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Rovereto (רווורטו)
Provincia di Trento. Situata allo sbocco della Vallarsa e della valle di Terragnolo nella Val Lagarina, sorge poco lontano dalla sponda sinistra dell’Adige. D’origine romana, fu occupata nel 1416 da Venezia che la tenne sotto il suo dominio per circa un secolo, accordandole alcuni privilegi. Nel 1487 passò temporaneamente in mano ai Tirolesi e nel 1509 andò sotto il diretto dominio dell’Austria che, nel 1564, l’aggregò al Tirolo.
Una Comunità ebraica a R. doveva essere forse costituita da tempo se, durante il processo per il presunto omicidio rituale di Trento, il commissario papale De’ Giudici vi si ritirò per continuare le indagini[1], provocando la reazione del vescovo di Trento che, in una lettera dell’ottobre 1475 allo Zovenzonius, affermava ubi non solum Judaei, sed ipse potestas causam Judaeorum defendit ( dove non solo gli ebrei, ma lo stesso podestà difendono la causa degli ebrei)[2].
Durante l’assedio lungo più di un mese, posto dai tirolesi, nel 1487, la città fece voto di espellere i feneratori ebrei se fosse riuscita a liberarsi dagli assedianti, ricevendo dal senato veneziano l’assenso a tale decisione[3]. Tuttavia, gli israeliti si adoperarono a tal punto per impedire la cacciata che, nel 1491, Ser Benedict Serbatus fu inviato a Venezia per compiere i passi necessari all’espulsione, onde evitare che la città venisse punita dalla collera divina per l’inadempienza del voto.
Ciononostante gli ebrei rimasero a R., continuando ad esercitarvi la loro attività, come attesta la seduta del Consiglio cittadino del 1499, in cui si tornava sulla necessità di adempiere al voto, ponendo fine alla presenza e all’usura ebraiche.
Presumibilmente, solo dopo questa ulteriore energica presa di posizione, gli ebrei lasciarono la città: la preoccupazione che non vi tornassero indusse i cittadini di R. a porre come condizione della capitolazione del 1509 a Massimiliano I che li Zudei mai possi star in la terra di Roverè[4].
Tuttavia, alcuni ebrei dovettero essere nuovamente presenti, anche se in modo saltuario, mentre, a partire dall’inizio del XVI secolo, una presenza ebraica sporadica veniva ammessa in altre località del Tirolo, come attestano le reazioni suscitate dalla tassa pro capite (Leibzoll), di cui si fece promotore Abraham di Bolzano.
Nel 1560 esisteva un banco da prestito ebraico a R., di proprietà di Salomone de Sacerdoti: quando questi si battezzò ne fece dono alla moglie Usellina ed ai figli rimasti ebrei[5].
In qualità di rappresentante dei correligionari tirolesi, Abraham nel 1573 si appellò all’arciduca Ferdinando II per deprecare il comportamento dei doganieri di R. che pretendevano il pagamento della tassa pro capite (20 corone per gli ebrei a cavallo e 10 per quelli a piedi) che, se risultava accettabile per i forestieri, era di grande peso per quelli che risiedevano nella zona (ad Ala e a Mori erano, infatti, ebrei nel corso del XVI secolo)[6]. Le autorità confermarono, tuttavia, tale imposta[7].
BibliografiaMilano, A., Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963.
Scherer, J.E., Die Rechtsverhältnisse der Juden in den deutsch-österreichischen Ländern, Leipzig 1901.
Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, 4 voll., Jerusalem 1982-1986.
[1] Si veda alla voce “Trento” della presente opera.
[2] Scherer, J.E., Die Rechtsverhältnisse der Juden, p. 616.
[3] Sulla decisione di cacciare i feneratori ebrei, cfr. Gar e Cresseri, Statuti della città di Rovereto 1425-1610, Trento 1859, pp. 140-142; p. 145; p. 158, citato in Scherer, J.E., op. cit., p. 617, nota 1; cfr. Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, p. 207.
[4] Scherer, J.E., op. cit., p. 618; cfr. Milano, A., op. cit., p. 207.
[5] Simonsohn, S., Milan, doc. 3139.
[6] Scherer, J.E., op. cit., pp. 619-620; cfr. Milano, A., op. cit., p. 209.
[7] Scherer, J.E., op. cit., p. 620.