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In provincia di Catanzaro, al confine tra la piana di S. Eufemia e la Piana dell’Angitola, poco a sud della foce del torrente Torrina. Distrutta dal terremoto nel 1783, gli abitanti la riedificarono in luogo più alto, a distanza di due miglia circa dal mare. Appartenne dal 1408 al 1560 ai Caracciolo di Nicastro, signori di Maida, al cui feudo Lacconia era aggregata. Dagli inizi dell’Ottocento è, col nome di Acconia, frazione di Curinga. Nel 1532 fu tassata per 132 fuochi.[1]
Nella seconda metà del XV secolo erano attivi in Lacconia Isach di Siena e Moise di Gaio di Cosenza. I due erano agenti dei banchieri Beccuti e Strozzi nella raccolta e nel commercio della seta. Nel 1487 essi avevano in deposito quattrocento libbre di seta calabrese del valore di 443 carlini. Urbano Beccuti di Cosenza ricevette dagli Strozzi di Napoli l’ordine di versare al detto Isach o a Moise la somma in cambio della seta e di inviare questa al più presto a Napoli per mezzo di persona fidata. Nello stesso anno, il mercante Mariano da Prato aveva in deposito in Lacconia presso Isach, detto questa volta di Montalcino, sette pezze di panni, che chiese, tramite il banco Strozzi di Napoli, a Urbano Beccuti di ritirare, insieme con sei ducati prestati a suo nome da Marco de Pilli di Pistoia allo stesso Isach.[2]