Iesi

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Iesi

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Iesi (Jesi)

Provincia di Ancona. Fu colonia romana dal 247 a.C. (l'antica Aesis), divenne libero comune nell'XI secolo e fu poi contesa per secoli tra Malatesta, Sforza e Braccio da Montone. Città natale di Federico II del Romano Impero Germanico (1194).

Dal 1431 almeno Benedetto ebreo prestava a I. e Papa Eugenio IV ordinò ad un abate e ad un canonico locali di costringerlo ad accontentarsi di un interesse inferiore a quello abitualmente percepito e ad astenersi dall’esigere l’interesse composto[1].

Ai primi del '500 tenevano banco a I. Vivante di Simone ed Eliseo Jacob da Fabriano. Quest'ultimo ottenne licenza da Clemente VII (1528) di mantenere con sè la "concubina" Anna, che aveva sposato nel Regno di Napoli, perché consentito dalla legge ebraica. Dopo la morte di Eliseo, la moglie Gratiosa ed i figli continuarono ad abitare a I. ed a prestare ad interesse (1534-5) ed anche gli eredi di Vivante continuarono l'attività feneratizia in questa località[2].

Qui, inoltre, Dionora, figlia di Dattilo di Vivanti, che doveva sposare Prospero, figlio di Simon Angeli da Cascia, fu vittima di una delle tante controversie in materia matrimoniale vigente tra gli ebrei rinascimentali e Papa Clemente VII dovette intervenire per sistemare i rapporti familiari[3].

Moyse di Vivanti da I. fu uno dei rappresentanti delle comunità ebraiche nelle Marche

che pagavano la vigesima alla Santa Sede nel 1542[4], anno in cui la stessa ridusse il numero dei banchi ebraici di I. da due ad uno e costrinse gli ebrei del luogo a portare il segno ed a vendere i pegni all'asta[5].

Anche gli israeliti di I. furono vittime della cacciata dai territori papali (ad eccezione di Roma e di Ancona). Durante il breve intervallo della sospensione dell'editto, ai tempi di Sisto V, i prestatori ebrei tornarono a I. ed Enrico Caetani, cardinale e camerlengo papale, concesse negli anni 1587-8 a molti di loro la dimora in città e ad alcuni anche il diritto di tenere un banco feneratizio[6].

Rabbino

Rabbi David da I. (forse nativo o solo abitante di I.) fu incaricato dalla Santa Sede (assieme a R. Ventura da Cingoli), di assolvere Abramo Adiuti, figlio di maestro Emanuele in San Severino Marche dalla sua promessa di pagare Salamone, figlio di Emanuele Elia da Cesena, 400 fiorini per la dote di Dora, sorella di Salamone[7].

Cimitero

Unico ricordo del cimitero ebraico di I. è la lapide di Mose figlio di Elia, conservata nel Museo Civico[8].

Curiosità

Uno dei discendenti dei banchieri, Zacharia Elisei, nativo di I, che s'era trasferito a Fabriano, fu giudicato colpevole d'aver tentato di avvelenare il fratello Salamone (1543). Il tentativo fallì e Zacharia pagò una multa alla Camera Apostolica e fu perdonato[9].

Sugli ebrei di I. c'e da notare il caso curioso di un certo Simon Donati da I., che, quando faceva il soldato a Parma, uccise un compagno in autodifesa (1550)[10].   

 

Bibliografia

Annibaldi, G., I banchi degli ebrei e il Monte di Pietà di Jesi, Picenum Seraphicum 9 (1972, pp. 89-129.

Baldassini, G., Memorie istoriche dell'antichissima e regia città di Iesi, Iesi 1765.

Leonardi, C., Le origini francescane del Monte di Pietà di Urbania, Falconara 1972.

Loevinson, E., La concession des banques de prêts aux juifs par les papes des seizième et dix-septième siècles, in REJ 92 (1932), pp. 1-30; 93 (1932), pp. 27-52, 157-178; 94 (1933), pp. 57-72, 167-183; 95 (1934), pp. 23-43.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews,  8 voll., Toronto 1988-1991.


[1] Annibaldi, G., I banchi degli ebrei e il Monte di Pietà di Iesi, p. 89 e segg.;Baldassini, G., Memorie storiche, App. LIII; Simonsohn, S., The Apostolic See, doc. 746.

[2] Simonsohn, S., op. cit., doc. 1385, 1389, 1477 e seg., 1683, 1695. Non si tratta d'una vera e propria concubina, ma d'una seconda moglie.

[3] Ivi, doc. 1479, 1494, 1501, 1796, 1944, 2267, 3217.

[4] Ivi, doc. 2085, 2090

[5] Ivi, doc. 2150; Annibaldi, G., Iesi, p. 123 e segg.

[6] Loevinson, E., Banques de prêts, p. 60.

[7] Simonsohn, S., op. cit., doc. 1795, 1829.

[8] Leonardi, C., Le origini francescane del Monte di Pietà di Urbania, accanto a p. 144.

[9] Simonsohn, S., op. cit., doc. 2295.

[10] Ivi, doc. 2920.

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