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Provincia di Cosenza. C. sorge su di un poggio, estrema propaggine della Sila Greca, alla destra dello sbocco del torrente Coriglianeto nella Piana di Sibari, e si ritiene fondato agli inizi dell’XI secolo. Fu feudo dei Sangineto, dei Sanseverino, dei Ruffo di Montalto e dei Sanseverino di Bisignano[1]. Nel 1443 era tassato per 391 fuochi e nel 1521 per 588.
Nel 1473 la Camera della Sommaria ordinò al percettore provinciale di esigere da C. i contributi fiscali per 537 fuochi e non per 560, essendo risultato che 23 fuochi erano stati censiti per errore due volte. Dei fuochi duplicati, di cui è fornito l'elenco, almeno tre erano ebrei: Iogoda de Mose, Moyse de Roben e Monasse de Iaculli. Nel 1489 gli ebrei di C. ottennero di non essere costretti al pagamento di contributi straordinari, pagando già essi le tasse ordinarie e la loro quota del contributo di 6000 ducati imposto da Ferrante I d’Aragona ai giudei del Regno. Un’analoga esenzione fu loro riconosciuta nel 1491 a proposito della tassa straordinaria imposta agli abitanti della città per la riparazione del castello. I nuclei familiari ebraici erano allora 37, alcuni dei quali provenienti da altre località, come quelli di Anania de Cariato, Harya de Mesoraca, Sperduto de Reggio, Iaco de Altomonte, Daniel de Bisignano, Scilom de Melicello e Cay de Terranova. Oltre alle tasse ordinarie, essi erano tenuti a dare ogni anno al principe di Bisignano, signore della città, tre ducati per il diritto di casalinaggio. Come altrove, gli ebrei coriglianesi erano mercanti, prestatori, artigiani. Nel 1487 Lazzaro da C. era tra i giudei più facoltosi di Cosenza costretti a prestare denaro alla Regia Corte, mentre negli anni 1491-1493 Simone de Daniele confezionava barde per i somari del principe e un Saadya vendeva carta e pergamene per libri[2].
Nel corso delle guerre che devastarono la Calabria alla venuta di Carlo VIII di Francia, e anche dopo, è probabile che la maggior parte dei giudei locali abbia abbracciato il cristianesimo per sfuggire alle violenze. Quando, infatti, nel 1510 gli ebrei e i cristiani novelli furono espulsi dal Regno, le autorità di C. non denunciarono, come fecero altre località, la partenza dei giudei, ma dei cristiani novelli, e impetrarono che questi fossero depennati dai ruoli fiscali. La Camera della Sommaria si disse disponibile e ordinò al percettore di assumere precise informazioni sul numero dei neofiti partiti e sulla data della loro partenza[3].
La contrada abitata dagli israeliti si trovava sul versante occidentale dell’abitato di C., immediatamente sopra la strada Grecìa: ancora nel XVIII secolo la prima porta della città era detta della Giudeca, e nei suoi pressi (in loco ubi dicitur La Giudeca) fu edificato nel XVII secolo il convento dei Domenicani, oggi in rovina.
Bibliografia
Amato, G., Crono-istoria di Corigliano Calabro, Corigliano Calabro 1884.
Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Soveria Mannelli 1996.
Conte, L., Monografia Geografica-Antropica del Comune di Corigliano Calabro, Corigliano 1971.
Pellicano Castagna, M., La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, Catanzaro Lido 1996.
Tommaso Pugliesi, P., Istoria apologetica di Corigliano, Cosenza 1978 (ed. an.).
Vivacqua, S., Calabria, in L’Ebraismo dell’Italia meridionale, pp. 295-310.
[1]Pellicano Castagna, M., La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, vol. II, pp. 144-149.
[2]Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, pp. 96-97, doc. 1; pp. 117-18, doc. 23; pp. 123-24, doc. 30; ASNa, Sommaria, Diversi II 67.
[3] Colafemmina, C., Per la storia, pp. 155-156, doc. 72.