Titolo
Testo
Montepulciano (מונטיפולצ'יאנו)
Provincia di Siena. Posto sulle pendici del Monte Poliziano, in un’area prospicente la Val di Chiana, è menzionato in un documento del 715 come Castello Policiano ed appartenne alla diocesi di Siena e al comitato di Arezzo. Divenuto, in seguito, Comune autonomo, fu alleato ora di Firenze ora di Siena, cui si sottomise nel 1294. Nella seconda metà del XIV secolo, M. era dominato dalla famiglia del Pecora, ma nel 1390 si dette ai Fiorentini: negli anni dell’esilio dei Medici (1495-1511) rimase dalla loro parte e con Siena.
Eretto in diocesi nel 1561 ebbe, per un certo periodo, governo e moneta propri sotto Cristina di Lorena (1609-1636), vedova di Ferdinando I.
L’inizio del prestito ebraico a M. è documentato nel primo quarto del XIV, quando tre ebrei, designati come “da Roma”, si dichiararono disposti a prestare al Comune la somma di denaro che gli era necessaria. Essi erano Angelo (Mordekhay) del fu Beniamino, Sabato di Vitale (Shabbetay di Yehyel) e Allevucio ( Elyah) di Mosè[1] e loro procuratore a M. risultava, nel 1316, Genattano di Leone (Yonatan di Yehudah), anch’egli “da Roma”, che nel 1329 gestiva un banco nella località[2].
Genattano, che presumibilmente abitava a M., aveva tra i suoi soci anche Diodato (Netanel) di Mosè, il quale, forse, va identificato con il figlio del banchiere Mosè di Netanel da Roma, risiedente all’epoca ad Orvieto[3].
Dopo il 1329 operava a M. un’altra società di israeliti designati come “da Roma”: Gaio (Yitzhaq) di Salomone, che agiva a nome proprio e del fratello Moisetto, Abraam di Mosè e Moisetto di Beniamino, che agiva anche a nome del figlio Elia[4].
Sull’attività di questa società restano 37 documenti notarili del periodo 1331-1340[5]. La maggior parte dei prestiti di questo arco temporale risulta essere stata per piccole somme, concesse generalmente alla parte meno abbiente della popolazione[6].
Dall’inizio degli anni Cinquanta del XIV secolo, è attestata l’attività a M. anche di Vitale (Yehyel), figlio del medico Musetto da Perugia, a sua volta figlio di Salomone da Roma. Vitale morì nel 1388 e i figli Salomone e Shabbetay ne presero il posto nella gestione del banco: in particolare, fu Shabbetay ad occuparsene, a partire dal 1410, aiutato, dall’inizio del secolo, dal figlio Manuel (Menahem). La famiglia, che tenne il banco per più generazioni, venne designata, poi, come “da M.”[7].
I documenti rimastici sugli anni 1356-1378 attestano crediti più alti rispetto agli anni Trenta-Quaranta e riflettono l’andamento della politica locale[8].
Nel 1406 la signoria di Firenze confermò l’autorizzazione all’esercizio del prestito agli ebrei di vari comuni sotto il suo controllo, tra cui M., dietro pagamento di una tassa annua di 85 fiorini, che indicherebbe la relativa modestia degli affari del banco locale[9]: dall’esame del registro dei conti, tenuto da Shabbetay per il periodo 1409-1410[10], è risultato in effetti che esso era aperto solo alcuni giorni alla settimana (esclusi, ovviamente, il sabato e le feste ebraiche) e serviva una clientela che variava dai cittadini agli abitanti dei villaggi vicini e dai forestieri di varie zone della Toscana ai i numerosi mercenari che si trovavano nel centro e nei dintorni. Le somme prestate erano in genere di poca entità, ma prestiti di maggior consistenza venivano accordate a mutuanti più prominenti, come il cancelliere, il governatore o membri del clero. Anche il Comune di M. risultava aver preso una somma di una certa consistenza. La maggior parte dei prestiti erano fatti dietro pegno, o dietro polizza, per periodi generalmente brevi, talvolta brevissimi (giorni o settimane)[11].
L’ultimo documento che ci resta dell’attività di Shabbetay è una lettera del 1415, scritta all’anziano Salomone figlio del rabbino Elyah, cui era probabilmente imparentato, in cui descrive il proprio tracollo finanziario e l’insolvenza nei confronti di Isacco da Orvieto, di cui era debitore per una fortissima somma. Pertanto, Shabbetay pregava Salomone di restituirgli una cifra che sosteneva avergli prestato, tempo addietro. La rovina economica del prestatore era stata causata, probabilmente, dalle tormentate vicende politiche del tempo, cui si sarebbe aggiunta, nel 1417, un’epidemia di peste. Non sono documentati gli sviluppi delle vicende di Shabbetay: un documento del 1438, posteriore alla sua morte, segnala la continuazione del banco di M. con la gestione del figlio di Shabbetay, Manuel (Menahem)[12].
Da un elenco degli ebrei presenti in Toscana, nel 1570, ne risultavano allora a M. 44[13].
Durante il moto “sanfedista” del 1799, gli ebrei di M. sarebbero stati accusati di aver complottato con i francesi e condannati sulla base del solo sospetto[14].
Bibliografia
Carpi, D., La storia dei prestatori ebrei a Montepulciano, nel secolo XIV e all’inizio del secolo XV, in Ebrei in Italia. Studi nel centenario della nascita di Umberto M. D. Cassuto (in ebraico), Jerusalem 1988.
Luzzati, M., I legami fra i banchi toscani ed i banchi veneti e dell’Italia settentrionale: spunti per una riconsiderazione del ruolo economico e politico degli Ebrei nell’età del Rinascimento, pp. 237-263 e Dal prestito al commercio: gli Ebrei dello stato fiorentino nel secolo XVI, pp. 267-295, in Id., La casa dell’Ebreo, Pisa 1985.
Salvadori, R. G., Breve storia degli ebrei toscani, Firenze 1995.
[1] Carpi, D., La storia dei prestatori ebrei a Montepulciano, nel secolo XIV e all’inizio del secolo XV (in ebr.), p. 234; ivi, n. 9. La versione ridotta dell’articolo è stata pubblicata in inglese, con il titolo The Account book of a Jewish Moneylender in Montepulciano (1409-1410), in The Journal of European Economic History XIV (1985), pp. 501-513.
[2] Carpi, D., La storia dei prestatori ebrei a Montepulciano, pp. 234-235.
[3] Ivi, p. 235.
[4] Ivi, p. 236.
[5] Va segnalato che tali documenti notarili recano sul lato esterno della pergamena ( e, quindi, sul retro del documento stesso) un riassunto in ebraico, con le date indicate, come in uso nelle fonti ebraico-italiane, secondo il calendario cristiano, per il giorno e il mese e secondo il calendario ebraico, per l’anno ( omettendo 5.000). Ivi, p. 236.
[6] Ivi, p. 238; per i particolari circa i prestiti documentati, cfr. ivi, p. 237.
[7] Ivi, pp. 239-243; cfr. Carpi, D., The Account Book, p. 502.
[8] Carpi, D., op. cit., p. 241.
[9] Milano, A., Storia degli Ebrei in Italia, Torino 1963, p. 124. Da segnalare è che la cifra più alta spettava ad Arezzo con 250 fiorini e la più bassa a Castrocaro con 50 fiorini. Ibidem.
[10]Il registro dei conti riguarda il periodo 1409-1410. Scritto in ebraico, risulta essere il primo del genere ad esserci pervenuto e uno dei pochi ( in qualsiasi lingua) reperiti per questa epoca. Cfr. Carpi, D., The Account Book, p. 502, n. 2 . Anche in questo registro vengono indicati il giorno e il mese secondo il calendario cristiano e l’anno secondo il calendario ebraico ( omettendo 5.000). Cfr. ivi, p. 507.
[11] Per queste e per più particolareggiate notizie, cfr. Carpi, D., op. cit., pp. 252-265; cfr. Id.,The Account Book, pp.503-512.
[12] Carpi, D., op. cit., pp. 265-266. Un Aliuccio di Guglielmo da Montepulciano, presumibilmente da mettere in relazione con la famiglia dei prestatori di M., risultava tenere un banco a Monselice, all’incirca nel 1430. Cfr. Luzzati, M., La casa dell’Ebreo, p. 243.
[13] Luzzati, M., La casa dell’Ebreo, p. 273, Tabella 1.
[14] Cfr. Salvadori, R., Breve storia degli ebrei toscani, p. 93.