Ortona

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Ortona

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Ortona  (אורטונה)

Provincia di Chieti. Sovrasta da un colle la costa adriatica e il suo porto era il più importante dell’Abruzzo. L’antagonismo tra O. e Lanciano, generato da motivi di concorrenza commerciale e dalla tenace volontà dei lancianesi di dotarsi anch’essi di uno scalo marittimo, sfociò, sopratutto nei primi due decenni del XV secolo, in lotte sanguinose, sedate in parte  nel 1427 dall’intervento di fra Giovanni da Capestrano. Un altro episodio cruciale della storia di O.  fu la distruzione nel 1447, ad opera dei veneziani che erano in guerra con Alfonso d’Aragona, del porto, dei magazzini e dell’arsenale navale[1].  Nel 1443 era censita per 558 fuochi fiscali, nel 1532 per 169. Era chiamata O. a Mare per distinguerla da un centro abruzzese omonimo tra i monti della Marsica. 

Nel 1423 Giovanna II d’Angiò-Durazzo concesse a Benedetto Angelo di Todi e a Mosè di Abramo dell’Aquila la facoltà di abitare e commerciare, avere sinagoghe e cimiteri in diverse località dell’Abruzzo, tra cui O. Gli ebrei già frequentavano questa città, come attesta il diploma con cui la stessa regina il 5 aprile 1420 aveva vietato che, in caso di dissensi, fossero sequestrate le mercanzie che quelli di Fermo e di Norcia avevano in deposito  della vicina Francavilla[2].

Il periodo aragonese e il primo decennio del viceregno spagnolo appaiono finorasterili di documentazione, forse per una presenza ebraica minore dovuta al forte richiamo mercantile esercitato da Lanciano, sede di fiere rinomate in Italia e fuori. Si ha notizia del versamento di 200 ducati al vice secreto del fondaco di Francavilla eseguito in O. il 9 maggio 1468 dal medico Diodato di Sulmona: la somma serviva per l’approvvigionamento del sale della provincia da Barletta[3].

Quando nel 1510 Ferdinando il Cattolico ordinò l’espulsione degli ebrei e dei neofiti dal Mezzogiorno, i nuclei familiari ebraici che abitavano ad O. erano quattro e poiché erano iscritti nel numero dei fuochi cittadini, le autorità chiesero alla Camera della Sommaria che fossero tolti dai ruoli fiscali[4].  Dopo qualche anno, gli israeliti tornarono qui, come nel resto del Viceregno, e la città ospitò negli anni 1518-1519 Gershom Soncino, principe dei stampatori ebraici. Dalla sua tipografia uscirono qui diverse opere, tra cui il  De arcanis catholice veritatis di Pietro Galatino  e il Sefer diqduq (Libro di grammatica) di Moshe b. Iosef Qimhi.

Un ebreo di O., Angelo di Guglielmo alias Biniamin era il 23 aprile 1535 a L’Aquila con altri rappresentanti delle comunità di Abruzzo per nominare Leuzio di Dattilo di Sulmona loro procuratore al fine di negoziare un prestito di 5.000 ducati necessario per la permanenza degli ebrei nel Viceregno[5], che però, come è noto, terminò nell’ottobre 1541[6].

 

Bibliografia

AA.VV ( a cura di), Fonti Aragonesi, Napoli 1957-1990.

Faraglia, N.F.,  Storia della regina Giovanna II d’Angiò, Lanciano 1904

Iubatti, N. - Di Lullo, P., Ortona e i traffici marittimi dal XII al XVII secolo, Teramo 1987.

Manzoni, G.,  Annali tipografici dei  Soncino, Bologna 1883-86, pp. 661-686.

Marciani, C., La tipografia di Girolamo Soncino a Ortona a Mare e l’umanista Oliviero da Lanciano, , in Rivista Abruzzese 21 (1968), pp. 3-14.

Minieri Riccio, N.C., Studi storici fatti sopra 84  Registri Angioini dell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1876.

Sandal, E.,  (a cura di), Gershom, Girolamo, Hieronymus, le edizioni del Soncino nelle città adriatiche. 1502-1527. Catalogo della mostra (Soncino-Rocca Sforzesca (1 aprile – 27 maggio 2001), Soncino 2001.

Tamani, G., ( a cura di), L’attività editoriale di Gershom Soncino.1502-1527. Atti del convegno (Soncino, 17 settembre 1995), Soncino 1997.


[1] Iubatti, N. - Di Lullo, P., Ortona e i traffici marittimi dal XII al XVII secolo, Teramo 1987.

[2] Minieri Riccio, N.C., Studi storici fatti sopra 84  Registri Angioini dell’Archivio di Stato di Napoli, p. 92;  Faraglia, N.F.,  Storia della regina Giovanna II d’Angiò, pp. 333-334.

[3] Fonti Aragonesi, XI, a cura di B. Mazzoleni, pp. 317-318.

[4] ASNa, Sommaria,  Partium 79, fol. 117v.

[5] ASAq, Not. Valerius Dominici de Pizulo, busta 68, vol. XXXVI, c. 95b.

[6] Si ha notizia della vendita di un codice del 1396 (Parm. 3012) contenente opere filologiche, normative e rituali, fatta da Elia b. Salomon da O. a Ishmael b. Salomon da Urbino. Si ignora l’anno della vendita. Comunque, il manoscritto fu venduto per 13 paoli, un moneta coniata dal papa Paolo III nel 1540.

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