Orvieto

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Orvieto

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Orvieto (אורווייטו)

Provincia di Terni. Costruita sull’ampia sommità di un caratteristico colle, formato alla base da argille plioceniche e sopra da un pancone di tufo vulcanico. Di origine etrusca, fu un libero Comune nel secolo XII e passò poi alla Chiesa nel 1367. Fu turbata dalle lotte intestine sino al 1448,  data della  definitiva dedizione a Niccolò V. Fu sede di delegazione e capoluogo della quinta provincia dello Stato della Chiesa sino al 1798.

Il primo cenno a una presenza ebraica a O. risale al 1297 e consiste nella condotta (per la durata di quattro anni) stipulata dal Comune con alcuni feneratori ebrei e, in seguito,  rinnovata per altri sette anni[1].  Nuovi capitoli furono proposti nel 1313 da Moisè, Emanuele e Beniamino di Diodato, Abramo, Aleuccio e Diodato figli del detto Moisè, Elia di Manuele, nonché Salomone di Leo ed eredi. Il Comune li accettò in cambio di un prestito di 15.000 fiorini[2]

Dopo svariati decenni di assenza di documentazione, la  presenza ebraica affiora nuovamente in un documento del 1387,  in cui viene ricordato  Musetto di Aleuccio da O., residente a Bologna[3]

Nel 1396, un gruppo di ebrei viterbesi si trasferì ad O., aprendovi un banco feneratizio[4].

L’ascendenza orvietana di israeliti attivi in altre città umbre viene menzionata in una serie di documenti che vanno dal 1435 al 1552[5].

Vengono indicati come residenti a O.,  nel 1440,  i fratelli Daniele e Manuele di Sabato, mentre, venti anni più tardi, viene ricordato un Mele di O.[6].

Nella seconda metà del XV secolo  ebbe  luogo a O. una disputa tra Elia di Beniamino da Genazzano e il francescano fra Francesco da Acquapendente[7]

Nel 1463 venne data conferma dell’istituzione del Monte di Pietà che avrebbe dovuto supplire al fabbisogno creditizio della popolazione, liberando la città dall’usura ebraica[8]. Nove anni più tardi,  due gruppi di ebrei di Viterbo e Toscanella (Tuscania) ottennero, però, conferma della condotta e di altri privilegi oltre che a Viterbo, a O. e altrove nei territori della Chiesa[9]

Gli israeliti locali, suddivisi in 2 nuclei familiari, sono poi nuovamente ricordati nel 1470, in un registro di collettorie della Camera Apostolica, quando corrispondevato un tributo di circa 2 ducati[10].

Nel 1512 il medico Mosè de Blanes (Blanis) e soci firmarono patti con la comunità di O., con il beneplacito dell’autorità pontificia, ricevendo l’assicurazione che sarebbero stati sottoposti solo alla giurisdizione  papale e dodici anni più tardi, allo stesso Mosè venne concessa l’esenzione dalle tasse e l’assicurazione che sarebbe stato sottoposto solo al giudizio del  Camerlengo papale. Nel 1526 il de Blanis e soci  ricevettero una tolleranza valida dieci anni per fenerare ad O., in conformità con la condotta già firmata con la città[11].

Nel 1528 la Comunità ebraica di O. ricevette l’esenzione dalle tasse imposte agli abitanti del Patrimonio della Chiesa e di Viterbo. Essa, inoltre, fu esentata dalla giurisdizione dell’autorità civile, al pari degli altri cittadini di O. e venne disposto che il vicario del vescovo di O. e altre autorità ecclesiastiche agevolassero  gli ebrei orvietani nel beneficare della concessione[12].

Nel 1530 fu permesso al figlio di Mosè de Blanis (Blanes), Laudadio, di essere esaminato in medicina e, se avesse superato favorevolmente tale esame, di ricevere il titolo dottorale, unitamente al permesso di curare anche pazienti cristiani. Nel  1536 e nel 1538, il vescovo di O. ed il suo vicario furono incaricati di essere i soli giudici degli ebrei locali[13].

Nel 1537 lo stesso Laudadio de Blanis di O. fu incaricato dell’esazione della vigesima dai correligionari del Patrimonio, in seguito al suo impegno di pagare 250 scudi e lo stesso incarico gli venne conferito nel 1543[14].

Nel 1542, inoltre, egli, insieme alla famiglia ed ai soci, aveva ricevuto una “tolleranza” quinquennale per fenerare a O., con o senza banco: il permesso di fenerare e la conferma dei privilegi accordati già a suo padre, Mosè de Blanis, furono confermati otto anni più tardi[15].

Dal 1542 al 1546 gli ebrei di O. furono sottoposti al pagamento della vigesima[16] e nel 1546 una speciale  tassa fu imposta a loro ed ai correligionari del Patrimonio per la guerra in Germania. Sappiamo, poi, che Samuele di Salomone da Turano fu preposto all’esazione della tassa imposta agli ebrei di alcune località, tra cui O., che sarebbe stata  pagata qualche mese dopo[17].

Nello stesso anno venne, inoltre, elargita una “tolleranza” a Mosè di Sabato di Nola e ad Abramo di Angelo di S. Miniato, con i familiari e soci, per  tenere  un banco feneratizio a O., secondo i patti stipulati con gli altri israeliti. L’anno successivo analoga  licenza, con scadenza quinquennale, fu concessa a Benigno David da Turano e al suo entourage[18].

Nel 1550 vennero prese disposizioni per non tassare ulteriormente gli ebrei di O., dal momento che dovevano pagare la  vigesima, della cui esazione fu incaricato, poco dopo, il Fiorentino Francesco de’ Nobili: la vigesima venne imposta agli ebrei di O. anche nel 1551[19]. Nello stesso anno (1551), in settembre,  fu vietata l’attività feneratizia ebraica a O., pena 2.000 ducati di  multa, mentre il  Consiglio e i Conservatori cittadini vennero autorizzati a stanziare un fondo di 400 scudi per far fronte alle necessità creditizie della popolazione. Il mese successivo, Mosè di Beniamino da Turano, appellatosi alla Camera Apostolica, ne ricevette aiuto per recuperare un credito presso due cittadini e, pochi giorni dopo, ottenne una “tolleranza” triennale per prestare, insieme al fratello Isacco, a O. o altrove nello Stato Pontificio[20].

Poco dopo la metà del XVI secolo, venivano menzionati Mosè di Sabato di Nola e Eliseo di Mosè  di Trevi come residenti a O.[21].

Nel 1552 Salomone di Benigno da Turano, residente a O., ricevette la laurea in medicina dall’Università di Perugia e l’anno successivo risultava risiedere nella località umbra e tenervi il banco Mosè di Benigno di Turano, presso cui investiva il già ricordato medico Laudadio de Blanis, all’epoca residente a Perugia[22].     

Nell’elenco delle sinagoghe che dal 1560 al 1569 pagavano la tassa per la Casa dei Catecumeni di Roma figurava anche O. con un contributo di 10 e, poi, di 12 scudi[23].

Gli ultimi accenni ad una presenza ebraica ad O. – sebbene per un periodo di tempo limitato – si hanno nel 1687, quando un gruppo di israeliti (presumibilmente di origine romana) riceveva  il permesso di recarsi ad alcune fiere, tra cui a quella di O.: la stessa situazione è attestata da un documento posteriore di sei anni[24].

         

Bibliografia

Bergmann, J., Deux polémistes juifs italiens, in REJ  XL (1900).

Esposito, A., La presenza ebraica in una regione pontificia nel tardo medioevo: il patrimonio di S. Pietro in Tuscia e Viterbo, in Gli ebrei nello Stato Pontificio fino al Ghetto, Atti Italia Judaica VI (1995), Roma 1998, pp. 187-203.

Fumi, L. ( illustrazioni e note), Codice diplomatico della città di Orvieto, Firenze 1884.

Pavoncello, N., Il IV Centenario dell’espulsione degli ebrei dalla Campagna Romana”, in Israel LIV, nº16 (20 Febbraio 1969).

Rezasco, G., Segno degli Ebrei, Genova 1889.

Roth, C., Il primo soggiorno degli Ebrei a Viterbo, in RMI XX (1954).

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.

Toaff, A., Gli ebrei a Perugia, Perugia 1975.

Toaff, A., The Jews in Umbria, 3 voll. Leiden, New York, Köln 1993-1994.

 

[1] Archivio Storico di Orvieto, Riformagioni del Comune di Orvieto, anno 1297, carta 32, ms.;  anno 1301, c. 59 e seg., citato in Rezasco, G., Segno degli Ebrei, p. 86, note 4 e 5.

[2] Fumi, L. ( illustrazioni e note), Codice diplomatico della città di Orvieto, p. 419 ( da  Riformagioni , anno 1313, X, carta 57). Dei capitoli è riportato il contenuto,  non il testo integrale.  Cfr anche Esposito,A., La presenza ebraica in una regione pontificia nel tardo Medioevo, p. 188.

[3] Toaff, A., The Jews in Umbria, doc. 483, Nota.

[4] Roth, C., Il primo soggiorno degli Ebrei a Viterbo, in RMI XX (1954), p. 369. Cfr. anche Esposito, A., op. cit., p. 189.

[5] Toaff, A., The Jews in Umbria, doc. 892, 1038, 1090, 1277, 1373, 1916, 1953, 1961,2053, 2072, 2073, 2089, 2101, 2227, 2338, 2384, 2395, 2453, 2457, 2480, 2487, 2539.

[6] Ivi, doc. 968,  1307.

[7] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, History, p. 328; Bergmann, J., Deux polémistes juifs italiens, in REJ  XL (1900), pp. 188-205. Su Elia da Genazzano, cfr. Cassuto, U., E.J . alla voce  “Genazzano, Elijahu Chajim ben Benjamin”.

[8] Simonsohn, S., op. cit., doc. 894.

[9] Ivi, doc. 962, 964. Cfr. anche Esposito, A., op. cit., p. 198.

[10] Esposito, A., op. cit., pp. 190-191.  

[11] Ivi, doc. 1212, 1309, 1372; sulla famiglia de Blanis, vedi Toaff, A., Gli ebrei a Perugia, p. 162.

[12] Simonsohn, S., op. cit. doc. 1382.

[13] Ivi, doc. 1483, 1791, 1878.

[14] Ivi, doc. 1836, 2309. Nel doc.  2309 Laudadio viene indicato come da Viterbo. 

[15] Ivi, doc. 2098, 2927.

[16] Ivi, doc. 2175, 2179, 2211, 2362, 2493, 2598.

[17] Ivi, doc. 2628, 2639, 2651.

[18] Ivi, doc. 2658, 2715.

[19] Ivi, doc. 2889, 2894, 2972, 3005.

[20] Ivi, doc. 3025, 3032, 3033.

[21] Toaff, A., Umbria, doc. 2514, 2522, 2585.

[22] Ivi, doc. 2547,  2562.

[23] Pavoncello, N., Il IV Centenario dell’espulsione degli ebrei dalla Campagna Romana”, in Israel LIV, nº16 (20 Febbraio 1969), p. 3.

[24] Ivi, doc. 2804, 2807.

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