Caltagirone

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Caltagirone

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Caltagirone, 67 chilometri a sud-ovest di Catania, in Val di Noto, occupa un sito abitato fin dal periodo preistorico, che fu fornito di un castello durante l'età araba e che faceva parte del demanio reale.

La prima notizia di una presenza ebraica a C. risale al 1394, quando re Martino I dette ordine di pagare una ricompensa a chiunque avesse fornito informazioni sulle proprietà di coloro che si erano ribellati al suo dominio: fra esse compariva un libro, che era stato dato in pegno all’ebrea Graziosa, vedova di Salomone, e che fu in seguito confiscato[1].

Attestazioni della comunità ebraica, invece, si hanno solo dal 1415 in poi: in quell'anno essa aveva prestato al re 10 o 12 once, mentre alcuni singoli ebrei avevano prestato alla Corona cifre più ingenti[2].

Gli ebrei di C. figurano, poi, regolarmente sulle liste relative alle tasse dovute dai gruppi siciliani nel '400. Nel 1426, ad esempio, essi pagavano più di 4 once per la gisia, nel 1427-28 versavano 30 once per la visita del re Alfonso e negli anni trenta davano 10 once sia per la proroga dei loro privilegi, che per la spedizione militare a Gozo per salvare Malta. Negli ultimi anni precedenti all'espulsione del 1492, infine, il numero degli ebrei di C. crebbe sino a portare la comunità nel novero di quelle di medie dimensioni: la cosiddetta "tassa di esito" fu, infatti, di più di 600 once[3].

C. fu teatro di molte violenze a danno degli ebrei locali, sia da parte di individui che della collettività, fu coinvolta nell'ondata anti-ebraica che travolse la Sicilia nel 1474 e qui, come altrove, fu spesso la Settimana Santa l’occasione prescelta per i tumulti. Nonostante ciò la comunità godette di un certo benessere economico, soprattutto legato ai settori dell'artigianato e del commercio e al mestiere di mediatore, per il quale gli ebrei ottennero di essere riconosciuti ufficialmente attraverso la nomina da parte dell'autorità[4].

Dal punto di vista amministrativo la comunità di C. fu retta, al pari delle altre realtà del Regno, da un consiglio di dodici maggiorenti e da un corpo esecutivo di tre prothi, che si alternavano seguendo una rotazione trimestrale.

Il quartiere ebraico della cittadina, infine, era posto tra le due chiese maggiori: di esso non sono giunte tracce sino a noi, dal momento che il terremoto del 1693, che distrusse C.,  cancellò anche ogni testimonianza materiale superstite della presenza ebraica[5].


[1]Simonsohn, Jews in Sicily, Doc. 1506. Sui rapporti degli ebrei con l'autorità, con le istituzioni comunitarie ed altri aspetti si veda la voce relativa alla città di Palermo.

[2] Simonsohn, Jews in Sicily, Doc. 1899, 1912, 1919, 2158, 2202.

[3] Ibid., vol. 18, cap. 4, passim.

[4] Ibid., cap. 12, passim.

[5] Ibid., cap. 5, sotto la voce Caltagirone.

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