Velletri

Titolo

Velletri

Testo

Velletri ( [1]ביליטרי  וילטרי,)

Provincia di Roma. Sorge sulla via che dai Colli Albani scende lungo il margine della Pianura Pontina dirigendosi a Terracina. Fu staccata da Gregorio IX da ogni dipendenza dalla città di Roma e posta direttamente sotto il papato. Sino all’inizio del XIV secolo V. mantenne piena autonomia, ma durante il periodo avignonese il Comune di Roma prese il sopravvento. V., però, riacquistò la primitiva posizione con il ritorno della Sede Apostolica in Italia e nel XVI secolo passò sotto il dominio della Chiesa[2]

 

Gli Ebrei risultano stanziati a V. sin dal XIV secolo, quando vivevano riuniti in una comunità con propri rabbini, esercitando il commercio del denaro e pagando un tributo annuo al Comune e a Roma. Nel 1391 i Conservatori e i Banderesi, per ricompensare l’obbedienza al Comune, concessero ai veliterni e agli ebrei qui residenti la facoltà di recarsi a Roma o nel suo territorio, senza subire molestie, nonostante i processi in corso  e le sentenze pronunziate contro il Comune o i singoli ( processi che, durante lo scisma e la lotta tra il  papato e la città, furono numerosi). In questa occasione gli ebrei furono obbligati a contribuire finanziariamente ai giochi di Testaccio (mentre i veliterni vennero costretti a partecipare ai giochi stessi)[3].  Nel 1401 fu, poi, concesso agli ebrei locali di limitare il proprio contributo fiscale al pagamento imposto al Comune e venne concessa loro l’esenzione dal segno[4]. Dopo la metà degli anni Venti del secolo, inoltre, il medico ebreo veliterno Emanuele di Magister Menaguzoli ricevette licenza quinquennale per curare pazienti cristiani.[5]

Nel 1443 gli israeliti di V. firmarono insieme ad alcuni correligionari di altre città l’accordo con la Camera Apostolica per abrogare i provvedimenti restrittivi della bolla di Eugenio IV[6] e, da un documento del 1472, risultavano quattro case ebraiche a V[7].

Nel 1542 Elia di Montopoli e Leone da Ceprano, feneratori a V., ricevettero la tolleranza per operare come cambiavalute nel loro banco[8], ma l’anno successivo il neofita Domenico Sancio (ex Prospero di Musetto da Piperno) ebbe l’incarico di indagare in merito alle accuse di frode e di immissione di monete false mosse contro gli ebrei di una serie di località, tra cui V[9].

Nei secoli XV e XVI gli ebrei di V. furono obbligati a vivere in un dato luogo della città, protetti dalle leggi locali, come risulta dal III Capitolo degli Statuti, che imponeva  alle autorità di difenderli da ogni violenza, ingiuria o vessazione e stabiliva che dovessero essere riconosciuti come cittadini.

Nel 1547, dietro proposta dei feneratori Simone de’ Benedetto di Civita, Beniamino de’ Melone da Marino, Magister Elia Benedetto da Montopoli e Salvatore di Abramo di Cori, fu concessa agli Ebrei l’apertura di un banco feneratizio, per prestare ai locali all’interesse del 24% annuo (per prestiti inferiori a 3000 scudi) e del 50% annuo (per le somme dai cinque giulii in giù)[10].

Gli Ebrei continuarono ad esercitare l’attività feneratizia sino al 1552, quando il Comune deliberò di espellerli, sostituendoli con un Monte di Pietà, che, tuttavia, funzionò stabilmente solo nel XVII secolo.

A quanto si deduce dalle fonti, un’espulsione vera e propria qui non ebbe luogo o, comunque, non tutti gli ebrei abbandonarono la località, dato che, nel 1559, l’Università degli Ebrei di V. fornì a proprie spese la bandiera della milizia cittadina, stipendiandone il tamburino e, dal 1558 al 1571, sono registrate svariate circoncisioni in loco[11].

Nell’elenco delle sinagoghe che pagarono il tributo alla Casa dei Catecumeni di Roma negli anni 1560-1565, quella di V. figura con 10 e poi 12 scudi[12].

Nel 1569, Pio V decretava l’espulsione di tutti gli ebrei dallo stato pontificio, ad eccezione di Roma e Ancona; tuttavia, dall’elenco delle circoncisioni menzionato sopra, si deduce che a V. fossero state concesse sino al 1571 delle proroghe al decreto, per cui gli israeliti dei paesi vicini si sarebbero riuniti nella località in attesa di trovare una sistemazione definitiva altrove[13].

Numerosi ebrei di V. si trasferirono a Roma, come attesta il cognome “Velletri” presente fra gli ebrei romani sino al  XX secolo[14].

Dopo che papa Sisto V ebbe accordato agli ebrei di vivere nelle città e “castelli” dello stato pontificio, nel 1586, si ritrovano presenze ebraiche a V. : nel 1587, vennero date concessioni per aprire banchi feneratizi ad Angelo, figlio del rabbino Ventura, ad Angelo del fu Lustro, a Crescenzio da Ceprano (Frosinone), a Gioello De Melozzo e a Leuccio di Angelo De Lea[15].

Gli ebrei rimasero a V. sino all’espulsione definitiva dalle località dello Stato Pontificio (salvo Roma, Ancona ed Avignone) decretata da Clemente VIII  nel 1593.[16] 

 

Quartiere ebraico

Il quartiere ebraico era ubicato nella Decarcia Portella-Collicelo (o Colicello), tra le vie della Stamperia, della Trinità e del Serpe[17].

 

Sinagoga

La sinagoga era ubicata in via della Stamperia; nel XX secolo, dell’antico edificio era rimasta in piedi una delle pareti esterne, con in cima un rosone a forma di stella di Davide ( Maghen David)[18].

 

Vita culturale

Tra il 1418 e il 1424 Meshullam Forte di V., figlio di Yehiel di Terni, copiò alcuni codici  contenenti le preghiere penitenziali (Selichoth) secondo il rito romano, la Logica di Petrus Hispanus; la seconda parte del formulario delle preghiere o Machazhor secondo il rito romano e un altro Machazhor, sempre di rito romano[19].

Il manoscritto in lingua italiana, ma in caratteri ebraici, facente parte della biblioteca di Shemuel David Luzzatto, contenente il testo Chokhmat Nashim ( La saggezza delle donne) fu scritto a V. nel 1565 (in onore della moglie del rabbino Mordekhai Dato) dal rabbino Yehiel Manoscrivi, che soggiornò nella località per un periodo.[20]

 

 

Bibliografia

 

Esposito, A., Una descriptio relativa alla presenza ebraica  nel Lazio meridionale nel tardo Quattrocento, in Latium, Rivista di Studi Storici, 2 (1985), pp. 151-158.

Freimann, A., Jewish Scribes in Medieval Italy, in
Alexander Marx Jubilee Volume
, New York 1950, pp. 231-342.

Gabrieli, A., Alcuni Capitoli del 1547 per un Banco di prestito a pegno tenuto dagli Ebrei in Velletri, Velletri 1917

Loevinson, E., La concession  de banques de prêts aux Juifs par les Papes des seizième et dix-septième siècles, in REJ XCV (1933), pp. 23-31.

Pavoncello, N., Il IV Centenario dell’espulsione degli Ebrei dalla Campagna Romana, in  Israel LIV, nº 16 ( 20 Febbraio 1969).

Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V, in Lunario Romano 1980: Rinascimento nel Lazio, Roma 1980, pp. 47-77.

Pavoncello, N., Gli ebrei nella provincia romana, in Le Judaisme Sephardi, 31 (Janvier 1966), pp. 26-30.

Pavoncello, N., Ricordi di ebrei in Velletri, in RMI39 (1973), pp. 359-368.

Ravenna, A., Appunti storici sulle comunità del Lazio, in RMI 17 (1951), pp. 305-311; pp. 377-382.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.

Tersenghi, A., Il Monte di Pietà di Velletri ed i suoi capitoli costitutivi del 1402, in Archivio della r. Società Romana di Storia Patria, Vol. XLI, fasc. I-IV (1918).

Vogelstein, H.- Rieger, P., Geschichte der Juden in Rom, Berlin 1895.

 

 


[1] La traslitterazione  ביליטרי  viene riportata in Freimann, A., Jewish Scribes in Medieval Italy, in
Alexander Marx Jubilee Volume
, p. 296, nº 313.  

[2] Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V, p. 74.

[3] Falco, G., Il Comune di Velletri nel Medioevo, in Archivio della Società Romana di Storia Patria, XXXVI (1913), pp. 412-13; pp. 439-40, cit. in Pavoncello, Le comunità  ebraiche laziali, pp. 73-74.

[4] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 497. La comunità di V. e, talvolta, alcuni ebrei singoli a V. vengono menzionati più volte nei documenti relativi alle tasse, tra cui la vigesima e la tassa speciale per le spese turche (1542)  nell’arco degli anni dal 1486 al 1544. Ivi, doc. 1061, 1095, 1316, 1778, 2076, 2130, 2133, 2186, 2302, 2306, 2313, 2413, 2423, 2424, 2553.

[5] Ivi,doc. 638.

[6] Vogelstein, H.- Rieger, P., Geschichte der Juden in Rom, Berlin 1895, II, p. 12; per i  particolari relativi alla bolla, si veda la voce “Roma” della presente opera. 

[7] Esposito, A., Una descriptio relativa alla presenza ebraica  nel Lazio meridionale nel tardo Quattrocento, in Latium, Rivista di Studi Storici, 2 (1985), p. 155.

[8] Simonsohn, S., op. cit., doc. 2158, 2160, 2178.

[9] Ivi, doc. 2517.

[10]  Ivi, doc. 2698; Gabrieli, A., Alcuni Capitoli del 1547 per un Banco di prestito a pegno tenuto dagli Ebrei in Velletri, Velletri 1917, pp. 11-16; per il testo dei capitoli, si veda ivi, pp. 21-35; Tersenghi, A., Velletri e le sue contrade, Velletri 1910, citato in Pavoncello, N., Ricordi di ebrei in Velletri, p. 360,  n. 7. I Capitoli e i paragrafi degli Statuti di V. riguardanti gli ebrei, tratti dalla ristampa del 1752 del testo stampato nel 1544 a V., sono stati riportati dal Pavoncello, ivi, pp. 364-368. Tra l’altro, vi si legge che gli ebrei non potevano pigiare uve pregiate, ma solo il mosto; era proibito alle donne cristiane di allattare  bambini ebrei; era proibito agli ebrei e alle ebree di lavorare dentro e fuori delle proprie case di domenica e nei giorni delle principali festività cristiane; era proibito agli ebrei di uscire di casa il Venerdì Santo, senza il permesso delle autorità locali, sino al termine delle pubbliche funzioni nelle chiese. Le trasgressioni a tali divieti sarebbero state punite con multe pecuniarie.  Un Capitolo – De Sciattatione -  era dedicato alla macellazione rituale,secondo le disposizioni dei Priori; un altro Capitolo proibiva alle donne ebree di portare ornamenti d’oro e d’argento sugli abiti. Come segno di riconoscimento le ebree dovevano portare sul capo un velo di color croco e gli ebrei un tabarro rosso (dal quale i medici, tuttavia, erano esonerati). Era proibito agli ebrei di costruire o riparare fonti o strade cittadine (salvo quelle relative  alle proprie vie e abitazioni); infine, prima di intraprendere qualsiasi opera, essi dovevano giurare sulle Sacre Scritture di non agire con falsità, inganno o malizia.

Negli anni Quaranta del XVI secolo, si trova un altro cenno all’insediamento di V., quando, nel 1542, il banchiere romano Salomone di Magister Isacco Zarfatti pagava la vigesima alla Camera pontificia per conto della comunità di V. (Vogelstein-Rieger, op. cit. , II, p. 118). Cfr. Pavoncello, N.,Gli ebrei nella provincia romana, p. 30, n. 36 (dove viene citata l’opera di Vogelstein e Rieger, con  un errore nell’indicazione della pagina).        

[11] Pavoncello, N., Ricordi di ebrei in Velletri, p. 361 (v. , in particolare, ivi,  nn. 8 e 9); Idem, Le comunità ebraiche laziali, p. 75; cfr. il registro delle circoncisioni eseguite da Yehiel Coen Manoscrivi, in  Ravenna, A., Appunti sulle comunità del Lazio, pp. 306-308. Sul Monte di Pietà di V., cfr. Tersenghi, A., Il Monte di Pietà di Velletri ed i suoi capitoli costitutivi del 1402, in Archivio della r. Società Romana di Storia Patria, Vol. XLI, fasc. I-IV (1918).

[12] Tali dati si rilevano dal Memoriale indirizzato alla “Ill.ma Congregazione particolare deputata dalla SS. Di N.S. Pio VI”, nel 1789, basato dall’archivio della chiesa della Madonna dei Monti, alla voce “Sinagoghe”, per gli anni 1560-1565, citato da Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali, p. 48. I dati del Memoriale relativi a V. sono riportati in Pavoncello, N., Il IV Centenario dell’espulsione degli Ebrei dalla Campagna Romana, p. 3.

[13] Ravenna, A., Appunti sulle comunità del Lazio, p. 381.

[14] Pavoncello, N., Ricordi di ebrei in Velletri, p. 361; Idem, Le comunità ebraiche laziali, p. 75.

[15] Loevinson, E., La concession  de banques de prêts aux Juifs par les Papes des seizième et dix-septième siècles, p. 28. Angelo figlio del rabbino Ventura, Gioiello e Leuccio risultavano residenti a Roma prima del Breve di Sisto V ( Pavoncello, Ricordi di ebrei in Velletri, p. 362).

[16] Pavoncello, N., Ricordi di ebrei in Velletri, p. 362.

[17] Ivi, p. 368.

[18] Ibidem.

[19] Freimann, A., op. cit., p. 296, nº 313.

[20] Pavoncello, N., Ricordi di ebrei in Velletri, p. 362 (nota); Ravenna, A., op. cit., p. 305.

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