Guastalla

Titolo

Guastalla

Testo

Provincia di Reggio Emilia. Piccola città posta sulla riva destra del Po, a Nord di Reggio, sulla strada Reggio-Mantova e su quella da Parma a Mantova, fu sotto il dominio dei Visconti dal 1347 al 1402, e venne data in feudo, nel 1406, al conte Guido Torelli. Eretta in contea dal duca di Milano nel 1428, rimase dominio dei Torelli sino al 1539, quando Ludovica Torelli la vendette con tutti i suoi beni a Ferrante Gonzaga. Nel 1567, il figlio di Ferrante, Cesare, trasferì la corte a Guastalla, iniziando i lavori delle fortificazioni secondo il disegno paterno e istituendo un Monte di Pietà. Il figlio Ferrante II venne insignito del titolo di duca dall'Imperatore Ferdinando II, nel 1621. G. rimase sotto i Gonzaga fino all'occupazione austriaca di Maria Teresa: nel 1748, in base al trattato di Aquisgrana, fu aggregata al ducato di Parma e Piacenza, assegnato a Filippo di Borbone e, alla morte del figlio Ferdinando, venne unita alla Repubblica Cisalpina.

Il primo accenno ad una presenza ebraica a G. risale al 1459 e testimonia di un provvedimento inusuale, in quanto il podestà ordinò che l'ebreo locale. andasse immediatamente a Pavia, sotto pena di multa, per registrarsi presso Manno ai fini del pagamento delle tasse al Tesoro, come tutti gli altri ebrei del ducato, nonostante la città fosse feudo dei Torelli[1].

L'anno successivo il Duca si rivolse direttamente a Pietro Torello per obbligare l'ebreo Guglielmo a regolare la spropria posizione fiscale presso Manno o presso Giuseppe di Broni che aveva riferito al Duca la renitenza al pagamento[2].

Dopo più di ottanta anni, G. viene menzionata nuovamente nei documenti relativi all'esazione della vigesima[3], mentre in seguito compare nei documenti un ebreo di G., tale Josef o Giosef Levi che, nel 1551, aveva ricevuto in pegno, insieme ad un correligionario di Ferrara, oro e oggetti d'argento del governatore di Milano, Ferrante Gonzaga, in cambio di una somma di denaro che serviva a quest'ultimo per spese militari[4]. Sempre per far fronte a spese militari e, in particolare, per finanziare la difesa di G. assediata dall'esercito del Duca di Ferrara, Don Ferrante aveva poi impegnato delle tappezzerie presso il padre di Raffaele Carmini[5].

Nonostante l'istituzione del Monte di Pietà,nel 1567, la presenza ebraica a G. continuò, come attesta un documento del 1582 che, trattando del passaggio dei crediti degli eredi del defunto Leone ed Anna de Fritiis di Pavia a Clemente Sacerdoti, menzionava tale Marco Levita di G.[6]. Qualche anno dopo, veniva poi indicato come residente a G. Servadio de Maronibus[7] e tre anni dopo i documenti ricordavano la presenza di Sansone de Hiena del fu Elia e del figlio Elia[8] e nel 1594 e nel 1595 veniva fatto riferimento ai banchieri ebrei locali, senza, tuttavia, specificarne i nomi[9].

Nella ripartizione dei crediti ebraici operata dai rabbini da Fano, Meli e Finzi, risultava anche un Marco del fu Salamone Fincio di G.[10], mentre del mantovano Isac de Levi veniva indicato G. come luogo d'origine[11].

Nel 1594 e nel 1595 veniva nuovamente fatto riferimento a banchieri ebrei a G., senza, tuttavia, riportarne i nomi[12].

La presenza ebraica è, infine, documentata a G. anche nel XVII secolo e sappiamo che in data 9 aprile 1750 venne rinnovata dal duca di Parma e Piacenza, Filippo, la concessione agli ebrei di abitarvi.

 

Attivita economica

Una tolleranza decennale concessa da Clemente VII nel 1533 a Dattilo Giuseppe di Castiglione per prestare a G. attesta che il tasso di interesse massimo consentito era del 30%[13], ma nel 1551 è testimoniato un prestito su pegno all'interesse del 14 %[14].

 

Il cardinale Pietro Aldobrandini concesse nel 1609 una tolleranza per poter tenere banco feneratizio a G. a Naphtali, Jechiel, Dina e Jechiel, figli del fu Leoncino Masserano, abitanti a Mantova ed a G. , che venne prorogato ai loro discendenti negli anni 1622 e 1625[15].

 

Ghetto

Una fonte del 1674 riporta: Haveva anco il Duca dissegnato di destinare un luogo particolare per gli Ebrei sparsi per la Città, in cui rinchiusi stessero la notte, che perciò Ghetto suole addimandarsi, e doppo varie consulte intorno al luogo [...] perciò effettuare fu finalmente concluso, e stabilito di farlo sù la estrema parte dell'Argine, che è rinchiuso nella Città, per il che facendosi sgombrare i Christiani, che avevano stanze in quelle case, che andavano nel Ghetto rinchiuse, vi furono fabbricati e fatti li Portoni, l'anno 1657[16].

 

Sinagoga

Il primo accenno rimastoci circa la sinagoga di G. si trova nell'opera manoscritta di Domenico Bedogno Memorie Patrie, da cui si apprende che nel 1765 iniziarono i lavori per la costruzione della sinagoga, che fu inaugurata nel 1770[17].

 

Cimitero

Nella concessione di residenza a G. del 1750 è scritto, fra l'altro, che gli ebrei possano acquistare un cimitero in questa medesima città per la sepoltura de' loro morti ed occorrendo possano condurre detti loro morti fuori di Paese , senza pagamento di dazio[18].

 

Bibliografia

 

AA.VV., Cultura ebraica in Emilia-Romagna , Rimini 1987.

Begotti, E. Note sugli ebrei nella Guastalla dei Gonzaga, in Il tempo dei Gonzaga, Guastalla 1985.

Segre, R., Gli ebrei lombardi nell'età spagnola, Torino 1973.

Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, Jerusalem 1982-1986.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll, Toronto 1988-1991.

 


[1] Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, doc. 617.                                                                                              

[2] Ivi, doc. 632.                                                                                                                                                                       

[3] Simonsohn, S., The Apostolic See, doc. 2377, 2474.                                                                                                        

[4] Simonsohn, S., Milan, doc. 2809, 2976.                                                                                                                            

[5] Simonsohn, S., Milan, doc. 3635.                                                                                                                                      

[6] Simonsohn, S., Milan, doc. 3843, p. 1719.                                                                                                                       

[7] Simonsohn, S., Milan, doc. 4096.                                                                                                                                      

  [8] Simonsohn, S., Milan, doc. 4207; la presenza di Elia Yena è attestata anche in Segre, R., Gli ebrei lombardi, p. 126.

[9]Simonsohn, S., Milan,  p. 2609; p. 2640.                                                                                                                          

[10] Simonsohn, S., Milan,  doc.4376,  p.2037.                                                                                                                       

[11] Simonsohn, S., Milan,  doc.4376,  p.2040.                                                                                                                      

[12] Simonsohn, S., Milan,  p.2609,  p.2640.                                                                                                                           

[13] Simonsohn, S., The Apostolic See,  doc. 1590.                                                                                                                 

[14] Simonsohn, S., Milan,  doc. 2976.                                                                                                                                   

[15] Loevinson, Banques de prêts, p. 59 e segg.

[16]Benamati, Istoria della città di Guastalla, Parma 1674, citato in AA.VV., Cultura ebraica in Emilia-Romagna, p. 26.

[17]    V. AA.VV. op. cit., pp. 62-63.

[18]    ASPR, A. Farnese, Universita degli Ebrei di Parma e Piacenza, 1451–1670, citato in AA.VV., op. cit., p. 96.

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