Nola

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Nola

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Nola (נולא ,נולה,נולי)

 

Provincia di Napoli. Sorge ai margini sud-orientali della pianura campana ed era posta sulla Via Popillia, che univa Capua a Reggio Calabria. Negli ultimi tempi dell’Impero romano fu una delle più importanti città della Campania e fu costituita in contea nel 1269 da Carlo I d’Angiò. Nel 1293 passò agli Orsini, che la tennero sino al 1528, quando tornò al demanio. Città vescovile[1], nel 1443 era tassata per 848 fuochi e nel 1521 per 1.040.

 

Una lucerna decorata con la menorah, trovata nel 1988 negli scavi di Cimitile (l’antico Coemeterium Nolanum) attesterebbe una presenza ebraica a Nola tra i secoli V-VI, confermata da un’ epigrafe sepolcrale rinvenuta nel 1957 a Brusciano, località dell’agro nolano, della stessa epoca: l’iscrizione, in lingua greca e con l’invocazione Shalom e i simboli della menorah e del lulab, ricorda un Rebbì Abba Maris[2].

Dopo un vuoto di secoli, le notizie riprendono alla fine della sovranità angioina. Nel 1440 gli ebrei sono qui attivi nel prestito su pegno, con un tasso del 30% al mese[3]. Una compagnia, costituita dai fratelli Manuele e mastro Guglielmo de Sabatuccio, che operava nella città già da parecchi anni, ottenne l’esclusiva sino al febbraio 1483, quando si sciolse ed il prestito fu portato dai figli di Manuele. Anche mastro Guglielmo non interruppe l’attività bancaria: nel giugno 1483, infatti, fu ingiunto a Sansonetto de Angerio di N., consegnatario  di crediti degli ebrei Vitale e Daniele, di effettuare un deposito cauzionale di 50 ducati presso di lui[4].

Mastro Guglielmo nel 1475 era stato rinchiuso nelle carceri di Firenze – con la minaccia di tenervelo per un cinquennio - insieme con Aron, Bonomo e mastro Elia da Salerno per una questione matrimoniale relativa a suo figlio Angelo e Gentile del fu Salomone di Vitale da Camerino. In loro favore intervennero presso Lorenzo de’ Medici nel 1476 re Ferrante I e il figlio Alfonso, duca di Calabria. Nella sua lettera il re li qualifica persone honeste et da bene e ricorda di havere recevuti multi servitii da loro, mentre in quella del duca di Calabria si aggiunge che essi erano de li principali de questa provincia de Terra de Lavoro.[5]

Mastro Angelo di Guglielmo morì intorno al 1490. Nel 1491 era in corso presso la Camera della Sommaria una vertenza circa la sua eredità a cui prendeva parte anche l’ebreo Azaria da Matera per un credito di 248 ducati che aveva prestato al defunto nel 1488. Il tribunale napoletano ordinò la vendita dei beni dell’eredità per soddisfare il debito, che doveva avvenire alla presenza di Allegra, vedova di mastro Angelo, di Manuele de Sabatuzo, zio del defunto, di Elia de Castro, revisore testamentario, e di Simone de Castro e Ludovico de Moyse, tutori delle figliole pupille di mastro Angelo[6].

La morte di Ferrante I (25 gennaio 1494) e la notizia della prossima discesa di Carlo VIII di Francia nel Mezzogiorno preannunciarono giorni tristi per gli ebrei nel Regno. Molti si preoccuparono di lasciare le località minori e di raccogliersi in centri ritenuti più sicuri. Tra essi, un Abram e un mastro Moyses, i quali ottennero nel novembre 1494 di potersi trasferire dal borgo di Maddaloni a Capua o a N. Il mese successivo su ricorso di Sabatuzo de Manuele, la Camera della Sommaria ordinò al capi­tano di N. di non violare i privilegi concessi agli ebrei del Regno, ma di osservarli scrupolosamente.

 L’arrivo di Carlo VIII arrecò però turbamento anche qui, con la carcerazione da parte dei francesi di Serviglio de Nocera e di mastro Vidale di Troia: al capitano della città fu però ordinato di rimetterli in libertà, essendo stato il loro arresto immotivato[7].

Le notizie sugli ebrei a N. sembrano fermarsi al 1506, quando ormai regnava su Napoli Ferdinando il Cattolico[8]. Assenti dalla città, gli ebrei denominati “da N.” compaiono numerosi a Roma, nelle terre del Patrimonio, in  Umbria e in Romagna. Qui era attivo Elia de Ioseph di N., il quale nel 1537 tradusse dal latino in ebraico la Summa  di Roberto di Lincoln sugli VIII libros Physicorum di Aristotele[9]. Nel 1540 Paolo III ordinò a due lettori dell’università di Bologna di esaminarlo e di conferirgli il titolo di licenziato e dottore in medicina, con piena facoltà di esercitare liberamente l’arte medica[10].

Nel '500, infine, incontriamo in Umbria alcuni ebrei oriundi da questa località[11].

 

Bibliografia

 

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915.

Korol, D., Il primo ritrovamento di un oggetto sicuramente giudaico a Cimitile: una lucerna con la rappresentazione della menorah, in Boreas 13, (1990), pp. 94-102.

Miranda, E., Due iscrizioni greco-giudaiche della Campania, in Rivista di Archeologia Cristiana 55 (1979), pp. 337-341.

Neubauer, A. -  Cowley, A.E.,  Catalogue of the Hebrew Manuscripts in the Bodleian Library,  Oxford 1886-1906.

Patroni Griffi, F.,  Ancora su Marino Tomacelli diplomatico napoletano del secolo XV: alcune lettere inedite, in Studi Storici Meridionali 10 (1990), pp. 163-178.

Silvestri, A., Gli ebrei nel Regno di Napoli durante la dominazione aragonese,  in  Campania sacra 18 (1987), pp. 21-77.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.

Steinschneider, M., Die hebraeischen Übersetzungen des Mittelalters und die Juden als Dolmetscher , Berlin 1893.

Toaff, A., The Jews in Umbria, Leiden-New York-Köln 1993-94.

 


[1] Cfr. C. Rubino, Storia di Nola (dalle origini ai giorni nostri),  Napoli 1991.

[2] Noy, D., JIWE, I, n. 22.

[3] Ferorelli, N.,  Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 136.

[4] Silvestri, A., Gli ebrei nel Regno di Napoli, p. 64.

[5] Cf. Patroni Griffi, F.,  Ancora su Marino Tomacelli, pp. 172-173. Per la vicenda fiorentina relativa alle nozze cfr. Toniazzi, M.,  I “da Camerino”: una famiglia ebraica italiana fra Trecento e Cinquecento, tesi di dottorato presso l’Università di Firenze, 2013, pp. 99-101.

[6] Cfr. ASNa, Sommaria, Partium 33, cc. 55v, 128r-v.

[7]Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, pp. 197-198, 206; ASNa, Sommaria, Partium 38, c. 120r.

[8] Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 215.

[9] Steinschneider, M., Die hebraeischen Übersetzungen, p. 476. Lo stesso Elia Nolano è assai probabilmente l’autore di un commento aggadico su Giobbe. Cfr. Neubauer, A., Catalogue of the Hebrew Manuscripts in the Bodleian Library, n. 348 e p. 982.

[10] Simonsohn, S., The Apostolic See, doc. 2011. Nel 1544 fu rinnovata la licenza di curare i cristiani anche al medico Ioseph di Deodato di Nola, abitante a Budrio (Bo): ibid., n. 2452.

[11] Toaff, A., The Jews Umbria, doc. 2514, 2685, 2641, 2675-6, 2678. 

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