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Nel 1530 un Simone di Bonaventura di S. abitava a Belvedere Ostrense. In suo favore la Camera Apostolica ordinò ai deputati e fattori delle comunità della Marca di Ancona di desistere dal chiedergli contributi fiscali essendo egli povero[1]. Isacchino di Bonaventura di S. ottenne invece nel 1541, insieme con Servideo di Mosè di Sulmona, la concessione quinquennale di un banco di prestito ad Arquata del Tronto[2]. Questa città, posta sul confine settentrionale dello Stato Pontificio con il regno di Napoli, godeva del privilegio di esigere il “passo”, cioè il pedaggio di coloro che transitavano sulla Via Salaria. Nel 1550, nel corso di un’ispezione delle merci degenerata in rissa vi fu ferito a morte dal doganiere il giudeo Ezechia di San Lorenzo. L’uccisore fuggì, ma la Camera Apostolica gli concesse un salvacondotto valido sei mesi avendo egli fatto pace con i parenti del defunto[3].
Bibliografia
Gobbi, O. Emigrazione, conversione, ri-conversione ebraica, in Anselmi, S. e Bonazzoli, V.(a cura di), La presenza ebraica nelle Marche, Quaderni monografici di Proposte e Ricerche, Ancona 1990, pp. 105-119.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.
Toaff, A., The Jews in Umbria, Leiden-New York-Köln 1993-94.
[1] Simonsohn. S. The Apostolic See and the Jews, doc. 1463*. Belvedere Ostrense, in provincia di Ancona, è situato su di un percorso che, tramite Castelleone e Ostra Vetere, collega S. a Jesi. Iosef di Eliseo di Fabriano e suo suocero Simone ottennero nel 1544 la facoltà quinquennale di tenervi un banco di prestito (Simonsohn, S. op. cit., doc. 2393*).
[2] Simonsohn. The Apostolic See and the Jews, doc. 2018*. Servideo di Mosè apparteneva a una delle famiglie più prestigiose della comunità ebraica di Ascoli Piceno. Cfr. Gobbi, O. Emigrazione, conversione, ri-conversione ebraica, pp. 110-111.
[3] Simonsohn. S., The Apostolic See and the Jews, doc. 2953*. Sugli ebrei di Arquata, cf. ibid., doc. 1239, 2191; Toaff, A., The Jews in Umbria, doc. 2448.