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Castiglione Mantovano (קסטיליונה מנטובנו)
Provincia di Mantova. Insistendo su di un’area abitata già in epoca preistorica, il castello di C. esisteva almeno dagli anni ’30 del XIII secolo e dal 1310 la località fu sede di vicariato. A partire dal pieno Medioevo e durante l’Età Moderna C. fu sotto il controllo dei Gonzaga e fece parte del ducato di Mantova.
Il primo accenno alla presenza ebraica a C. risale al 1481, quando Abramo l’ebreo ricevette un’absolutio, seguita poi da quella concessa a Mosè ed al figlio David[1].
Nove anni più tardi (1490), Bonaventura (Meshulam) di Abramo de Proventia ottenne il permesso di fenerare e, cinque anni dopo (1495), i fratelli Mosè e Isacco Meldola ed figli di Simone (Shemuel) da Fano, provenienti da Villimpenta, furono autorizzati ad aprire un banco in questa località. Nello stesso 1495 Mosè, Isacco e Giuseppe, figli di Simone Meldola, ebbero l’absolutio e la conferma dell’autorizzazione a fenerare, mentre a due anni più tardi risale un’ultima absolutio, elargita a Bezalel di Bonaventura (Meshulam) Sullam[2].
L’attività feneratizia proseguì nel XVI secolo, con svariati prestatori[3] e, dopo che il vescovo di Mantova ebbe ordinato che gli ebrei di una serie di località sottoponessero a censura i propri libri, sappiamo che anche a C. vennero espurgati centinaia di testi[4].
Ulteriori documenti sulla presenza ebraica nella località non sono stati reperiti.
Bibliografia
Simonsohn, S., The History of the Jews in the Duchy of Mantua, Jerusalem 1977.
[1] Archivio Gonzaga di Mantova, Libro dei decreti, 15 gennaio 1481 e 22 marzo 1481, citato in Simonsohn, S., History of the Jews in the Duchy of Mantua, pp. 212-213 (nota). La absolutio ricevuta a C. nel 1481 da Abramo garantiva a quest’ultimo l’impunità per il possesso di libri ebraici, a patto che i testi contenenti espressioni ritenute ingiuriose per la religione cristiana non circolassero più nello Stato di Mantova. Ivi, p. 685, n. 373.
[2] Ivi, p. 213 (nota).
[3] Nel 1517, Isacco di Simone (Shemuel) Fano ricevette il permesso di vendere il banco al cognato Dattilo (Yoab) di Giuseppe da Modena; nel 1526, Dattilo, a propria volta, ebbe il permesso di vendere il banco a David di Fais da Marcaria. Nel 1540 fu autorizzato a fenerare Dattilo da Modena e, diciassette anni dopo, i figli di Dattilo (da Castiglione), Simone (Shemuel) e Giuseppe, mentre l’anno successivo compariva, al posto loro, Vita (Hayyim) Cases. Nel 1574 e nel 1577 l’autorizzazione passò alle orfane Lucina e Carissima. Ivi,p. 225 (nota).
[4] Risultarono espurgati, infatti, 912 testi stampati, conteggiati fra quelli di C. e di altre località (La Volta, Canneto e Castelgoffredo). Ivi, pp. 690-691.