi avevano acquistato dagli Annibaldi il possesso della località) figurava anche un Sabbatuccio giudeo. Tuttavia, dal documento non si può stabilire se Sabbatuccio giurasse solo per sé o anche per altri ebrei: posto questo, e dato che non vi sono attestazioni dell’esistenza, all’epoca, di una comunità ebraica in loco, si può supporre che solo Sabbatuccio e famiglia vivessero qui allora[1].

Sino al secolo XV, non è stata rinvenuta una documentazione scritta relativa agli ebrei[2], mentre, dai protocolli di un notaio quattrocentesco (Antonio Tuzi), che coprono una quarantina d’anni  circa (dal 1422 al 1464), si desume l’esistenza di una comunità ebraica relativamente numerosa, se si considera anche che vi compaiono una ventina di nominativi di capofamiglia e vi sono a svariati riferimenti ad altri ebrei presenti già nei rogiti di ulteriori notai per quietanze, dilazioni di prestiti ed altro[3].

Alcuni israeliti risultavano allora essersi recentemente stanziati a S., provenendo da località limotrofe (Fondi, Velletri, Anagni ), mentre altri vi si erano stabiliti in seguito a matrimoni con correligionari ed altri ancora vi possedevano immobili o vi svolgevano un’attività lavorativa[4].

Nel gruppo ebraico, spicca Abramo di Mosè, che Onorato III Caetani esentava, nel 1448, dal censo annuo dovutogli per il possesso del macello, chiamandolo suum servitorem dilectum e ricordando i servizi resi da Abramo alla propria curia (presumibilmente, prestiti e finanziamenti)[5].

Abramo, inoltre, tra il 1442 e il 1453, risultava impegnato con un socio cristiano, Giacomo Colelli, nel prestito, nel commercio e nella pesca, avendo in affitto lo stagno di Fogliano, da cui pescavano anguille che venivano salate e inviate a Roma, dove i due erano rappresentati da procuratori. Nel 1444 altri tre soci cristiani si unirono ad Abramo e a Giacomo per stipulare con un velletrano cristiano un accordo per il commercio del pesce. Abramo e Giacomo, poi, vendettero una casa di cui erano comproprietari , nel 1444 e nel 1453: in quest’ultimo caso, si trattava con certezza di un immobile che era stato dato loro in pegno. Inoltre, nel 1449, i due anticiparono una parte del capitale necessario per una farmacia, i cui gestori erano cristiani[6].

Abramo, tra la fine degli anni Trenta e gli anni Cinquanta del secolo, risultava impegnato anche in altre attività: l’allevamento degli ovini, per cui aveva dei pastori alle proprie dipendenze, l’allevamento dei bufali, per cui stipulava dei contratti di soccida e il macello, nel quale era in società con tre macellai cristiani[7].

Nel 1456, Mosè di Abramo (forse nipote di Abramo di Mosè) era in società con un nobile di S., Giacomo Impaccianti, per prestare denaro dietro pegno[8].

Dagli anni Venti alla fine degli anni Quaranta sono registrati svariati atti relativi al prestito, ma non vi è attestazione né di una condotta né di un banco feneratizio: risultano a quell’epoca come prestatori Iadello Giudeo, Abramo di Mosè, Magister Emanuele di Magister Vitale, medico, e Leone Crisci, orefice[9].

Anche se, generalmente, erano gli ebrei che prestavano ai cristiani, in due casi è attestato il contrario[10].

Per S. abbiamo anche della documentazione relativa alla conversione, nel 1450, di Bella di Benedetto da Priverno, che, alla presenza del feudatario e del vescovo di Terracina, veniva battezzata e adottata dal canonico di S., che si impegnava a mantenerla fino alle nozze e a fornirle la dote[11].  

Sull’elenco dei contribuenti alla vigesima nel 1472 figuravano quattro ebrei a S., tra cui  un “Mastro Angelo medico”[12].

La famiglia del già ricordato Abramo godette presumibilmente di prestigio e prosperità a S. per tutto il XV secolo, declinando, in seguito, insieme alle fortune della comunità, come farebbe supporre il gran numero di atti di vendita, da parte ebraica, di case e terre stipulati al principio del XVI secolo (quando, dopo il periodo del dominio dei Borgia, tornarono al potere i Caetani). Pertanto, è stata  avanzata l’ipotesi che l’esodo dalla  località  fosse iniziato molto prima dell’espulsione del 1569: in ogni caso, il catasto del 1574 fa riferimento a due soli beni immobili di proprietà degli ebrei in loco: la  sinagoga e il cimitero.

Nell’elenco delle sinagoghe che, sino alla Bolla di espulsione del 1569, corrispondevano la tassa alla Casa dei Catecumeni di Roma, figurava quella di S. prima con 10 e poi con 12 scudi[13].

 

Attività economiche

Tra le varie attività degli ebrei di S. vi era anche il prestito: il tasso di interesse, nei casi in cui è stato possibile individuarlo, risultava del 20%[14]. I feneratori ricevevano pegni o ipoteche in animali, grano, vigne, case e sappiamo che, quando il prestito era su carta, esso veniva concesso per un periodo di tempo inferiore[15]

Gli ebrei erano attivi nel commercio, di cui è attestato quello del bestiame e dei panni ed il mercato di S. venivano anche commercianti ebrei dalle località vicine[16].

Risultavano a S. tre medici ebrei, di cui almeno uno era anche attivo nel prestito, e un farmacista ebreo. Quattro ebrei erano orefici e, al tempo stesso, impegnati nella conduzione di fondi agricoli, attività in cui erano presenti anche svariati altri correligionari. I fondi agricoli (spesso vigneti), sparsi indiscriminatamente per tutto il territorio di S., erano rilevati, acquistati o presi in affitto (enfiteusi, contratti ad quartariam a terza generazione), per lo più da enti ecclesiastici[17].

 

Quartiere ebraico

La comunità ebraica era stanziata nella contrada degli Idoli, nella decarcia della Portella; dagli anni Quaranta circa del XV secolo, gli abitanti del quartiere sembrerebbero in prevalenza ebrei, mentre precedentemente vi erano anche molti cristiani[18].

 

Sinagoga

Nel quartiere abitato prevalentemente dagli ebrei aveva sede la sinagoga, ubicata nell’attuale via Marconi, un tempo via degli Ebrei (già via delle Scuole, per l’ubicazione delle prime scuole comunali, all’inizio del XX secolo)[19].

 

Cimitero

L’antico cimitero ebraico era sito ai piedi della collina sulla strada che portava all’Abbazia di Valvisciolo, strada conosciuta ancora oggi col nome di “Strada della Tomba” o “Tomba dei giudei” o “Ponte della Tomba”[20]

 

 

Bibliografia

Caciorgna, M.T., Presenza ebraica nel Lazio meridionale: il caso di Sermoneta, in Aspetti e problemi della presenza ebraica nell’Italia centro-settentrionale (secoli XIV e XV), Roma 1983, pp. 129-173.

Esposito, A., Una descriptio relativa alla presenza ebraica  nel Lazio meridionale nel tardo Quattrocento, in Latium, Rivista di Studi Storici, 2 (1985), pp. 151-158.

Pavoncello, N., Il IV Centenario dell’espulsione degli Ebrei dalla Campagna Romana, in  Israel LIV, nº16 (20 Febbraio 1969).

Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V, in Lunario Romano 1980 : Rinascimento nel Lazio, Roma 1980, pp. 47-77.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.

 

             

   


[1] Caetani, G., Regesta chartarum, San Casciano Val di Pesa 1927, I, p. 117, cit. in  Caciorgna, M.T., Presenza ebraica nel Lazio meridionale: il caso di Sermoneta, p. 132, n. 11; per l’acquisto da parte dei Caetani dei possessi territoriali degli Annibaldi, si veda ivi,p. 131, n. 10.

[2]  Il giuramento degli Ebrei, ritenuto da alcuni autori risalire al 1271, sarebbe, invece, da collocare intorno alla metà del XV secolo, sulla base di  alcune considerazioni relative alla lingua e alla grafia in cui fu vergato il documento. Il giuramento viene fatto risalire al 1271 da Tetro, F., Gli ebrei a Sermoneta, in Economia Pontina n. 15 (1977), p. 9; tale opinione è ripresa dal Pavoncello, N., Le comunità ebraiche del Lazio prima della bolla di Paolo IV, p. 48. Secondo la Caciorgna, tale datazione erronea sarebbe da ascriversi al fatto che il giuramento in questione era apposto al codice statutario che porta tale data. Per queste e ulteriori precisazioni, si veda Caciorgna, op. cit., pp. 132-133.

[3] Caciorgna, M.T., op. cit., pp. 136-137;  si veda , in particolare, p. 137, n. 33.

[4] Ivi, p. 138.

[5] Ivi,p. 138.

[6] Ivi, pp. 138-140.

[7] Ivi, pp. 140-141; per queste varie attività, si veda rispettivamente : Appendice I, 37; I, 13; I, 32; I, 44; I, 66, I, 46. La presenza nel macello di tre macellai cristiani al fianco di Abramo ha suscitato alcuni interrogativi, sfociati nell’ipotesi che si trattasse di un macello pubblico funzionante per il pubblico cristiano, adibito, in seguito, da Abramo a macello ad uso ebraico (si veda ivi, pp. 144-145). 

[8] Ivi, p. 141; Appendice, I, 71.

[9] Ivi, p. 141; per i nominativi dei prestatori, si veda rispettivamente : Appendice, I, 6; I, 5, 7, 9, 10, 12, 52, 60, 62; I, 34; I, 40. Per i nominativi degli Ebrei di S., rinvenuti nei documenti, si veda Appendice, II.  

[10] Ivi,p. 142; Appendice I, 2; I, 16.

[11] Ivi, p. 149; Appendice I, 65.

[12] Esposito, A., Una descriptio relativa alla presenza ebraica nel Lazio meridionale nel tardo Quattrocento,  p. 155; Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 960. Gli Ebrei di S. e di altre località del Lazio ricevettero l’ordine di riunirsi ad Anagni e spartirsi la vigesima nel 1488 (ivi,  doc. 1095). 

[13] Pavoncello, N., Il IV Centenario dell’espulsione degli Ebrei dalla Campagna Romana, p. 3. Gli ebrei di S. figurano in un documento relativo al pagamento della vigesima nel 1524 (Simonsohn, S., op. cit., doc. 1316).

[14] Ivi, p. 142.

[15] Ivi, p. 142.

[16] Ivi, p. 143.

[17] Ivi, p. 145; pp. 147-148. In un documento pontificio del 1544 veniva menzionato Raffaele di Emanuele, medico a S. (Simonsohn, S., op. cit., doc. 2354).

[18] Ivi,p. 147.

[19] Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali, p. 57.

[20] Ibidem.

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