Titolo
Testo
Montefollonico (מונטפולוניקו)
Provincia di Siena. Il centro, sviluppatosi particolarmente tra XII e XIII secolo dietro l’impulso del vicino monastero cistercense, fu sede di una chiesa pievana, nonché borgo fortificato ed avamposto della Repubblica senese nei confronti di Firenze. Nel 1543, a seguito dell’offensiva di Carlo V, esso entrò a far parte dei domini medicei.
Nel primo quarto del secolo XVI è documentata la presenza di un banco ebraico a M.[1]: dai capitoli del 1532, che si sono conservati e che sono la conferma dei precedenti, risulta che Emanuello di Raffaello Gallichi e figli, soci e collaboratori, avevano ricevuto l’autorizzazione esclusiva all’esercizio del prestito[2], per il quale pagavano 60 scudi d’oro: tale il monopolio era esteso anche a Torrita, Pienza e Monticchiello[3].
La condotta permetteva, inoltre, ad Emanuello ed ai suoi figli, compagni, garzoni et ministri fare et exercitare[…] qualunque arte li piacesse o volesse et qualunche mercantia come a llor parrà o piacerà[4]. Insieme a questa concessione, che risulta comparire raramente in altre condotte[5], vi era l’autorizzazione, anch’essa indicata di rado in analoghi documenti[6], ad acquistare in loco una casa per abitarvi[7]. Il banco, tenuto ad avere un capitale minimo di 2.000 libbre, doveva applicare l’interesse del 20% annuo per la clientela locale e per i cittadini di Siena, e del 30% per i forestieri[8]: il calcolo degli interessi, tuttavia, veniva fatto mese per mese, prevedendo che nel prestare li mesi rotti vadino per integri e sani[9].
I feneratori erano esentati da qualunque imposta, salvo le gabelle ordinarie, e venivano tutelati contro l'obbligo di prestito forzoso al Comune di Siena o di altra località, sebbene fossero tenuti a prestare, in caso di necessità, ma non più di due volte all’anno, al Comune di M.[10]. Inoltre, venivano esentati dall’obbligo a portare alcuni vestimenti o segno per tutto il tempo della condotta[11].
Nel 1533 Emanuello ricevette, poi, una tolleranza con valenza settennale per gestire il banco di M., conformemente agli accordi stabiliti con la balia di Siena[12].
L’abolizione dell’attività feneratizia ebraica e la segregazione nel ghetto di Siena, nel 1571, portarono all’estinzione del nucleo ebraico di M.
Bibliografia
Cassandro, M., Gli ebrei e il prestito ebraico a Siena nel Cinquecento, Milano 1979.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.
[1] Archivio di Stato di Siena (in seguito ASS), Balia, n. 85, c. 46r.v., citato in Cassandro, M., Gli ebrei e il prestito ebraico a Siena nel Cinquecento, p. 9, n. 25.
[2] Vedi il testo dei capitoli della condotta di M., pubblicato da Cassandro, M., op. cit., Appendice II, doc. IV, pp. 88-94, p. 88.
[3] Ivi, p. 94.
[4] Ivi, p. 88.
[5] Ivi, p. 50.
[6]Ibidem.
[7] Ivi, p. 88.
[8] Ivi, p. 93; cfr. ivi, p. 51.
[9] Ivi, p. 89.
[10] Ivi, pp. 90-91; pp. 93-94.
[11] Ivi, p. 91; per ulteriori particolari su questo e su altri capitoli della condotta, cfr. ivi, pp.51-53.
[12] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 1580.