Malta

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Malta, l'isola maggiore dell'omonimo arcipelago, ha in buona parte condiviso le sorti della Sicilia sin dall'antichità, ed è stata una terra demaniale. La presenza ebraica è attestata qui dai tempi dei Romani: a quell’epoca risale, infatti, un epitaffio giunto sino fino a noi e dedicato ad  un gerusiarca e a sua moglie,una presbitera. Altri frammenti di lapidi sepolcrali furono, poi, scoperti sull’isola e attestano l'esistenza di un cimitero, e di conseguenza di una comunità ebraica, a Rabat (Malta), anche se non possono dirci di più[1].

Dobbiamo aspettare molti secoli prima di trovare ulteriori testimonianze della presenza ebraica a M. e precisamente il XIII secolo, quando l'abate Giliberto, in una relazione all'imperatore Federico II (1245 circa), riferisce che vi sono 25 famiglie ebree a Malta e 8 a Gozo[2]. Nella seconda metà del '200, inoltre, per alcuni anni R. Abraham Abulafia (il mistico) con un gruppo di discepoli abitò nella minuscola isola di Comino, situata fra Malta e Gozo[3].

Il primo documento d'archivio che faccia riferimento ad ebrei di M. risale, però, al 1372, anno in cui re Federico III (IV) metteva a disposizione della comunità un pezzo di terra per costruirvi un cimitero. Di contro, già in periodi precedenti, possiamo rintracciare ebrei originari di quest’isola in varie parti della Sicilia[4].

Gli ebrei di M. e G. furono esposti a quelle che erano le ormai abituali vessazioni perpetrate durante la Settimana Santa, ma qui, a causa della distanza dal governo centrale siciliano, maggiori potevano essere le difficoltà di ottenere protezione dallo stesso. Le autorità maltesi, infatti, non sembrarono dimostrarsi molto utili in questo senso, ed anzi talvolta furono le prime a mettere in atto misure anti-ebraiche. Così accadde sia nel 1403 che nel 1434, mentre nel 1458 cercarono di creare una zona separata e recintata per ospitare gli ebrei e ne ottennero licenza dal re. Contrario a tale progetto si dimostrò, però, il viceré Lopes Ximenes Durrea ed esso cadde nel vuoto, con le sole eccezioni costituite della concessione di allontanare le dimore degli israeliti dalle chiese e delle restrizioni a danno dell’ attività dei venditori ambulanti ebrei[5].

Il gruppo ebraico di M. continuò, quindi, ad abitare di fatto insieme ai cristiani nei  quartieri siti a Mdina, la città vecchia, ed a Birgu (in entrambi i luoghi vi furono delle sinagoghe), e a Gozo nel quartiere situato a Rabat (l’odierna Victoria).

Gli ebrei di M. e di G. esercitavano tutti i mestieri consueti dei correligionari siciliani, compresi l'artigianato e il commercio (quest’ultimo anche su scala internazionale), la medicina e così via, e mantennero sempre stretti legami con la Sicilia.

Unico personaggio di spicco dell’ebraismo maltese fu Maestro Abraham Safaradi, medico, rabbino e giudice, che fu capodegli ebreidelle isole durante gli ultimi decenni della loro dimora e medico ufficiale di Malta.

Le liste per l’esazione delle tasse, compresa quella “d’uscita” motivata dall’espulsione, evidenziano, infine, come la comunità ebraica delle due piccole isole fosse tra quelle di media grandezza del Regno[6].    

 


[1] Ferrua, Malta, p. 513; Noy, Jewish Inscriptions 1, p. 221 e segg.; Simonsohn, Jews in Sicily, Doc. 10; Roth, Jews of Malta, p. 187 e segg.; Wettinger, Jews of Malta, p. 6 e segg. Sui rapporti degli ebrei con l'autorità, con le istituzioni comunitarie ed altri aspetti si veda la voce relativa alla città di Palermo.

[2] Simonsohn, Jews in Sicily, Doc. 221; Winkelmann, Acta Imperii I, p. 713 e segg.

[3] Simonsohn, Jews in Sicily, vol 1, Introduction, p. LII e segg.; Id., Abraham Abulafia in Sicily, p. 330 e segg.

[4] Simonsohn, Jews in Sicily, Doc. 408, 812, 850, 901, 905, 906 (Maltesi in Sicilia), 981 (cimitero); Bresc, Frederick IV, p. 197.

[5] Simonsohn, Jews in Sicily, Doc. 1678, 2400 (vessazioni), 3395, 3412, 3582a, 4446 (restrizioni).

[6]Mulè, Ebrei tra Siracusa e Malta, p. 101 e segg. (commercio internazionale);  Wettinger, Jews of Malta, p. 104 e segg. (Safaradi);  Simonsohn, Jews in Sicily, Doc. 5766 (tassa).

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