Sulmona

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Sulmona   סלמונא, סולמונא ))

Sorge nel cuore dell’Abruzzo, nella conca della Valle Peligna. Nel 43 a. C. diede i natali al poeta latino Ovidio e nel medioevo fu un gastaldato longobardo dipendente da Spoleto. Parteggiò per gli Svevi contro gli Angioini, poi per Alfonso d’Aragona e nel 1526 Carlo V la cedette quale principato a Carlo di Lanoy. S. fu poi dei Conca e dei Borghese. Vi fiorì l'industria della carta fin dal sec. XIV e l’arte tipografica nel ‘500, ma anche il commercio ebbe una notevole crescita, grazie al mercato di stoffe preziose (la seta sermontina) e della lana[1] e nel corso del XVI secolo vi nacque la scuola orafa sulmonese.

Sede vescovile, nel 1443 era tassata per 809 fuochi fiscali, nel 1521 per 541 e nel 1532 per 649.

Il 27 luglio 1400 Liguccio di Dattolo e suo figlio Gaio ottennero da re Ladislao di essere autorizzati con le loro famiglie, gli eredi e gli aiutanti ad abitare, commerciare e praticare quanto usavasi in materia di sinagoghe, cimiteri, feste e altro sin dal tempo di Giovanna I (1343-1381) nelle varie città degli Abruzzi e, segnatamente, a S. e L’Aquila. Maestro Salomone d’Anagni,  medico di Giovanna II, e Vitale di Angelo di Abramo dell’Aquila, in qualità di procuratori degli ebrei d’Abruzzo, ottennero nel 1422 uguali concessioni, ribadite espressamente nel 1423 dalla regina a favore di Benedetto Angelo di Todi e di Mosè di Abramo dell’Aquila[2].

Nel 1452 Moysis de Sabatucio de S. era tra gli esattori del donativo di 1000 ducati richiesto da Alfonso I d’Aragona per la conferma del privilegio concesso agli ebrei di prestare a interesse[3]. Prestito e mercatura erano le attività principali degli israeliti sulmonesi, insieme al commercio del bestiame e nel 1475 abitava in città il medico maestro Matassia di Salomone, che sposò Benvenuta, figlia di maestro Elia da Francia[4].

L’operosità serena dei giudei abruzzesi fu turbata al volgere del XV secolo dai religiosi, fra cui il francescano Bernardino da Feltre. Nel 1491, un fra Gaspare dell’ordine di S. Domenico, prese a girare per la provincia, predicando contro gli ebrei ed esortando le autorità a osteggiarli: fu egli, forse, proprio il domenicano per istigazione del quale le autorità di S. fecero editti e ordinanze sfavorevoli ai giudei, affinché non potessero procurarsi la carne nel modo a loro solito e consueto. La Camera della Sommaria, alla quale la comunità fece ricorso, ordinò però la revoca e l’annullamento di ogni nuova disposizione[5].

L’avvento di Ferdinando il Cattolico sul trono di Napoli fu infausto per gli israeliti, perché nel 1510 egli ne ordinò l’espulsione. Gli ebrei si allontanarono, allora, anche da S., ma nel 1514 la città chiese alla regina Giovanna III, sorella di Ferdinando, la loro riammissione per il grande beneficio che ciò avrebbe apportato al Regno e alla città.

Nei tre decenni che seguirono, la minaccia dell’espulsione aleggiò sulle comunità, nonostante accordi e capitoli con la Corte. Il 9 giugno 1533 Servadio di Moise di S. e Ventura di Manuele della stessa città,  abitante a Vasto, con altri rappresentanti degli ebrei d’Abruzzo affidarono a Lanciano a Vincenzo del Tinto 800 ducati perché li consegnasse a Napoli alla Regia Curia venti giorni dopo la pubblicazione della conferma dei privilegi che il re avrebbe accordato agli ebrei[6]. Circa due anni dopo, il 23 aprile 1535, Laudadeo di Samuele de Vecchis di S. era a L’Aquila con altri delegati regionali per nominare il concittadino Leuzio di Dattilo loro procuratore per contrarre un prestito che la Corte aveva richiesto per tollerare la permanenza degli ebrei in base agli accordi fatti con Samuel Abravanel[7]. Nel 1531, comunque, c’erano stati contrasti tra gli ebrei di S. e quelli della provincia in materia di obblighi fiscali e nel 1534 la comunità sulmonese aveva chiesto e ottenuto che si facesse nella provincia un nuovo apprezzo, in modo che ognuno venisse a pagare secondo le facoltà che realmente possedeva[8].

Come nel resto del Viceregno, la comunità di S. si dissolse in forza dell’espulsione generale decretata da Carlo V nel 1540.

Degli interessi culturali coltivati dagli ebrei locali danno testimonianza alcuni manoscritti copiati nella città o posseduti da studiosi che vi risedettero. Dei copisti, si ricordano qui Yehiel b. Yoab Bethel, che nel 1418-19 copiò per Avraham b. Shlomoh Anaw il Pentateuco con il Targum di Onqelos e il commento di Rashi e nel 1445 per Shabbetay b. Yequtiel  il Commento al Pentateuco di Avraham ibn Ezra e, nei margini, il commento di Shemuel Motot e quello attribuito a Asher b. Avraham Crescas. Bezalel b. Baruk Bethel, invece, nel 1463 copiò qui il compendio giuridico Sefer miswot qatan (Il piccolo libro dei precetti) di Isaq da Corbeil[9].

 

Bibliografia

Berardi, M.R., Per la storia della presenza ebraica in Abruzzo e nel Molise tra Medioevo e prima età moderna, in L’Ebraismo dell’Italia Meridionale Peninsulare dalle origini al 1541. Società, Economia, Cultura. IX Congresso internazionale dell’Associazione Italiana per lo studio del Giudaismo (Potenza-Venosa, 20-24 settembre 1992), di Fonseca, C.D. et alii (a cura di), Galatina 1996, pp. 267-294.

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Abruzzo (I), in Sefer Yuhasin 1 (1985), pp. 2-7;

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Abruzzo (III), in Sefer Yuhasin 13 (1997), pp. 10-21.

Di Pietro, I., Memorie storiche della città di Sulmona, Napoli 1804.

Faraglia, N.F., Codice Diplomatico Sulmonese, Sulmona 1888.

Marciani, C., Ebrei a Lanciano dal XIII al XVIII secolo, in Archivio storico per le Province napoletaneIII Serie 2 (1963), pp. 167-196.

Mattiocco,  E., Sulmona. Guida storico-artistica alla città e dintorniPescara 2000.

Mazzoleni, J. (a cura di), Il  «Codice Chigi». Un registro  della cancelleria di Alfonso I d’Aragona re di Napoli per gli anni 1451-1453 , Napoli 1965.

Minieri Riccio, C., Studi storici fatti sopra 84 Registri Angioini dell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1876.

Richler, B. (a cura di), Hebrew Manuscripts in the Biblioteca Palatina in Parma, Jerusalem 2001.

Sabatini, G., Frammenti di antichi codici ebraici in pergamena conservati in Pescocostanzo (appunti per la storia della cultura ebraica in Abruzzo), in Rassegna di Storia e d’Arte d’Abruzzo e Molise, 3 (1927), pp. 94-113.

Sacchetti Sassetti, A., Maestro Salomone d’Anagni. Medico del secolo XV, Frosinone 1964.

Tamani, G., Manoscritti e libri, in L’Ebraismo dell’Italia Meridionale Peninsulare dalle origini al 1541, a cura di Fonseca, C.D. et alii, Galatina 1996.

Toaff, A., The Jews in Umbria, Leiden-New York-Köln 1993-94.


[1] Cfr. Di Pietro, I., Memorie storiche della città di Sulmona, Napoli 1804; Mattiocco,  E., Sulmona. Guida storico-artistica alla città e dintorniPescara 2000.

[2] Faraglia, N.F., Codice Diplomatico Sulmonese, pp. 262-264, n. CCI; Minieri Riccio, C., Studi storici fatti sopra 84 Registri Angioini dell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1876, p. 92.

[3] Mazzoleni, J., Il “Codice Chigi”, pp. 332-333, n. 333; Toaff, A., The Jews in Umbria, doc. 1193, 1276.

[4] Toaff, A., op. cit., doc. 1648. 

[5] ASNa,  Sommaria, Partium 33, fol. 137r.

[6] Marciani, C., Ebrei a Lanciano, pp. 184-185.  

[7] ASAq, Not. Valerius Dominici de Pizulo, busta 68, vol. XXXVI, c. 95b.

[8] ASNa, Sommaria,  Partium  141, fol. 38r; 157, foll. 57v-58r.

[9] Richler, B. (a cura di), Hebrew Manuscripts in the Biblioteca Palatina in Parma, nn. 140,  535; Tamani, A., Manoscritti e libri, p. 233.

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