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Uriel di Zafarana di Cosenza e Abramo e Palumba, figli di Sabatello de La Regina della stessa città, avevano presentato ricorso contro l’università di Castrofranco e la sua comunità ebraica perché volevano costringerli al pagamento dei diritti fiscali con quella terra e non permettevano di percepire i frutti dei beni che vi possedevano. Il Viceré riconobbe valide le ragioni addotte e in data 27 febbraio 1455 ordinò che non fosse recata loro alcuna molestia, essendo essi cittadini di Cosenza, dove avevano la maggior parte dei beni e per i quali pagavano le imposte dovute alla Regia Corte. Quanto ai loro beni in Castelfranco, dovevano pagare i contributi solo in proporzione di quanto realmente vi possedevano[1].
Il 6 agosto 1488 la Camera della Sommaria ordinò al percettore provinciale di non costringere gli ebrei locali al pagamento di contributi fiscali straordinari, poiché essi già pagavano le tasse ordinarie e la loro porzione del donativo straordinario di 6.000 ducati imposto dal re ai giudei del Regno. L’ordine fu rinnovato l’anno seguente in data 15 dicembre[2].
Bibliografia
Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Soveria Mannelli 1996.
Dito, O., La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, Cosenza 1967.