Randazzo

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Randazzo

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Randazzo, 32 chilometri ad ovest di Taormina, in Val Demone, fu una città demaniale. Fondata in epoca Bizantina, diventò base delle operazioni belliche degli Aragonesi per la conquista dell'isola.

La presenza ebraica è qui attestata per la prima volta nel 1347, quando l'Infante Giovanni proibì a Raimondo de Pizzolis, arcivescovo di Messina, di intromettersi negli affari della comunità ebraica, dal momento che i suoi membri erano soggetti alla sola giurisdizione del re e dei suoi funzionari competenti[1]. I rapporti degli ebrei di R. con la popolazione locale, e specialmente con la Chiesa, furono comunque  talvolta tesi.

Alcuni atti notarili rogati qui, che si sono conservati, riportano per lo più dati sull'attività economica degli ebrei, che furono impegnati nel commercio dei prodotti agricoli, della lana, della seta, del lino, delle stoffe e di altri beni[2].

La popolazione ebraica di R., che aumentò gradualmente lungo tutto il XV secolo, figura nelle liste relative alla tassazione già dal 1360 e, al momento della cacciata, formava una comunità di medie dimensioni, che contava alcune centinaia di persone[3].

Il quartiere ebraico era, infine, situato nell’area nord-orientale della città, ma ciò non escludeva che alcuni ebrei abitassero anche altrove. All’epoca dell’espulsione le proprietà della comunità, compresa la sinagoga, furono vendute al locale convento dei frati, con i quali gli ebrei avevano delle divergenze da tempo[4].

 


[1] Simonsohn, Jews in Sicily,  Doc. 584. Rizzo Pavone, Gli Archivi di stato siciliani, p. 81 e segg.; Ventura, Randazzo, p.114 e segg. Sui rapporti degli ebrei con l'autorità, con le istituzioni comunitarie ed altri aspetti si veda la voce relativa alla città di Palermo.

[2] Per i notai di R. che rogano per gli ebrei, si veda Simonsohn, Jews in Sicily, vol. 17; Rizzo Pavone, Gli Archivi di stato siciliani, p. 81 e segg.; Ventura, Randazzo, p.114 e segg.

[3]  Simonsohn, Jews in Sicily, Doc. 751, 802 (gisia e agostale), 5766 (tassa d'uscita).

[4]  Ivi,  vol. 18, cap. 5, alla voce Randazzo.

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