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Provincia di Frosinone. Posta a cavaliere fra la valle del Sacco e quella del Liri, B. domina un vasto panorama della zona centrale della provincia. Nel 1907 mutò il toponimo medievale in Boville Ernica, dal nome di un’antica città che si ritiene sorgesse sul suo territorio. Il centro esperì varie forme di governo, da quello autonomo a quello feudale (con i Crescenzi, i Caracciolo e Luca Spinelli) ed anche i Colonna ne ebbero la signoria nel Quattrocento. Intorno al 1583, invece, i governatori furono nominati direttamente da Roma[1].
Una comunità ebraica era presente a B. nella seconda metà del XV secolo: ad essa, ed ai correligionari di Tivoli, Velletri, Cori e Sermoneta, infatti, la Camera Apostolica ordinò il 22 maggio 1488 di convenire, in una data stabilita, nella città di Anagni per fissare la ripartizione della vigesima e la sua riscossione. Nel 1524 l’insediamento era nell’elenco delle comunità ebraiche di Campagna e Marittima tenute al pagamento della tassa, fissata in 800 ducati per le due province, da Adriano VI (1522-1523) e dal successore Clemente VII e che non era stata ancora pagata[2]. Un ebreo di B., Raffaele di Angelo, ottenne poi, nel 1545, la licenza, con validità triennale, di prestare a interesse in Ceprano, nei termini concordati con la locale cittadinanza[3].
La bolla Cum nimis absurdum di Paolo IV (14 luglio 1555) impose, come è noto, a tutti gli ebrei residenti nelle terre della Chiesa una serie di prescrizioni, tra cui i divieti di possedere beni immobili, di prestare denaro o riscuoterlo nei giorni festivi cristiani e di usare la lingua ebraica nei libri contabili. Non essendo possibile l’osservanza immediata di tutte le disposizioni, fu chiesta e ottenuta una congrua dilazione dei termini. Essa fu comunicata al vicario di B. in data 19 agosto 1555, con la raccomandazione di far sapere, tramite bando pubblico, che, nelle more dell’applicazione della bolla, agli ebrei nisuno li ardisca far dispiacere alcuno. Scaduta la proroga, il vescovo di Veroli, originario di B., intervenne per verificare l’osservanza dell’editto papale, indotto dalle querele di parecchi cristiani contro alcuni ebrei di quel luogo, di Ripi e di Ceprano, accusati di usure illecite. Gli ebrei di B. e delle altre due località non si sottrassero al giudizio e, riconosciuti innocenti, furono prosciolti dalle accuse[4].
Il 7 giugno 1566 un Mosè, abitante qui, s’impegnò davanti al luogotenente della cittadina a recarsi a Roma, insieme con altri ebrei della provincia di Campagna, per discutere presso il cardinale Saracino in merito alle tasse della sinagoga[5].
Bibliografia
Arcangeli, M., Memorie storiche di Bauco, Frosinone 1891 (ristampa British Library 2011).
Cristofanilli, C., Tacto calamo vicende di una comunità ebraica in Monte S. Giovanni nel Cinquecento, Monte S. Giovanni Campano 2003.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.
Stirpe, M., Gli ebrei di Campagna e Marittima e l’editto di Paolo IV, in Scritti in memoria di G. Marchetti Longhi, Anagni 1990, pp. 291-329.
[1] Arcangeli, M., Memorie storiche di Bauco, Frosinone 1891.
[2] Simonsohn,S., The Apostolic See and the Jews, doc. 960, 1316.
[3] Ivi, doc. 2551.
[4] Stirpe, M. Gli ebrei di Campagna e Marittima e l’editto di Paolo IV, p. 195.
[5] Cristofanilli, C., Tacto calamo, p. 211. Cfr. anche pp. 204-5 (12 aprile 1583).