Aspra Sabina

Titolo

Aspra Sabina

Testo

Aspra Sabina (אספרה סבינה)

Provincia di Rieti, dal 1947 ha assunto il nome di “Casperia”. Posta a 34 km dal capoluogo, e considerata da alcuni studiosi come la più antica città della Sabina, fu un Comune a partire dal 1189. Nel 1364 il borgo apparteneva alla Camera Apostolica, per poi passare in feudo ai Savelli nel 1401 e tornare sotto il dominio diretto della Chiesa alla fine del XVI secolo.

 

Dallo Statuto della città di A.S., comprendente le Costituzioni del 1396 e le aggiunte successive, si evince la presenza in loco di ebrei, ai quali sono dedicati due paragrafi (il 54 e il 56) del secondo libro delle Costituzioni (libro delle cause civili)[1], che trattano, rispettivamente, del divieto di procura e del scindicato dei Giudei e della proscrittione  di sei anni contro l’instrumento dei Giudei e usurari: le restrizioni cui erano sottoposti gli ebrei di A.S. sono state ritenute corrispondere a quelle degli altri correligionari dello Stato Pontificio[2].

Nella documentazione degli ultimi anni del XV secolo figurano qui, in particolare, Mosè di Ventura, Raffaele di Manuele e Venturella di Salomone[3].

Nell’elenco delle sinagoghe della provincia romana che, dal 1560 al 1569, corrispondevano la tassa alla Casa dei Catecumeni non figura quella di A. S.: è, pertanto, da presumersi che gli ebrei avessero abbandonato la località in precedenza.

 

 

Bibliografia

 

 

Di Flavio, V. - Papò, A., Respublica Hebreorum de Reate, Santa Rufina di Cittaducale (Rieti) 1999.

Pavoncello, N., Ebrei in Aspra Sabina nel XIV secolo, in RMIXXXVI (1970), pp. 217- 220.


[1] Le successive aggiunte sono del 1417, 1465, 1521, 1545, 1580 e 1592. Per la pubblicazione dello Statuto, v. Statuti della provincia romana nella collezione Fonti per la storia d’Italia, edite a cura dell’Istituto Storico Italiano, citato in Pavoncello, N., Ebrei in Aspra Sabina nel XIV secolo, p. 218; per ulteriori dettagli sulla pubblicazione in questione, cfr. ivi, p. 218, n. 6. 

[2]  Pavoncello, Ebrei in Aspra Sabina nel XIV secolo, p. 219. Il testo dei  paragrafi LIV e LVI,  in cui si fa menzione degli ebrei, è stato riportato ivi, pp. 218-219.  Una fonte della fine del secolo XX ritiene che le espressioni ostili al prestito ebraico (vitio et morbo de’ giudei) contenute negli Statuti di Aspra fossero indice di un clima di restrizioni antiebraiche ancora estraneo, ad esempio, agli ebrei di Rieti. Cfr. Di Flavio, V. - Papò, A.,  Respublica Hebreorum de Reate, p. 51. 

[3] Ulteriori nominativi sarebbero stati reperiti, ma non vengono riportati dalla fonte che citiamo, dove, invece, si rileva che opere storiche recenti , relative ad A. S., non ne menzionano gli Ebrei. Di Flavio, V. – Papò, A., Respublica Hebreorum de Reate, p. 50, n. 36. 

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