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Argenta (ארג'נטה)
In provincia di Ferrara, circa a metà strada tra Ferrara e Ravenna, sorge lungo l'argine del fiume Reno.
Dopo essere stata sotto il dominio bizantino ravennate, passò definitivamente alla Casa d’Este nel secolo XIV; verso la fine del secolo XV e l'inizio del successivo, fu danneggiata a varie riprese dai nemici degli Estensi e, dopo la morte di Alfonso d'Este (1598), passò sotto il dominio pontificio (sino al 1796).
Secondo uno storico locale "sin dall'anno 1408, con suo decreto del 29 d'Ottobre, aveva conceduto il Marchese Niccolo ad alcuni Ebrei di tenere in Argenta [un] bancum praestiti".[1] Da un documento risulta vivesse ad A., nel 1416, tale Leone (Yehudah), fratello di Beniamino di Aleuccio (Elia) da Perugia, banchiere in Mantova.[2] Un altro Ebreo di A. di cui ci e rimasto il nome e Daniele di A., il cui figlio, Vitale, figura tra gli Ebrei, cui, nel 1446, era stata data la concessione del banco feneratizio di Sermide.[3]
Nel 1451, il marchese Borso aveva ottenuto da Roma il diritto legale di concedere il soggiorno e di accordare la protezione agli Ebrei che stavano affluendo nel suo stato e che si stanziavano in una serie di località, tra cui A.[4]
Nel 1520, Monoch Abraam di Cologna, residente ad A., riceveva il permesso papale per tenere una sinagoga nella sua abitazione e di godere, inoltre, dei privilegi concessi agli Ebrei di Ferrara, compreso il permesso di servirsi di balie cristiane.[5]
All'inizio del suo governo, nel 1534, Ercole II, confermando il previlegio accordato dal padre e dal nonno agli Ebrei, elencava tra gli stanziamenti ebraici nel suo dominio anche A.[6]
Secondo uno storico locale, l'istituzione del Monte di Pietà, nel 1557, avrebbe provocato la cessazione dell'attivita feneratizia ebraica ad A. e, di conseguenza, l'abbandono della località da parte degli Ebrei. Tuttavia, durante la prima metà degli anni Sessanta del XVI secolo, è attestata la presenza ad A. di un Ebreo d'origine iberica, tale Samaria "Arabonis", marito di Letizia del fu Navarro, anche lei "de Spania", che sembra, invece, aver risieduto a Pisa.[7]
Da due rogiti notarili, uno del 1529 e l'altro del 1584, risulta che nella contrada di Buonborghetto o porta Inferiore era ubicato, sin dall’epoca della sua istituzione ad A., il banco feneratizio, e che l'edificio era anche; la dimora degli Ebrei che lo gestivano.[8]
Bibliografia
Bondoni, S.M., Busi, G. (a cura di), Cultura ebraica in Emilia-Romagna, Rimini 1987.
Colorni, V., Judaica Minora, Milano 1983.
Kaufmann, D., "Contributions à l'histoire des Juifs en Italie", REJ XX (1890), pp. 34-72.
Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963.
Luzzati, M., La casa dell'Ebreo, Pisa 1985.
Simonsohn, S., History of the Jews in the Duchy of Mantua, Jerusalem 1977.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 volls, Toronto 1988-1991.
[1] Bertoldi, Memorie storiche d'Argenta, III, parte II, p. 101, cit. in : Bondoni-Busi ( a cura di) Cultura ebraica in Emilia-Romagna, p. 35.
[2] Simonsohn, Mantua, p. 202, n. 17.
[3] Colorni, "Gli Ebrei a Sermide, cinque secoli di storia", in Judaica Minora, p. 410.
[4] Milano, Storia degli ebrei in Italia, p. 202.
[5] Simonsohn, The Apostolic See and the Jews, History, p. 129; Ivi, Documents,
doc. 1287.
[6] Kaufmann, "Contributions a l'histoire des Juifs en Italie", p. 52.
[7] Luzzati, La casa dell'Ebreo , p. 130.
[8] Bertoldi, op. cit., p. 101; p. 150, cit. in : Bondoni- Busi ( a cura di), op. cit., pp. 35-36.