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Citerna (צ'טרנה), nell'Umbria in provincia di Perugia. Secondo la divisione geografica rinascimentale faceva parte della Tuscia. Nel XV secolo Citerna era in mano alla famiglia dei Tarlati di Pietramala fino a quando passò allo Stato Pontificio.
Presenze ebraiche a C. sono attestate da documenti incominciando dalla seconda meta del '400.
Nel 1475 risultava risiedere a C. Magister Manuele di Angelo da Padova, che prendeva in affitto per sé ed i suoi eredi una casa a Montone, di proprietà del monastero di S. Benedetto di Gubbio. Quattro anni più tardi, viveva nella località il feneratore Musetto di David di Borgo Sansepolcro, che possedeva beni immobili nella località ed esercitava operazioni di banco anche a nome dei fratelli Manuele e Abramo. Alcuni anni dopo (1486), Manuele (e i fratelli) risultavano ancora impegnati nella gestione del banco locale, che, successivamente, cedevano a Giuseppe di Salomone da Gubbio.
Papa Innocento VIII assolvò nel 1488 il comune e gli uomini di C. per aver firmato una condotta di poter prestare a C. con Giuseppe da Gubbio e Musetto di Davide da Borgo an Sepolcro.
Nel 1491, il vescovo di Città di Castello ordinava a Josef di Samuele da C. di non ricevere ulteriormente denaro in deposito da cristiani, di non prestare a interesse e di non ricevere cristiani a casa sua, pena una multa di 100 fiorini.
All’inizio del XVI secolo, risultava risiedere a C. Giacobbe di Bonaventura da Arezzo. Qualche anno più tardi (1513), viveva a C. Abramo di Giacobbe di Bonaventura ; all’incirca nello stesso periodo risultava stanziato a C. anche Elia di Castiglione Aretino.[1] In seguito, Ebrei originari di C. figureranno essersi stanziati a Città di Castello e a Perugia.[2]
Nel 1541 gli ebrei di Perugia, Umbria. il ducato di Spoleto, Città di Castello, Montone e C. furono istruiti dal cardinale Guido Ascanio Sforza, camerlengo papale, di convenirsi a Trevi per risolvere la questione del pagamento delle tasse alla camera pontificia.[3]
Gli ebrei di C., come i loro correligionari nell'Umbria, Stato della Chiesa, ecc., furono tassati dalla stessa camera anche negli anni seguenti. Nel 1544 Abraam di Citerna, Moyse da Iesi e Pacifico di Città di Castello, tutti a C., pagavano 50.7.6 scudi per due vigesime.[4] Inoltre pagavano la "tassa turca" e partecipavano alla tassa imposta sugli ebrei di Roma per i giochi di Agone e Testaccio, nonché la tassa per la proroga dei privilegi ed il "perdono generale di tutti i delitti". Nel 1550 i rappresentanti di C. ed altre comunità furono il medico Laudadeo de Blanis e Camillo di Angelo da Foligno.[5]
[1] Toaff, The Jews in Umbria, docc. 1690, 1766, 1899, 1915, 1986, 2131, 2259, 2278; Simonsohn, Apostolic See, Docc. 1099, 1143.
[2] Ivi, docc. 2338, 2453, 2635, 2644.
[3] Simonsohn, Apostolic See, Docc. 2073, 2085, 2199, 2212.
[4] Ivi, Doc. 2412. Ved. anche Doc. 2752.
[5] Ivi, Docc. 2945, 2969, 2973-4, 2993, 3004, 3166.