Castelvetere

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Castelvetere

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Provincia di Reggio Calabria. Sorge su un colle, nel versante ionico delle Serre, tra le fiumare Amusa ed Àllaro. Appartenne ai Ruffo di Catanzaro, ad Antonio Centelles di Crotone e ai Carafa di Roccella. Nel 1443 era tassato, insieme  al casale di Campoli, per 352 fuochi e nel 1494 per 170. Nel 1863 mutò nome in Caulonia[1].

 

La presenza ebraica a C. doveva avere origini abbastanza remote. Un neofita di nome Simone, infatti, vi avrebbe costruito tra l’XI e il XII secolo una chiesa dedicata a San Zaccaria Profeta in riconoscenza per la grazia della conversione. Nel 1389 il giudeo Moisello Gero, abitante nella città, acquistò da Nicola Spagnolo un fondo con alberi d’ulivo sito in contrada  Moigero[2].

Per l’età aragonese è attestato nel 1450 il muratore  magister Charo iudeus, chiamato con altri colleghi cristiani a valutare i lavori eseguiti nel castello e in due frantoi per olive di proprietà della Corte e a fare la stima delle spese occorse. Nel 1487 Gaviusa de Rogado, che asserì  di vivere iure romano, vendette, con il consenso di Iaco e Nixi suoi mundualdi, a Girolamo Grasso un pezzo di terra con giardino e altri alberi sito in contrada  Sancta Dominica[3].

Agli inizi del Viceregno spagnolo, la comunità di C. constava di pochi nuclei: nel 1508 essa doveva pagare quattro ducati quale sua rata del donativo di 450 ducati imposto dal Viceré ai giudei di Calabria, ma il percettore non poté riscuoterli per opposizione del feudatario, il conte di Grotteria Vincenzo Carafa. L’esazione della somma riuscì invece al percettore nel 1509[4].

Il 9 maggio 1511 Bragha Calì iudeus di C. vendette al nobiluomo corso Piretto de Borzì,  residente a Roccella, una casa sita in C., nella parrocchia di San Biagio. La vendita è da collegarsi all’editto di espulsione generale degli ebrei dal Viceregno emanato nel 1510 da Ferdinando il Cattolico. L’ubicazione nella parrocchia di San Biagio della casa alienata da Bragha Calì è assai importante: essa conferma, infatti, la tradizione che ha sempre situato la giudecca locale proprio entro i confini di quel quartiere, che ha assunto e ancora oggi conserva la denominazione di  Judeca[5].

 

Bibliografia

 

AA.VV ( a cura di), Fonti Aragonesi, Napoli 1957-1990.

D’Agostino, E.,  L’antica chiesa di San Zaccaria Profeta a Caulonia, in Brutium n.s. 68 (1989).

Naymo, V., Le pergamene angioine dell’Archivio Carafa di Roccella (1313-1407), Catanzaro 1998.

Naymo, V., Un ebreo di Castelvetere in una pergamena del 1511, in Sefer Yuhasin 10-11 (1994-1995).

Pellicano Castagna, M., Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, Catanzaro Lido 1996.

Scuderi, A.,  Kaulon – Castelvetere Caulonia, Soveria Mannelli 2005.

 

 

 


[1]Pellicano Castagna, M., Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, II, pp. 36-45; Scuderi, A.,  Kaulon – Castelvetere Caulonia, Soveria Mannelli 2005.

[2] Cfr. D’Agostino, E.,  L’antica chiesa di San Zaccaria Profeta a Caulonia, pp. 2-6; Naymo, V., Le pergamene angioine dell’Archivio Carafa di Roccella (1313-1407), pp. 85-96, fig. 10.

[3] Fonti Aragonesi, IX, a cura di E. Pontieri, Napoli 1961, pp. 55-57, doc. 11; ASNa, Carafa di Roccella, b. 29,  pt. 3, Sez. 1, app. I.

[4] ASNa, Sommaria, Tesorieri e percettori, 4064.

[5] Naymo, V., Un ebreo di Castelvetere in una pergamena del 1511, pp. 43-51.

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