Squillace

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Squillace

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Provincia di Catanzaro. Sorge su di una rupe di fronte al golfo a cui dà il nome, sul versante ionico delle Serre, e dal 1258 al 1445 ebbe come signori i Lancia, i Monforte, i Del Balzo e i Marzano. Nel 1485 fu Principe di S. Federico d’Aragona, mentre dal 1494 al 1735 fu possesso della famiglia Borgia. Antica sede vescovile[1], nel 1443 era tassata insieme ai suoi casali per 710 fuochi.

La prima notizia sugli ebrei a S. risale agli ultimi decenni del periodo angioino: il 13 gennaio 1413 Mosé Chetibi di Palermo dichiarò di avere ricevuto 10 once dalla comunità di S. per il riscatto dell’ebreo squillacese Mosè Abenzira, che era stato catturato da Giovanni Buttuni al largo della costa di Palermo[2].

Nel 1456 –in epoca aragonese - l’esattore registrò il pagamento di 8 ducati, 1 tarì e 10 grani da parte dei giudei di S. per il sale di settembre di quell’anno. Nel 1486 l'università ottenne dal principe Federico d'Aragona che i propri membri ebrei non portassero il segno distintivo (to Tau) e che potessero fruire di tutti i privilegi concessi alla città. In seguito sorsero, però, alcuni attriti per motivi fiscali: nel 1489, infatti, essa impose una gabella per procurarsi il denaro con cui pagare le tasse e pretese che anche gli ebrei vi si assoggettassero, ma questi si opposero e ottennero di raccogliere il denaro della loro quota secondo modalità di loro scelta. I giudei vinsero anche il ricorso, nel 1490, contro l’imposizione di un contributo straordinario per la riparazione delle fortificazioni e nel 1492 l’università chiese a sua volta che la giurisdizione ordinaria sugli ebrei fosse restituita ad un ufficiale locale. Ferrante I, a cui la richiesta era stata rivolta, rispose che avrebbe incaricato il magnifico Giulio de Scorciatis, giudice ordinario di tutti gli ebrei del Regno, di risolvere  la questione[3].

Non mancavano, poi, problemi tra gli stessi ebrei: nel 1488 il giudeo Iacob de Iuncto, che era debitore insolvente nei confronti del prestatore Leone di S., si vide rifiutare la cessione dei beni in cambio del debito e fu obbligato dal Regio Consiglio a trasferirsi a S. e stare al servizio del creditore, scomputando dal salario il debito e le spese, mentre il creditore avrebbe fornito a Iacob gli alimenti. Allo stesso Leone la Camera della Sommaria fece inoltre restituire nel 1492 da Marino Minerva, commissario sulle cause usurarie, due tazze d’argento[4].

Sotto il dominio spagnolo, che soppiantò nel 1503 quello aragonese, la comunità di S. si ridusse a pochi elementi. Nel 1508  essa doveva partecipare con 1 ducato, 2 tarì e 10 grani  al donativo di 450 ducati imposto dal Viceré agli ebrei di Calabria ed il versamento fu effettuato il 2 agosto per mano di Benedicto Dulcecto.

Nel 1510 gli ebrei e i neofiti del Viceregno dovettero espatriare su ordine di Ferdinando il Cattolico, ma il neofita Ioan Baptista Cimino di S. si rifiutò, però, di andare via, affermando di essersi convertito da vent’anni e di avere preso per moglie una donna discendente da cristiani antichi. Il Consiglio Collaterale ordinò di riconoscere al Cimino il diritto di restare se fosse stato provato che il matrimonio era stato contratto dieci anni prima dell’editto d’espulsione[5].

Lo storico domenicano Giuseppe Lottelli (S. 1632 ca.-1702) registra ancora ai suoi tempi il toponimo la Giudeca, portato da un vicolo della parte estrema della città. In essa, egli scrive, abitavano i giudei, dediti a vari mestieri, in particolare all’arte della seta. La loro espulsione impoverì la città[6].

 

Bibliografia

 

AA.VV ( a cura di), Fonti Aragonesi, Napoli 1957-1990.

Colafemmina, C., I “Cristiani novelli” in Calabria, in AA. VV.,  Chiesa e Società nel Mezzogiorno. Studi in onore di Maria Mariotti, Soveria Mannelli 1998.

Dito, O., La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, Rocca S. Casciano 1916.

Lottelli, G., Squillace dall’età antica all’età moderna ossia “Squillacii redivivi libri IV”,  a cura di Vaccaro, A., Rende 1999.

Silvestri, A., Gli ebrei nel regno di Napoli durante la dominazione aragonese, in Campania Sacra 18 (1987).

Simonsohn, S., The Jews in Sicily, 18 voll., Leiden-Köln-Boston 1997-2010.


[1]Lottelli, G., Squillace dall’età antica all’età moderna ossia “Squillacii redivivi libri IV”,  a cura di Vaccaro, A., Rende 1999.

[2] Simonsohn, S., The Jews of Sicily, vol. 9, p. 5866.

[3] Fonti aragonesi, V, a cura di B. Mazzoleni, Napoli 1967, p. 125, n. 53; Lottelli, G., op. cit., p. 179, n. 14; ASNa, Sommaria, Partium  32 I, fol. 67r; 32, fol. 67v; Dito, O., La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, pp. 258-259.

[4]Silvestri, A., Gli ebrei nel regno di Napoli durante la dominazione aragonese, pp. 69-70.

[5]Colafemmina, C., I “Cristiani novelli” in Calabria, p. 862, doc. 6.

[6] G. Lottelli, op. cit., p. 84.

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