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Bertinoro (ברטינורו )
Provincia di Forlí. Posta a circa 13 km da Forlí e a 9 km da Cesena, fu elevata al rango di città intorno al 1360, quando vi fu trasferita da Forlimpopoli la sede vescovile. Dal 1449 al 1469 fu sotto il dominio dei Malatesta per passare poi a quello degli Ordelaffi. Dopo la signoria di Cesare Borgia (1500-1504), nel 1523 fu data dal Papa in feudo a Lionello Pio dei conti Carpi, e, poi, agli Aldobrandini, ma nel 1580 tornò definitivamente alla Chiesa.
Si può inferire una presenza ebraica a B. nel XIV secolo dal fatto che, nel 1390, Daniel, figlio di Shemuel ha-Rofé‚ figlio di Daniel, giudice del tribunale rabbinico (dayan) a Pisa, vi trascrisse un libro di preghiere (Siddur) miniato, i Salmi, i Proverbi, il Libro di Giobbe, i Cinque Rotoli e i brani tolti dai libri profetici che accompagnano la lettura sinagogale della Torah in determinate ricorrenze (detti Haftarot )[1].
Il gruppo ebraico è attestato ancora nel XV secolo da svariati documenti notarili: in un rogito del 1419, una casa, ubicata nella contrada dei Mainardi, viene definita confinante con l'abitazione dell'ebreo Leone e da un altro rogito, risalente al 1443, si apprende che tale Abramo del fu Salomone da Cesena prendeva in affitto dall'arciprete di B. una casa, sita anch’essa nella contrada dei Mainardi e la presenza di inquilini giudei in tale edificio è documentata sino al 1519, senza contare che in tale contrada si trovava anche il banco feneratizio.
Da un documento del 1444 si apprende che gli ebrei del contado di B. avevano la facoltà di vendere terreni[2] e, negli atti della seconda metà del XV secolo e, soprattutto, del biennio 1458-60, Abramo del fu Salomone, feneratore, viene menzionato più volte: a lui si rivolse il Consiglio degli Anziani di B. per far fronte finanziariamente alle richieste del signore Novello Malatesta, per offrire un dono ad un prestigioso dottore utriusque iuris cremonese, inviato dal Malatesta per redigere il nuovo statuto dei guardiani, e per una serie di eventi di rilievo locale. Nel libro della Colletta per i salariati del 1459-1460 figura, così, tra quelli da pagare anche il già ricordato Abramo del fu Salomone[3].
Documenti risalenti al periodo compreso tra la seconda metà e la fine del XV secolo mostrano, però, anche che alcuni membri del nucleo ebraico, di ambo i sessi, abbandonarono B. per trasferirsi altrove, sia per ragioni matrimoniali che per altri motivi[4].
Nel 1529 venne esteso il permesso quadriennale concesso ad Emanuele Dattali (insieme alla famiglia e al suo entourage), di tenere un banco a B. e a Forlimpopoli secondo le condizioni accordate ai banchieri ebrei di Romagna, inclusa l'esenzione dal segno. Due anni più tardi, ad Emanuele (chiamato Dattylus Emanuelis), residente a B., veniva concesso di non dover corrispondere ai notai un onorario più alto di quello pagato dai clienti cristiani, di non vedersi maggiorate le spese doganali e di essere rifornito dai macellai cristiani di carne casher. L'anno seguente tali concessioni furono confermate, con l'aggiunta di una disposizione in merito al fatto che frati ed inquisitori, salvo specifiche disposizioni, potessero procedere penalmente contro di lui solo tramite il camerlengo o la Camera papale[5].
Per il 1551 ci resta la documentazione relativa alla condotta triennale stipulata tra la comunità di B. e alcuni banchieri ebrei (dei quali non venivano specificati i nomi), in cui veniva concesso a questi ultimi di domiciliarsi in qualsiasi parte della città, di acquistare immobili (senza superare, tuttavia, il numero di dieci case), di essere esentati dal segno, di praticare liberamente il culto e di non assistere alle prediche, cui eventualmente i predicatori avessero voluto costringerli. I capitoli della condotta erano articolati in 26 paragrafi, l'undicesimo dei quali stabiliva che habbino essere trattati in tutte le cose che gli occorrera si come gli altri Cittadini della Città[6], mentre il tredicesimo affermava che se si trovasse in casa de detti hebrei alcuna immagine de Santi Christiani senza colpa de detti hebrei, ma per colpa d'alcuni altri per odio, o malignità, non sieno puniti[7]. Tra gli altri paragrafi, vanno poi menzionati quello sull'obbligo di tenere i libri contabili in italiano o in littera christiana e quello sulla facoltà di rifiutarsi di praticare il prestito in periodo di peste, mentre le norme relative al prestito stabilivano l'interesse del 20% per quello su pegno et anco senza pegno piacendo a Lui[8].
In seguito alla bolla di Pio V del 1569, con tutta probabilità, però, la comunità di B. si estinse.
Personaggi famosi
Nella città (presumibilmente nell'anno 1485), nacque Ovadyah Yare da B., uno dei più rinomati commentatori della Mishnah, il quale, tuttavia, sembra aver abbandonato presto la località per recarsi a Città di Castello[9].
Bibliografia
AA.VV., Cultura ebraica in Emilia-Romagna, Rimini 1987.
Delucca, O., Novecento testimonianze sugli ebrei di Rimini. Documenti dell'Archivio di Stato di Rimini, in Busi, G. ( a cura di), ‘Ovadyah Yare da Bertinoro e la presenza ebraica in Emilia Romagna nel Quattrocento (Atti del Convegno di Bertinoro 17-18 maggio 1988), Torino 1989, pp. 97-100.
Freimann, A., Jewish Scribes in Medieval Italy, in Alexander Marx Jubilee Volume, New York 1950, pp. 231-342.
Gatti, G., Cronologia della presenza ebraica a Bertinoro nel secolo XV. Documenti dell'Archivio Storico Comunale di Bertinoro e dell'Archivio di Stato di Forli, in Busi, G. ( a cura di), Ovadyah Yare da Bertinoro e la presenza ebraica in Emilia Romagna nel Quattrocento ( Atti del Convegno di Bertinoro 17-18 maggio 1988), Torino 1989, pp. 91-95.
Larner, J., The Lords of Romagna, London 1965.
Pavoncello, N., I banchieri ebrei a Bertinoro nel XVI secolo, in La Romagna XIII (1985), pp. 33-40.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.
[1] Freimann, A., Jewish Scribes in Medieval Italy, p. 253, n. 80.
[2] AA.VV., Cultura ebraica in Emilia-Romagna, p. 46; Gatti, G., Cronologia della presenza ebraica a Bertinoro nel secolo XV. Documenti dell’Archivio Storico Comunale di Bertinoro e dell’Archivio di Stato di Forlì. (Dalle ricerche di Alberto Aramini), p. 93; Pavoncello, N., I banchieri ebrei a Bertinoro nel XVI secolo, p. 35. L'esistenza di un banco feneratizio a B., è menzionata dal Larner, J., The Lords of Romagna, p. 134.
[3] Gatti, G., op. cit., p. 95. Interessante è rilevare che il feneratore Abramo figurava nella lista dei salariati con il Pretore, il Castellano, il Cancelliere, il Magister Scola, i guardiani delle tre porte e l'orologiaio.
[4] Cfr. Delucca, O., Novecento testimonianze sugli ebrei di Rimini. Documenti dell'Archivio di Stato di Rimini, p. 99.
[5] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 1431, 1535, 1570.
[6] Pavoncello, N., op. cit., p. 39.
[7] Ibidem.
[8] Ibidem.
[9] Per un’analisi dell’opera di Ovadyah da B. come commentatore della Mishnah, cfr. Chiesa, B., Il supercommentario di ‘Ovadyah da Bertinoro a Rashi , in Busi, G. ( a cura di), ‘Ovadyah Yare da Bertinoro e la presenza ebraica in Emilia Romagna nel Quattrocento, pp. 35-46; Tamani, G., La diffusione del commento alla Mishnah di ‘Ovadyah Yare da Bertinoro, ivi, pp. 47-56.