Titolo
Testo
Fontanella (פונטנילה)
Può indicare una località in provincia di Cremona (Fontanella Grazioli) oppure una in provincia di Bergamo.
La presenza ebraica a F. è attestata, per la prima volta, nel 1471, quando, nella lista degli ebrei del Ducato che non avevano ancora pagato le tasse stabilite dal comitato di Piacenza, compare un David di F. Cinque anni dopo, questi, per ordine del Duca, fu aiutato dai funzionari a raccogliere il denaro dovutogli dai creditori, onde poter far fronte alle tasse ducali. Dopo più di settant'anni di silenzio, si ritrova un accenno al nucleo ebraico di F. in un documento del 1543, con cui il Camerlengo papale concedeva a Giuseppe, alias Colombo, di Giacobbe da Iena, licenza di fenerare a San Secondo Parmense, Soragna e F. Sappiamo, inoltre, che, nel 1548, un debitore locale faceva richiesta di essere protetto contro ulteriori molestie da parte del suo creditore ebreo.
Nella ripartizione delle tasse del 1556–1558, non venne assegnata una quota al banco di F., dove, nel 1557, si era intanto trasferito Benedetto Dina, prima residente a Martinengo. Contro di lui la popolazione locale presentò una petizione e , qualche mese dopo, egli ricevette ordine dal podestà di presentare a sua volta un memorandum in propria difesa, lasciando temporaneamente F., in attesa della sentenza. Nel documento il Dina riferiva il caso di Abraam di Soncino che, l'anno precedente, aveva ottenuto di rimanere, nonostante la popolazione avesse voluto cacciarlo: il governatore di Milano, esaminati gli atti di ambo le parti, decise di consentire al Dina di risiedere nella cittadina, a condizione di non fenerare e, poco dopo, il Consiglio Segreto, facendo riferimento alla petizione del Dina, ordinò al podestà di accettare dall'ebreo una garanzia di 300 scudi. Nel 1561 lo stesso podestà fu informato che Benedetto Dina aveva, invece, ottenuto anche il permesso di prestare: un atto notarile, stilato due anni dopo, conferma il proseguimento della sua attività feneratizia, mentre da un documento del 1569 risulta che gli era allora subentrato il figlio Moisè. Ancora nel 1569, il Comune di F., lamentando con il governatore del Ducato il fatto che gli ebrei locali abitavano tanto vicini alla chiesa da poter essere uditi durante la recita delle preghiere, ne chiese l'intervento affinché essi spostassero la propria residenza più lontano, nonostante la loro opposizione, basata sulla convinzione che a reclamare fosse stato in realtà un singolo abitante. L'anno seguente il podestà ricevette ordine di costringere gli ebrei al trasloco, entro due mesi e risale all'incirca allo stesso lasso di tempo anche l'approvazione alla richiesta del Comune di prendere a prestito del denaro per pagare la tasse da Benedetto Dina, ad onta del divieto di fenerare imposto allo stesso proprio dietro richiesta comunale. Un documento del 1570, tuttavia, attesta che l'attività di prestito degli eredi di Benedetto Dina — Abraam, Moisè, Leone e Simone — residenti a F., non si limitava al solo Comune.
Nel 1579 Abraam Dina (indicato come de Dina) risultava essersi trasferito a Mantova, dove operava come procuratore dei fratelli Moisè, Simone e Leone: cessava, così, la presenza ebraica a F.[1].
Bibliografia
Segre, R., Gli ebrei lombardi nell’età spagnola, Torino 1973.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1986-1991.
Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, 4 voll. Jerusalem 1982-1986.
[1] Simonsohn, The Jews in the Duchy of Milan, I, doc. 1267, 1607; II, doc. 2584, 2991, 3025, 3162; III, doc. 3432 (cfr., IV, p. 2751), 3440, 3480, 3500, 3508, 3761; Id., Apostolic See, doc. 2232; Segre, R., Gli ebrei lombardi nell’età spagnola, p. 126, nota 2.