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Ariano Irpino ( אריאנו)
Provincia di Avellino. Posta in prossimità dello spartiacque tra il bacino dell’Ufita, affluente del Calore, e quello del Cervaro, che segna il confine naturale tra la Campania e la Puglia, l’abitato si sviluppò in età altomedievale e assurse a notevole importanza sotto i Normanni, quando fu centro di una vasta e potente contea. Fu feudo dei Sabran, dei Guevara, dei De Rohan, dei Carafa (1496) e dei Gonzaga (1532), nonché città vescovile dall’XI secolo. Nel 1443 era tassata per 643 fuochi, nel 1532 per 1274.
La più antica testimonianza della presenza ebraica ad A. è finora costituita da un manoscritto completato il 17 Kislev 5237 (3 dicembre 1476) da Baruch b.Ya‘ish. Il codice contiene il commento grande di Averroè alla Dimostrazione, o Analitici posteriori, di Aristotele, nella traduzione ebraica di Qalonimos ben Qalonimos (1314). Il lavoro fu eseguito per Yechiel ibn Mosè il medico[1]. Baruch ben Ya‘ish, di origine spagnola, era un maestro di notevole valore, assai attivo negli anni seguenti in Benevento.
Persona di rilievo in seno alla comunità era in quegli anni Mele di Mosè, originario di Benevento ma cittadino di A.. Nel 1480 egli fu incaricato della consegna al commissario del Principato Ultra e della Capitanata di 149 ducati raccolti tra i correligionari della provincia quale parte del contributo richiesto agli ebrei per la liberazione di Otranto dai turchi. Nel 1483 Abramo de Pedimonte, ammalatosi di peste, lo nominò per testamento tutore dei propri figli[2].
La convivenza degli israeliti locali con la popolazione cristiana fu turbata nel 1488, quando alcuni cittadini aggredirono i primi con ingiurie e oltraggi, in particolare nel corso della Settimana Santa. Su querela dei perseguitati, la Camera della Sommaria scrisse al capitano della città dolendosi che non fosse intervenuto, cosa di cui il Re era molto stupito, perché era sua volontà che qualisivoglia subdito de quello non sia per alcuno modo detraciato. Gli ordinò quindi di individuare i responsabili e di provvedere affinché le violenze non si ripetessero[3].
Agli inizi del XVI secolo, l’ostilità antiebraica sembra che si fosse del tutto dissolta: cristiani ed ebrei, infatti, fraternizzavano a tal punto da allarmare l’autorità religiosa. Nel sinodo diocesano del 1522 il vescovo Diomede Carafa proibì ai cristiani, sotto pena di scomunica, di familiarizzare strettamente con i giudei e di partecipare a conviti e danze in comune[4].
L’editto di espulsione emanato da Carlo V, disperse anche gli ebrei di A., ma sappiamo che un Emanuel Samuelis di A. era titolare a Subiaco nel 1553 di un banco di prestito a interesse, con concessione triennale[5].
Bibliografia
Colafemmina, C., Cultura ebraica nel Sannio nel secolo XV, in Archivio Storico del Sannio 2 (1997).
Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Campania (IV), in Sefer Yuhasin 7 (1991).
Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, 1915, riedizione a cura di Filena Patroni Griffi, Napoli 1990.
Richler, B. (a cura di), Hebrew Manuscripts in the Biblioteca Palatina in Parma, Jerusalem 2001.
Silvestri, A., Una fonte per la storia della guerra di Otranto nel 1480-81, in Archivio Storico Pugliese 33 (1980).
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.
[1]Richler, B. (a cura di), Hebrew Manuscripts in the Biblioteca Palatina in Parma, Jerusalem 2001, p. 344, n. [1266], Parm. 3022; Colafemmina, C., Cultura ebraica nel Sannio nel secolo XV, pp. 32-34.
[2]Silvestri, A, Una fonte per la storia della guerra di Otranto nel 1480-81, p. 216; Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 110.
[3] Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Campania (IV), p. 25, doc. 6 (2 maggio 1488).
[4] Cfr. Vitale, T., Storia della città regia di Ariano e sua diocesi, Roma 1794, pp. 215-216, 412.
[5] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews. Documents: 1546-1555, Toronto 1990, p. 2867, doc. 3131*.