Pontremoli

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Pontremoli

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Provincia di Massa-Carrara. Il centro lunigianese, prima libero Comune, fu poi incluso, dopo varie altre dominazioni, nel Ducato di Milano. Nel 1441 fu compreso nella dote di Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza. Entrò a far parte del Granducato di Toscana dal 1650.

Nonostante sporadici accenni alla presenza ebraica in area lunigianese nel corso dell’alto Medioevo[1], la prima notizia certa su ebrei attivi a P., importante centro appennico sulla via francigena, risale alla metà del Quattrocento ed è relativa all’attività feneratizia.

A partire dal 1441, infatti, gli statuti che Francesco Sforza aveva concesso ai pontremolesi stabilirono la possibilità di installare banchi di prestito. Con molta probabilità fu a seguito di questa disposizione che venne aperto un banco, menzionato per la prima volta nel 1451[2], quando ne risulta titolare un Mosé, in quel momento presente nella località. Dal documento risultano contrasti nati all’interno della famiglia detentrice dell’attività feneratizia. Altri nove documenti, databili tra 1452 e 1456[3], specificano che i contendenti erano da una parte Mosé, solito abitare a Lodi, dall’altra suo  padre, Samuele, e un altro figlio, Bonomo, entrambi stabilmente residenti a P.[4].

A seguito di un lodo emanato nel 1456[5], il banco rimase nelle mani di Samuele e Bonomo. La questione non venne, tuttavia, risolta in maniera definitiva, e nel 1460 furono Mosé e il padre Samuele ad accusare Bonomo, che era associato ad un altro ebreo anch’egli di nome Samuele, di aver estromesso Mosé dall’attività feneratizia[6]: si tratta dell’ultimo documento conosciuto con il quale ci giungono notizie dei legami di quest’ultimo con P., nonché notizie del padre di Mosé e  Bonomo, Samuel[7].

Del resto anche i rapporti di Bonomo con il banco di P. sono attestati ancora per pochi anni: già a partire dalla fine del 1463[8] egli  non era più presente nel centro lunigianese.

Pochissimo tempo dopo la cessazione dell’attività feneratizia di Mosé, Samuele e Bonomo, il Comune pontremolese, sempre in forza degli statuti del 1441, concesse a Guglielmo di Leone e a Simone vel Samule di Mosé vel Musetto l’autorizzazione al prestito per dieci anni in cambio di una tassa annuale di 100 fiorini: il 25 marzo 1464 la decisione venne ratificata dal Consiglio dei Dieci di P. e dal commissario ducale[9].

Simone di Mosé o Musetto, che, come rivelano i documenti, apparteneva alla famiglia da Fermo/da Modena/da Vicenza[10], potrebbe essere identificato con il Samuele ultimo socio di Mosé da Lodi: vi sarebbe quindi stata una continuità con la precedente gestione del banco di prestito di P.

Guglielmo di Leone va identificato con l’omonimo ebreo denominato “da Fano”, gestore del banco di Lucca fino agli anni Settanta del Quattrocento. Il banco di P. sarebbe stato quindi ben inserito nella rete delle principali attività feneratizie ebraiche contemporanee[11]. L’ultima notizia sui rapporti fra Guglielmo e il banco pontremolese risale comunque al 1470[12]. Già a partire dal 1465 fu il solo Samuele vel Simone ad affittare una bottega a P.[13]: egli divenne anche proprietario di un terreno nel 1466[14] e nello stesso anno compare nella documentazione il nome di un figlio di Simone, Elia[15], peraltro venuto a mancare intorno alla metà degli anni Settanta[16].

Non disponiamo di notizie precise sul rinnovo della condotta decennale del 1464; questa in ogni caso dovette essere nuovamente accordata. Nel 1478 il commissario ducale di P. ordinò l’arresto di due cristiani per la violazione del monopolio dell’attività feneratizia concesso agli ebrei[17] e numerose sono le notizie sul proseguimento dell’attività bancaria da parte di Simone vel Samuele a P.[18]. Nel 1479 inoltre Simone, denominato questa volta “di Pontremoli”, richiese al Duca protezione dopo alcune violenze rivolte alla sua casa durante la Settimana Santa di quell’anno[19].

La famiglia di Simone rimase attiva nel centro lunigianese anche dopo il processo del 1488 contro la maggior parte degli ebrei feneratori residenti nel Ducato di Milano[20]: ancora nel marzo del 1496 Salomone e Raffaele, due figli dell’ormai defunto Simone vel Samuele, presero in affitto parte di una casa nel centro pontremolese[21], probabilmente senza esercitare più il prestito, vietato nel ducato milanese dal 1493[22]. Nel 1492, in documenti che riferiscono di rapporti con la famiglia “da Perugia”, Salomone venne per la prima volta denominato esclusivamente “da Pontremoli”[23]. A partire da questo momento la famiglia abbandonò P. e si diffuse, appunto con il cognome “da Pontremoli”, in tutto il Nord Italia e anche fuori d’Italia[24].

Oltre alla vicenda appena descritta di questi due banchi ebraici, sono ricordati altri tre, e forse quattro, tentativi di impiantare una nuova attività feneratizia nel centro lunigianese nel corso del Cinquecento.

La più antica attestazione, priva al momento di più precisi riferimenti documentari, è databile al 1513[25]. In seguito, nel 1526, il Consiglio Generale del Comune di P. ottenne da papa Clemente VII il permesso per una nuova condotta, stipulata con Marco, ebreo da Conegliano, che avrebbe operato almeno fino al 1530[26]. Un nuovo prestatore ebreo, Isacco, anch’egli probabilmente dotato di un’autorizzazione pontificia, è menzionato nel 1536-1537[27]. Infine si ricorda il tentativo dell’ebreo Grassino da Verona, di stringere patti con il Comune nel 1550: a tale tentativo si opposero gli ebrei del Ducato milanese, dotati del diritto di decidere sulle autorizzazioni di ingresso e residenza ad ebrei forestieri[28].

Bibliografia

Antoniazzi Villa A., Un processo contro gli ebrei nella Milano del 1488. Crescita di una comunità ebraica lombarda alla fine del Medioevo, Bologna 1986.

Balderi E., Ricerche sugli ebrei a Pontremoli nel XV secolo, tesi di laurea, Università di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2004-2005, relatore prof. Michele Luzzati.

Ferrari P., La chiesa e il convento di S. Francesco di Pontremoli, Mulazzo 1974.

Luzzati M., Nuove acquisizioni sul prestito ebraico a Pontremoli e sulla formazione del corrispondente cognome toponimico in Archivio Storico delle Province Parmensi 2009.

Repetti E., Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana contenente la descrizione di tutti i luoghi del Granducato, Ducato di Lucca, Garfagnana e Lunigiana, VI voll. Firenze, 1841-1853.

Rigosa G. P., Prestatori ebraici a Pontremoli tra XV e XVI secolo nei documenti dell’archivio ducale di Milano, Villafranca Lunigiana 2003.

Simonsohn S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll, Toronto 1988-1991.

Simonsohn S., The  Jews in  the  Duchy  of  Milan, voll. I-IV, Jerusalem 1982-1986.

Toaff A., The Jews in Umbria, Leiden-New York-Köln, 1994.


[1] Cfr. Luzzati, M., Nuove acquisizioni, in particolare note 8-10 e testo corrispondente.

[2] Simonsohn, S., The  Jews in  the  Duchy  of  Milan, p. 84, n. 128.

[3] Si tratta dei documenti datati  7 febbraio 1452, 23 giugno, 9 settembre e 3 novembre 1453, 2 e 3 gennaio, 14 febbraio e 12 maggio 1454 e 24 agosto 1456  pubblicati  Ivi, p. 96, n. 161; p. 117, n. 217; p. 122, n. 226; p. 126, n. 236; pp. 134-135, nn. 254 e 255; p. 140, n. 269; p. 148, n. 289; e p. 208, n. 433.

[4] La loro presenza è attestata da altri documenti: Ivi,  p. 128, n. 242, 14 novembre 1453; p. 160, n. 322, 22 agosto 1454; p. 240. Samuele è denominato “da Cremona” in un documento del 1457: Ivi, p. 227, n. 477.

[5] Ivi, p. 227, n. 477, 17 maggio 1457; p. 240, n. 512, 14 dicembre 1457; p. 287, n. 631, 27 ottobre 1459.

[6] Ivi, p. 314, n. 690.

[7] Luzzati, M., Nuove acquisizioni, nota 25 e testo corrispondente.

[8] Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, p. 345, n. 773.

[9] Ivi, p. 367, n. 834, l’esistenza di una condotta risulta da una lettera ducale del 1468, cfr. Ibid. p. 461 n. 1078,  cfr. Luzzati,  M., Nuove acquisizioni, nota 32.

[10] Si veda a riguardo Ivi,paragrafo 5.

[11] Cfr. Ivi nota 33 e testo corrispondente. Si veda ASLu, Notari, I, n. 1170, Ser Piero Mannucci, 1470-1472, c. 2v, menzionato da Luzzati, M., Nuove acquisizioni, nota 35 e testo corrispondente.

[12] Balderi, E., Ricerche, pp.  43 e 107.

[13] Balderi, E., op. cit.,  pp.  43 e 107.

[14] Cfr. Ivi, pp. 48-49 e 110; sulla residenza a Pontremoli di Samuele vel Simone di Musetto si veda Luzzati, M., Nuove acquisizioni, note 52-54 e testo corrispondente.

[15] Balderi, E., op. cit., p. 112.

[16] La confessio dotis per le seconde nozze di sua moglie, Caracosa di Abramo di Ventura da Perugia,  è del 1477: cfr. Toaff, A., The Jews in Umbria, n. 145, p. 780.

[17] I due vennero prosciolti per l’intervento del Duca e della Duchessa di Milano, su richiesta del vescovo di Luni: Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, n. 1789 p. 736,  20 aprile e 14 luglio 1478, n. 1792 p. 737, 20 aprile 1478,  n. 1821 p. 747, 13-23 luglio 1478.

[18] Luzzati, M., Nuove acquisizioni, nota 65.

[19] Si veda Ivi,  nota 67 e testo corrispondente; per il documento di richiesta di Simone vel Samuele cfr. Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, n. 1929 pp. 802-803, 20 ottobre 1479.

[20] Cfr. Antoniazzi Villa, A., Un processo contro gli ebrei nella Milano del 1488; in merito si veda Luzzati, M., Nuove acquisizioni, nota 70.

[21] Ferrari, P., La chiesa, p. 204.

[22] Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan,  p. XXIV.

[23] Toaff, A., The Jews in Umbria, n. 1992, pp. 1044-1045.

[24] Luzzati, M., Nuove acquisizioni, paragrafi 7 e 8.

[25] Repetti, E., Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, p. 551.

[26] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, n. 1368, p. 1716.

[27] Ferrari, P., La chiesa, p. 205.

[28] Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, n. 2708 p. 1177, atto attribuito alla metà del XVI secolo.

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