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Provincia di Udine. Chiamata in latino Portus Naonis, è sita nella pianura friulana, ma non lontana dalle Prealpi, su una riva circondata da terreni acquitrinosi alla destra del Noncello (antico affluente del Naone). Le prime notizie su P. si possono far risalire agli inizi del secolo XIII, quando sono attestati gli sforzi dei suoi abitanti - assoggettati alla giurisdizione spirituale e temporale dei patriarchi di Aquileia - per liberarsi, con l'aiuto dei Trevisani, del patriarca Peregrino che l'aveva assediata. Occupata dai Trevisani, fu saccheggiata e incendiata per vendetta dal patriarca Bertoldo. Risorta dalle rovine, passò nel 1269 alla Casa di Stiria, nel 1276 a quella d'Austria e fu poi feudo del conte di Porcia sino al 1351. Dopo varie vicende, nel 1420 non riconobbe, come invece tutto il resto del Friuli, il dominio veneto, ma si conservò suddita della Casa d'Austria sino al 1508, quando fu occupata dai veneziani e data in feudo al loro capitano
Bartolomeo d'Alviano. Nel 1537, estinta la famiglia degli Alviano, la Serenissima vi mandò un nobile con il titolo di provveditore e capitano. Da allora P. seguì le sorti della Repubblica veneta.
Il primo accenno alla presenza ebraica a P. risale al 1399, quando l'ebreo Samuele, presumibilmente d'origine tedesca, ottenne l'autorizzazione decennale all'esercizio esclusivo del credito su tutto il territorio compreso intra Tulmentum et Liquentiam[1]. A P. gli ebrei - in grande maggioranza provenienti dalla Svevia e da Strasburgo, dopo la cacciata seguita all'accusa di avvelenamento dei pozzi - si stabilirono in un caseggiato ancor oggi esistente, posto dietro la chiesa di S. Marco[2]. Oltre a Samuele, altri banchieri esercitarono nella località: Viviano, che gestiva un banco anche nel castello di Porcia, Grossin, Mandolino, Venturin, Benedetto, Moisè e Orso Della Mano (da la Mano). Viviano (Uri, Shraga), feneratore d'origine tedesca, viene menzionato in un documento del 1452 con cui il Comune di P. vietava a lui e alla famiglia di usufruire del bagno dei cristiani, salvo il venerdì[3]. L'esame della condotta di Orso della Mano, datata novembre 1590, rivela punti in comune con quelle concesse più in generale, dalla fine del Trecento in poi, agli ebrei ashkenaziti stanziatisi nell'Italia settentrionale: anzitutto, abbiamo la clausola che tutela la sicurezza del banchiere, della sua famiglia e del suo patrimonio, il rispetto del sabato e l'approvvigionamento di carne casher[4], nonché la tutela del feneratore e dei suoi familiari contro chi tentasse, con la forza, di indurli ad assistere alla predica[5]. Un articolo della condotta di Orso menziona, poi, il diritto di esclusiva non solo rispetto all'attività feneratizia, ma rispetto a qualsiasi altra: pertanto, a P. non vi fu mai più di una famiglia ebraica, salvo l'eccezione costituita dal periodo in cui vi era un medico che, però, venne cacciato. Il tasso di interesse era fissato al 12%, sia per i cittadini che per i forestieri, mentre chi impegnava era tenuto al pagamento di un soldo limitatamente al primo pegno, per venire incontro alle spese di amministrazione del prestatore (evidentemente uguali per i pegni di scarso o notevole valore). Della Mano si tramandarono il banco di padre in figlio e lottarono strenuamente contro l’istituzione del Monte di Pietà da parte dei Battuti[6].
Bibliografia
Lucchetta, M., Messer Orso della Mano 'Banchiero Ebreo' in Pordenone, in Itinerari III (luglio 1969), pp. 31-36.
Toaff, A., Migrazioni di ebrei tedeschi attraverso i territori triestini e friulani tra XIV e XV secolo, in Todeschini, G.- Ioly Zorattini, P.C.( a cura di), Il mondo ebraico. Gli ebrei tra Italia nord-orientale e Impero asburgico dal Medioevo all'Età contemporanea, Pordenone 1991, pp. 5-29.
[1] Lucchetta, M., Messer Orso Della Mano,'banchiero Ebreo' in Pordenone p. 31; cfr. Toaff, A., Migrazioni di ebrei tedeschi attraverso i territori triestini e friulani tra XIV e XV secolo, p. 6.
[2] Ibidem.
[3] Che lo dito zudio ne algun de la soa fameia [...] non vada al bagno dei cristiani, salvo che lo venerdì, riportato in Lucchetta, M., I banchi ebraici di prestito su pegno. Contributo per una storia del credito in Friuli e a Pordenone in particolare, tesi di laurea, Università di Venezia 1968-69, p. 958, citato in Toaff, A., op. cit., p. 26, nota 26.
[4] La clausola riguardante l'osservanza del sabato, delle festività ebraiche e delle prescrizioni della Legge ebraica era presente anche nella condotta di Viviano del 1452. Toaff, A., op. cit., p. 11.
[5] Sulla clausola delle condotte con gli ebrei d'origine tedesca a tutela contro il proselitismo più o meno forzato, sia nei confronti di adulti che di minori, cfr. Toaff, A., op. cit., pp. 10-11.
[6] Lucchetta, M., Messer Orso 'banchiero ebreo' in Pordenone, pp. 31-36.