Grumento Nova

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Grumento Nova

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In provincia di Potenza, su un colle che domina la confluenza del fiume Sciura nell’Agri. Sorse col nome di  Saponara dopo la distruzione di Grumentum, le cui rovine sussistono in località detta Città, sottostante al paese. Nel 1932 prese il nome di Grumento Nova. Sede vescovile dal V secolo, poi trasferita a Marsico Nuovo. Nel 1443 era tassata per 343 fuochi, nel 1521 per 259.

Tra i reperti raccolti nel sito di Grumentum nella metà del secolo XVIII  dal collezionista locale Carlo Danio vi erano alcune medaglie che recavano incisi caratteri ebraici. Alla fine dell’Ottocento fu rinvenuta una corniola con tre linee di scrittura ebraica. Le prime due linee furono lette: Mosè figlio di Emanuel; quanto alle lettere della terza linea: h s z j š , si congetturò che esprimessero il cognome o una abbreviatura[1].

Nella parte settentrionale del colle sul quale sorgeva  Grumentum sussiste ancora il toponimo Sciurìa (Giudea), ma il suo significato si è perduto.

A Saponara la presenza ebraica è attestata dal censimento intrapreso il 2 febbraio 1510, ma non portato a termine per la reazione violenta degli ufficiali locali e della popolazione. Il censimento prese l'avvio da una abitazione posta fuori la porta della città e proseguì all'interno delle mura. Le prime quaranta famiglie registrate furono cristiane, poi  una famiglia ebraica: Castiglia ebreus a. 50, Palomba uxor a. 50, Leon filius a. 15, Allegrina, Oliva filie. Quindi, sparse tra  le famiglie cristiane, altre tre famiglie ebraiche: Isac Beses ebreus a. 30, Mira uxor a. 30, Leon, Iosef, Laura, Dogna filii; Ioya ebrea vidua a. 50, Allegrina, Laura filie; Ebreus Simon de Florillo sutor a. 50, Richa uxor a. 50, Abraam filius a. 1, Alena, Laura, Struca filie. Seguì la registrazione di altri sei nuclei familiari cristiani e poi il censimento fu interrotto per l'opposizione furibonda  dei cittadini. L'incaricato del censimento, infatti, non annoverava tra i fuochi fiscali solo le case abitate, ma anche le decine di case deserte che incontrava sul suo cammino e  nelle quali, a suo giudizio, c'erano sufficienti elementi per ritenere che fossero  abitate. E poiché più grande era il numero dei fuochi registrati, maggiore sarebbe stato il peso fiscale che avrebbe gravato sulla collettività, i cittadini insorsero e costrinsero il commissario alla fuga. Una delle case controverse, di proprietà dell'abbazia di san Lorenzo di Padula, si diceva presa in fitto  dall'ebreo Isac Beses, perché, essendo egli mercante, la casa in cui abitava non gli era sufficiente. Gli elementi che il commissario vi trovò, e che minutamente descrisse, gli fecero però ritenere che essa non fosse un magazzino, o deposito, ma l'abitazione di un nucleo familiare, il quale, complici popolazione e autorità, si era nascosto da qualche parte per non essere annoverato tra i contribuenti[2].


[1] A. Santagata,  Una raccolta di antichità nel secolo XVIII a Grumento, in «La Lucania archeologica» 5 (1986), p. 16; G. Racioppi, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata,  Roma 1889, II, p. 85.

[2]ASNa, Sommaria, Licterarum deductionum foculariorum 54, 2006r-2022r. Colafemmina, Basilicata, pp. 320-321.

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