Ascoli Satriano

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Ascoli Satriano

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Provincia di Foggia. Antico centro italico posto su di un'altura isolata, dominante un tratto della valle del Carapelle, A. divenne colonia romana e, intorno al X secolo, fu occupata dai Bizantini e poi dai Normanni. Fu un feudo dei D'Aquino, degli Orsini di Taranto e dei Caracciolo di Melfi. Nel 1443 fu tassata per 309 fuochi.

 

La comunità giudaica di A. è ricordata per la prima volta da Beniamino da Tudela, che registra nel suo Libro dei viaggi, redatto tra il l159 e il 1167, la  presenza qui di circa quaranta ebrei, a capo dei quali vi erano R. Consoli, suo genero R. Zemach e R. Iosef[1]. A qualche anno di disanza da tale rilevamento, la comunità fu sottoposta da Guglielmo II (1166-1189) alla giurisdizione temporale del vescovo e della chiesa di A., ai quali il sovrano fece dono  dei diritti provenienti dalle merci che i giudei e i chierici della città e della vicina Candela avessero venduto nel territorio della diocesi ascolana. La donazione fu confermata nel 1226 da Federico II  e nel 1280 da Carlo I d'Angiò[2].

Nel 1468 era qui attestata una Bonella Todesca, vedova di Samuele di mastro Criscio, che faceva parte di un gruppo di ebrei facoltosi che avevano lasciato la Basilicata per andare ad abitare in diverse località della Puglia e della Calabria. Pur avendo posto altrove il loro domicilio, essi erano ancora annoverati, per quanto riguardava alcuni oneri fiscali, con i correligionari di Basilicata: a Bonella fu così intimato il pagamento di un contributo di 6 ducati, 1 tarì e 10 grani come suo quota del contributo di 210 ducati imposto alle comunità giudaiche di Basilicata. Bonella in seguito fissò la sua dimora a Barletta, di cui era cittadino il fratello Gauzello e dove aveva abitato il padre  Masello Teutonico[3].

Nel 1490 sono registrati come cittadini di A. sei nuclei familiari giudei, che rispondevano ai nomi di Iosep, Davit, Lazaro, Masullo, Leone ed Abraam e che sembra appartenessero ad una sola casata imparentata con quella di Bonella Todesca. Essi si rifiutavano di pagare i contributi fiscali appellandosi ai privilegi concessi ai giudei del Regno, ma la  Camera della Sommaria, su ricorso delle autorità locali, confermò i loro obblighi[4]. Favorevoli agli ebrei furono, invece, due interventi della Sommaria, datati rispettivamente al 1491 e al 1494. Il primo ordinava al capitano della città di provvedere perché i macellai cristiani fornissero ai giudei carni macellate in conformità con le prescrizioni mosaiche ed il secondo ordinava al capitano e al governatore di assistere  Iosef, David e fratelli, figli  del giudeo Gausello, nel recuperare il denaro  che ad essi dovevano  parecchi cittadini[5].

David d'A. e mastro Leone di Venosa appaiono a loro volta nel 1497 debitori nei confronti della Regia Corte per somme che essi avrebbero dovuto pagare fin dal 1492 e dal 1493. Le somme erano dovute  per l'acquisto di vitelli , allevati di certo nella difesa regia di Palazzo d'Ascoli[6].

Una richiesta rivolta nel 1495 dalle autorità di Barletta a Carlo VIII di Francia, che aveva invaso il regno di Napoli, fa riferimento a beni stabili e mobili posseduti dai cristiani novelli «Ioanne Maria et fratelli» ad A. e a Candela. Per loro, per gli altri neofiti e per gli altri giudei che si fossero fatti battezzare a Barletta, la autorità chiesero e ottennero che potessero conservare i propri beni, riscuotere i crediti nelle località suddette ed essere dichiarati esenti da qualsiasi pagamento imposto loro per il passato[7]. Alcune singolari coincidenze - si tratta di fratelli che si convertirono insieme, possessori di beni ad A. e a Candela - fanno pensare che i neofiti siano da identificarsi con il gruppo familiare che abitava ad A., il quale si sarebbe rifugiato a Barletta, centro della casata, al momento delle sollevazioni antigiudaiche che accompagnarono l'arrivo di Carlo VIII e in questa città avrebbe abbracciato il cristianesimo.

 

 

Bibliografia

 

Adler, M.N., The Itinerary of Benjamin of Tudela, New York 1907.

Carabellese, F., La Puglia nel secolo XV, 2 voll., Bari 1901.

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Basilicata, in «Bollettino della Biblioteca Provinciale di Matera» 4 (1983), n. 6, pp. 3-11.

Colafemmina, C., Ebrei nella Capitanata meridionale, in «Studi Storici Meridionali» 6 (1986), pp. 37-48.

Huillard-Bréholles, J.L.A.,  Historia  diplomatica Friderici Secundi, Parigi 1852.

Loffredo, S., Storia della città di Barletta, Trani 1983.

Ughelli, F., Italia sacra, 9 voll., Roma 1643-1662.


[1]Adler, M.N., (a cura di), The Itinerary  of Benjamin of Tudela, p. 10.

[2]Ughelli, F., Italia sacra, VIII, 226-228; Huillard-Bréholles, J.L.A.,  Historia  diplomatica Friderici Secundi , II/2, 700-702.

[3] Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in  Basilicata, pp.  5-6; Carabellese, F., La Puglia nel secolo XV, I, 113, 148-149, 151, 161, 243.

[4] Colafemmina, C., Ebrei nella Capitanata  meridionale, pp. 40-41, 46.

[5] Ibid., pp. 41-42, 47-48.

[6] Ibid., pp. 42-43.

[7] Loffredo, S., Storia della città di Barletta,  II, p. 499.

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