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Provincia di Crotone. Sita su di un’altura prospiciente il litorale ionico tra le valli dei torrenti Lipuda e S. Venere, nei documenti medievali la città è chiamata Ipsyrò, Ypsigrò, Yscirò. Fu dai primordi del XIV secolo sino al 1446 dei Ruffo di Catanzaro. Nel 1480 l’ebbe Ferrante d’Aragona, figlio naturale di Ferrante I e nel 1496 fu acquistata da Andrea Carafa, conte di Santa Severina[1]. Fu nel medioevo sede vescovile e nel 1443 venne tassata per 382 fuochi.
In una serie di capitoli presentati ad Alfonso I d’Aragona l’8 novembre 1444, l’Università di C. chiese ed ottenne che alla comunità ebraica fossero confermati tutti i privilegi e le concessioni ottenute dai precedenti signori della città[2] ed il capitolo denota una certa vetustà della presenza ebraica in città.
Nel 1489 i giudei di C., insieme con quelli di altre comunità della Calabria, ricorsero presso la Camera della Sommaria nei confronti del percettore provinciale, Vincilao de Campitello, contro una tassa straordinaria, alla quale essi ritenevano di non essere soggetti. La Camera accolse il ricorso e ordinò al percettore di non molestarli, poiché gli ebrei erano esenti da tale genere di contributi in forza dei privilegi concessi loro dal re. Si riferisce probabilmente alla stessa tassa - il cui ammontare era di 3 carlini a fuoco l’anno - un altro ricorso presentato nel 1491 e accolto anch’esso favorevolmente dalla Sommaria[3].
Tra gli ebrei attivi o domiciliati a C. in epoca aragonese, c’erano Kali de Catanzaro, vedova di Yogada, e Speranza Rimos. La prima venne a conflitto con il capitano, Antonio Zurlo, a proposito di un’esportazione di grano dalla città, per la quale patteggiò l’ammenda di un’oncia: a garanzia del pagamento diede in pegno una cintura d’argento dorato, che non riusciva però a recuperare perché il capitano l’aveva a sua volta impegnata presso un altro ebreo, da cui aveva acquistato due canne di panno[4]. Speranza Rimos entrò, invece, in conflitto con la propria comunità, perché, essendo venuto ad abitare da poco in C., era stato sottoposto a tassazione superiore ai beni che possedeva e non conforme all’ultimo apprezzo eseguito dalle comunità della provincia[5].
L’invasione del regno di Napoli da parte di Carlo VIII nel 1495 fece esplodere un po’ dappertutto manifestazioni e violenze antigiudaiche. Temendo il peggio, alcuni gruppi espatriarono: ciò fece certamente in quel torno di tempo anche quello di C., del quale nel registro del censimento eseguito nel 1505-1508 si annotò l’assenza e l’emigrazione in Turchia. Nel precedente censimento, la comunità ebraica risultava composta di 36 fuochi e l’Università ne chiese alla Camera della Sommaria lo sgravio fiscale, che le fu comunicato il 24 febbraio 1510 e che la fece passare da 362 fuochi a 326[6].
In forza del decreto di espulsione generale bandito il 22 novembre 1510 in nome di Ferdinando il Cattolico, nuovo sovrano di Napoli (1503), anche i neofiti esularono da C., e, come era già avvenuto per gli ebrei, l’Università chiese di essere liberata del loro peso fiscale[7]. Uno di essi – Bernardino Siciliano – presentò ricorso contro l’espulsione, affermando che era sposato con una cristiana di ascendenza non giudaica, da cui erano nati figli: le autorità centrali il 14 febbraio 1515 ordinarono alla magistratura provinciale di verificare l’autenticità delle sue affermazioni[8].
Secondo la tradizione locale, gli ebrei abitavano nel luogo più basso di C., nel rione detto di Falcone: qui esisteva, sino a metà del ‘700, una piccola chiesa dedicata a S. Lucia[9].
Bibliografia
Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Soveria Mannelli 1996.
Fonti Aragonesi, Napoli 1961.
Mazza, F. ( a cura di) Cirò. Cirò Marina. Storia, cultura, economia, Soveria Mannelli 1997.
Pellicano Castagna, M., Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, Catanzaro Lido 1996
Pugliese, G.F., Descrizione ed istorica narrazione dell’origine e vicende politico-economiche di Cirò, Napoli 1849.
Terminelli, A., Gli ebrei in Cirò, in Studi meridionali 4 (1971).
[1] Pellicano Castagna, M., Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, II.
[2]Fonti aragonesi, I, p. 42, doc.80. Sui capitoli, cfr. Cirò. Cirò Marina. Storia, cultura, economia, a cura di F. Mazza. Presentazione di F. A. Lucifero, pp. 96-111.
[3] Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, pp. 117-118, doc. 23 e pp. 122-123, doc. 29.
[4] Fonti aragonesi, II, pp. 51-52, doc. 5 (28 gennario 1451).
[5] Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria, p. 106, doc. 11 (6 agosto 1482).
[6] ASNa, Sommaria, Licterarum deductionum foculariorum 1, 53r.
[7] ASNa, Sommaria, Licterarum deductionum foculariorum, 3/3, 63r (30 luglio 1511).
[8] Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria , pp. 65-66, doc. 17.
[9]Pugliese, G.F., Descrizione ed istorica narrazione dell’origine e vicende politico-economiche di Cirò, vol. I, pp. 32-33; Terminelli, A., Gli ebrei in Cirò, pp. 128-133.