Monterchi

Titolo

Monterchi

Testo

Monterchi (מונטרקי)

Provincia di Arezzo.

Nel corso del XV secolo risulta esservi stato un banco feneratizio a M.[1].

Nel 1548 Isacco Simone di Abramo da Citerna ottenne l’autorizzazione ad aprirvi un banco, rimanendone titolare sino al 1564, quando gli successe  Samuele di Emanuele da Sant’Angelo[2], che ne affidò la direzione all’amministratore Agnolo di Vitale da Camerino[3]: la tassa annua fissata per l’esercizio del prestito ammontava a 10 scudi[4].

La concessione di un banco a M. era stata subordinata, sin dall’inizio, al benestare dei titolari di quello di Arezzo, cioè agli Abravanel e al ramo bolognese dei da Pisa. La società Abravanel-da Pisa, dopo aver ottenuto la clausola  dell’estensione della sfera d’azione di ogni banco  per un raggio di quindici miglia dalla propria sede, ottenne di aprire un banco ad Anghiari, che era in prossimità sia di Arezzo che di M., chiedendo, pertanto, la chiusura di di M., nel 1556: quest’ultimo restò in effetti chiuso per alcuni mesi, riprendendo l’attività solo dopo un accordo privato tra gli Abravanel e il titolare[5].

Negli anni di poco precedenti il decreto di segregazione del 1570, la tassa del banco di M. fu raddoppiata, l’interesse massimo per i clienti locali fu abbassato al 20% e il periodo della condotta fu ridotto a sei anni, mentre il feneratore veniva obbligato a prestare, senza pegno, sino alla somma di 50 scudi alla Comunità di M., senza interesse per i primi 4 mesi e, decorsi questi, all’interesse del 20%[6].

Tra le località in cui i prestatori furono accusati di violazione dei capitoli e processati, vi fu anche M.[7]

Il decreto del 1570 venne affisso anche a M., in cui risultavano essere 33 ebrei[8].

Dal 1572 al 1576 è attestata a M. la presenza di un Agnolo di Simone da Camerino (apparentemente da non identificarsi con l’amministratore del banco, Agnolo di Vitale da Camerino), implicato in contenziosi  di cui non è nota la  natura[9].

Da un documento granducale del primo decennio del XIX secolo, risultava esservi stata, nel secolo precedente,una presenza ebraica, in una serie di località, tra cui a M.[10].

Bibliografia  

Cassuto, U., Ancora sulla famiglia da Pisa, in Rivista Israelitica X (1913-15).

Luzzati, M., La casa dell’Ebreo, Pisa 1985.

Salvadori, R.-Sacchetti, G.,  Presenze ebraiche nell’Aretino dal XIV al XX secolo, Firenze 1990.

Salvadori, R. Presenze ebraiche nell’Aretino dal XIV al XX secolo, Firenze 1990.


[1] Mancini, G., Cortona nel Medioevo, Roma, s.t., 1969, ristampa anastatica dall’edizione del 1897, p. 319, citato in Salvadori, R. – Sacchetti, G., Presenze ebraiche nell’Aretino dal XIV al XX secolo, p. 31, n. 33.

[2] Per la famiglia da Sant’Angelo, cfr. Cassuto, U., Ancora sulla famiglia da Pisa, pp. 48-49, n. 1.

[3]  Archivio di Stato di Firenze ( in seguito ASFi),  Magistrato Supremo, n. 4449, da c. 41r a c. 58v, da c. 76r a  a c. 77v, cc. 83v e 84r, c. 103r, n. 4450 da c. 12r a c. 14r, da c. 20r a c. 21r, da c. 86r a c.87v,  citato in Salvadori, R. – Sacchetti, G., op. cit., p. 60, n. 21.

[4] Luzzati, M., La casa dell’Ebreo, p. 278.

[5] ASFi, Magistrato Supremo n. 4449, c. 57r (1548) e cc. 68rv  (18 dicembre 1556), citato  ivi, p. 280, n. 34.

[6] ASFi, Magistrato Supremo n. 4449, cc. 76r-77v, citato ivi, p. 284, n. 47.

[7] Ivi, pp. 285-286.

[8] Ivi p. 273, Tabella 1.

[9] Salvadori, R. – Sacchetti, G., op. cit., p. 63.

[10] Ivi, p. 100, n. 9.

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