Montefiascone

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Montefiascone

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Montefiascone ([1]מונטיפיאסקונה, הר בקבוק)

Provincia di Viterbo. Posta sul ciglio di un piccolo cratere secondario a meno di 3 km dal lago di Bolsena, intorno all’anno 726 passò in possesso alla Chiesa e venne fatta sede vescovile da Urbano V nel 1369.

Il primo cenno alla presenza ebraica a M. risale al 1312, quando la città, dopo aver subito un assedio da parte di Orvieto, si trovò a dover pagare come prezzo della liberazione agli assedianti un’indennità di 15.000 fiorini, che fu costretta a chiedere in prestito ad una compagnia di prestatori ebrei romani. Tale compagnia era composta da Mosè, Emanuele e Beniamino di Diodato, da Abramo, Alleuccio e Diodato di Mosè, da Elia di Manuele, da Salomone e Masetto di Leo e da Salomone di Elia. La condizione posta dai feneratori per dare la somma in mutuo fu la concessione da parte di M. del diritto di cittadinanza per loro ed i loro eredi e la piena appartenenza alle locali corporazioni di arti e mestieri[2].

Le autorità acconsentirono alle richieste dei feneratori, concedendo loro il privilegio.

Un altro cenno agli ebrei di M. si ha nel 1391, quando Yequtiel di Emanuele scriveva a Perugia per Netanel di Abramo da M. il Codice de Rossi 243[3].

In pieno ‘400 un Davide di Angelo da M. era medico e prestatore a Viterbo[4], città in cui si rifugiò anche, per breve tempo, un Salomone di Angelo da M., che era stato cacciato da M. a seguito della predicazione di fra’ Giacomo da Rieti[5].

Gli israeliti locali, suddivisi in 4 nuclei familiari, sono poi nuovamente ricordati nel 1470, in un registro di collettorie della Camera Apostolica, quando versano un tributo di circa 2 ducati[6].

Alcuni ebrei compaiono in documenti del XVI secolo: in un atto non datato, ma reperito tra quelli del 1505, veniva dato ordine al governatore del Patrimonio di provvedere perché l’ebreo Angelo di Bonaventura di M, falsamente accusato, non patisse alcun danno e gli fosse restituita la proprietà sequestratagli. Qualche anno più tardi (1514), tra i sindicatores et exactores della comunità ebraica, cui gli ebrei erano tenuti ad obbedire, si trovava Bonaiuto di Emanuele di M. e sei anni dopo si trovavano menzionati tra gli ebrei di M. Eliseo e Prospero di Angelo, debitori cui veniva concessa una proroga. Verso la metà degli anni Trenta del secolo (1534), Samuele di Tarano ricevette una tolleranza quinquennale per gestire un banco di pegno, con i membri del suo entourage , godendo di determinati privilegi, tra cui l’esenzione dall’obbligo del segno distintivo, che venne rinnovata a Samuele nel 1545. Poco dopo, il di lui figlio risultava aver ferito in una rissa un correligionario di Bologna, che in seguito l’aveva perdonato[7].

Nell’elenco delle sinagoghe che, negli anni 1560-1565, pagavano il tributo alla Casa dei Catecumeni di Roma veniva menzionata quella di M. per una cifra prima di 10 e poi di 12  scudi[8].

In seguito alla Bolla di Sisto V, venivano elargite tre  concessioni feneratizie in questa località, tra il 1587 e il 1589[9].

Cessano dopo il 1589 le attestazioni della presenza ebraica a M.: del resto, in seguito alla Bolla di Clemente VIII (1593), gli ebrei furono espulsi da tutti i luoghi dello Stato della Chiesa (salvo Roma, Ancona e Avignone).

Nel seminario vescovile di M., infine, sono stati trovati alcuni manoscritti ebraici[10].

 

Bibliografia

Esposito, A., La presenza ebraica in una regione pontificia nel tardo medioevo: il patrimonio di S. Pietro in Tuscia e Viterbo, in Gli ebrei nello Stato Pontificio fino al Ghetto, Atti Italia Judaica VI (1995), Roma 1998, pp. 187-203.

Freimann, A., Jewish Scribes in Medieval Italy, in Alexander Marx Jubilee Volume, New York 1950, pp. 231-342.

Loevinson, E., La concession  de banques de prêts aux Juifs par les Papes des seizième et dix-septième siècles, in REJXCIV (1933), pp. 167-183.

Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V, in Lunario Romano 1980: Rinascimento nel Lazio, Roma 1980, pp. 47-77.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.


[1] Freimann, A.,  Jewish Scribes, p. 273.

[2] Fumi, L., Codice diplomatico della città diOrvieto, Firenze 1884, pp. 418-420, cit. in Milano, A., I primordi del prestito ebraico in Italia, p. 307, n. 1.

[3] Freimann, A.,  Jewish Scribes, pp. 272-273.

[4] Esposito, A., La presenza ebraica in una regione pontificia nel tardo Medioevo, p. 197.                     

[5] Ivi, p. 198.

[6] Ivi, pp. 190-191.      

[7] Simonsohn, The Apostolic See and the Jews, doc. 1176, 1216, 1217, 1222, 1289, 1671, 2486, 2708, 2732.

[8] Pavoncello, N., Il IV Centenario dell’espulsione degli Ebrei dalla Campagna Romana, in IsraelLIV, nº16 (20 Febbraio 1969), p. 3.

[9] Loevinson, E., La concession  de banques de prêts aux Juifs par les Papes des seizième et dix-septième siècles, p. 168. La notizia  è riportata anche in Pavoncello, N.,  Le comunità ebraiche laziali, p. 63, dove, per un presumibile errore di stampa, la data  1589 figura come 1598.

[10] Pavoncello, “Le comunità ebraiche laziali”, pp. 63- 64. I manoscritti sono stati descritti da Weikert, T. A., “Aus Montefiascone”, Zf HB, Frankfurt a. M., V (1901), pp. 23-28, cit. in ivi, p. 64, n. 35.

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