Pergola

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Pergola

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Pergola (פרגולה)

Provincia di Pesaro. Posta nella vallata del Cesano, solcata dall’omonimo fiume, che sotto P. riceve le acque del Cinisco, fu fondata nella prima metà del secolo XIII, dietro iniziativa della comunità di Gubbio: circa 150 famiglie eugubine si recarono per popolare il nuovo centro urbano ed anche i feudatari dei castelli di Serralta, Santa Colomba, Grifoleta, Montajate, Libanoto, Monte Episcopale e Valrea si trasferirono nella località.

Inizialmente P. ebbe una magistratura autonoma, ma, in seguito, Gubbio le impose la propria supremazia, da cui P. riuscì ad affrancarsi solo nel 1326. Subito dopo, tuttavia, fu saccheggiata dalle truppe di Federico I da Montefeltro e, in seguito, da altri condottieri, sino ad essere assoggettata dai Malatesta di Rimini, sotto i quali rimase, sia pur con varie vicende, sino al 1459, quando fu incorporata nel ducato d’Urbino. Nel 1631, seguendo le sorti del ducato, passò alla Santa Sede. Nel 1797, fu occupata dalle truppe francesi.

Il primo documento relativo alla presenza ebraica a P. è un atto notarile del 1383, con cui due abitanti del Comitato di Cagli si impegnavano a restituire una somma di denaro prestata loro da Salomone Manuellis judeus olim de Perusia nunc de Pergola[1].

Dai altri rogiti si apprende che, nello stesso anno e nel seguente, Salomone acquistò  due  terreni adiacenti, mentre, nel 1400, acquistò due case. Inoltre, dal 1383 al 1403, egli fu molto attivo nel prestito: nel 1402, ad esempio, Monna Betta, residente a P., dichiarò di  aver ricevuto da Salomone ebreo ecc. ogni e qualsiasi pensione spettantegli  per nolo di casa, masserizie e cose varie[2].

Una fonte del 1470 ci restituisce, inoltre, il nominativo di un altro ebreo di P., Simone Vivanti da Iesi[3], e sappiamo che, nonostante alla fine del XV secolo fosse stato istituito qui il Monte di Pietà, i banchi ebraici autorizzati continuarono ad essere in attività[4].

Sotto il dominio dei Montefeltro e dei Della Rovere gli israeliti di P. pagavano una tassa a favore dell’erario ducale, venendo favoriti nella loro attività dai duchi e nello stesso periodo alcuni giunsero nel ducato, dopo la cacciata dai regni di Spagna, Sicilia e Napoli ed altri ancora ne arrivarono, costretti a lasciare lo Stato Pontificio.    

Nello Statuto di P. del 1510, alla rubrica XXIX, si legge a proposito degli ebrei: che rispettino le festività religiose cristiane, che acquistino liberamente derrate alimentari ed altri generi in vendita nei negozi, purché

non tocchino la merce, ma la indichino con il dito, che gli oggetti ricevuti in pegno non siano trasferiti e venduti altrove, le modalità per la riconsegna ed il riscatto dei pegni e che chi esercita l’attività feneratizia abbia l’obbligo di essere onesto, soprattutto nella valutazione dell’oggetto dato a garanzia di un prestito pecuniario[5].

Nel 1574 Guidobaldo (Guidubaldo) II emise un bando da Pesaro per far osservare agli israeliti l’obbligo del segno distintivo e la bolla di Pio V del 1566, minacciando, in caso di inadempienza, una multa di 200 scudi da accrescere o diminuire ad arbitrio del giudice del luogo.

Nel 1583 Francesco II Maria emanò un altro bando per obbligare gli ebrei a genuflettersi o ad allontanarsi quando si svolgevano le processioni cristiane con il SS. Sacramento, dietro pena di 25 monete d’oro di multa e tre tratti di fune, e, nello stesso anno, ordinò loro di allontanarsi prima del suono dell’Ave Maria o di inchinarsi o genuflettersi come i cristiani, dietro pena di una multa di circa 50 scudi. Infine, nel 1629, Francesco Maria II, avendo avuto notizia che, da qualche tempo, gli ebrei venivano offesi e molestati in vari modi, emise un bando a loro protezione, che prevedeva una multa di 100 scudi e la galera, a suo arbitrio, a seconda dei casi[6].

Tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, è attestata l’attività creditizia di Elia di Gabriele, all’interesse medio del 9% : suoi creditori erano titolari di ditte di cuoi, commercianti, artigiani e agricoltori.

Nel 1626 risultavano vivere a P.: Flaminio di Zaccaria (uno tra i più facoltosi del ducato di Urbino), Angelo Salomone, Angelo di Mosè Salomone, Angelo Moscato, Elia del fu Gabriele ed il rabbino Salomone Vinciguerra, con le rispettive famiglie[7].

Dopo la devoluzione del ducato urbinate alla Santa Sede (1631), presumibilmente in seguito agli ostacoli posti agli ebrei dai Legati Pontifici nel territorio della Legazione, molte famiglie abbandonarono la località (da cui trae origine il cognome ebraico “Pergola” o “Della Pergola”)[8].

Nel 1695, il cardinale Fulvio Astalli, dato che gli aveva saputo che alcuni giudei compravano ori e argenti ed altro da persone sospette, emise un editto da Pesaro, ordinando che, prima dell’acquisto, venisse data notizia al Podestà o ad altro funzionario locale, dietro pena di 100 scudi di multa in caso di inadempienza[9]

Sinagoga

Alla fine del XVI secolo vi era a P. una sinagoga, con un rabbino. Essa si trovava nel palazzo Vennarucci, al piano terreno[10]. Nel 1616 l’ebreo Elia di Gabriele lasciò alla sinagoga di P. una somma, con cui il figlio Mosè provvide ad acquistare paramenti sacri, che fu consegnata al rabbino della comunità, Salomone di Vinciguerra[11].

Cimitero

Sulla strada che congiunge P. ad Arcevia, in località “Mezzanotte”, si trovava il cimitero ebraico, istituito alla fine del secolo XVI o, forse, in precedenza ed in uso sino all’occupazione francese[12].  

Bibliografia

Luzzatto, G., I banchieri di Urbino nell’ età ducale, Padova 1903.

Sebastianelli, S., Gli ebrei a Pergola dal XIV al XIX secolo, in Annuario di Studi Ebraici 1980-1984, X, 1984, pp. 229-246.

Sebastianelli, S., La comunità di Pergola, in Anselmi, S. - Bonazzoli, V. ( a cura di), La presenza ebraica nelle Marche. Secoli XIII-XX, Ancona 1993, pp. 317-320.

Toaff, A., The Jews in Umbria, Leiden-New York-Köln 1993-94.


[1] Sebastianelli, S., La comunità di Pergola, p. 317. Il Sebastianelli avanza l’ipotesi che i banchi ebraici esistessero già da tempo a P. La distruzione dei documenti relativi al primo periodo dell’esistenza di P. non consente di dare dati precisi, ma il fatto che questo fosse un centro artigianale e commerciale fiorente, sito in prossimità di località dove la presenza ebraica era  rilevante, ha consentito di formulare l’ipotesi di una presenza anteriore ai documenti rimastici (cfr.Sebastianelli, S., Gli ebrei a Pergola dal XIV al XIX secolo, p. 236). 

[2]   Sebastianelli, S.,Gli ebrei a Pergola dal XIV al XIX secolo,  p  238. Per l’elenco particolareggiato dei documenti notarili relativi a Salomone si veda ivi pp. 236-239.

[3] Toaff, A., The Jews in Umbria, doc. 1567.

[4] Sebastianelli, S., La comunità di Pergola, p. 318.

[5] Ibidem.

[6] Sebastianelli, S.,Gli ebrei a Pergola, pp. 239-240. Tutte  le notizie riportate non recano riferimenti precisi agli ebrei di P.

[7] Sebastianelli, La comunità di Pergola, p. 319; vedi  anche Luzzatto, G., I banchieri di Urbino nell’ età ducale, p. 58.

[8]  Sebastianelli, S., Gli ebrei a Pergola, p. 242.

[9] Ivi, p. 241.

[10]  Ivi,  p. 241, n. 10.

[11] Archivio Storico del Comune di Pergola, Notarile,  atti del notaio Agostino de’ Vulpellis, vol. 791, cc. 149v-150r, citato in Sebastianelli, S., Gli ebrei a Pergola, p. 245, Appendice. Per il testo del documento, vedi ivi, pp. 245-246.

[12] Ivi, p. 243.

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