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Toscanella (Tuscania)
Provincia di Viterbo. Sita in un area abitata già in epoca preistorica, T. fu insediamento etrusco e poi romano e dalla fine dell’VIII secolo entrò a far parte del Patrimonio della Chiesa. Divenuta libero comune nel XII secolo, fu conquistata nel successivo da Federico II di Svevia e ritornò sotto il controllo della Chiesa solo nel Trecento. Nel 1421 T. per volere di Martino V divenne una contea, della quale fu investito Angelo Broglio da Lavello.
Una presenza ebraica, di provenienza romana, è attestata ad A. almeno dai primi decenni del Trecento[1].
Nel 1430 abitava a T. Mele di Leo di Zacharia, che era allora in litigio con Dattolo di Concilio e suo figlio Abramo, anche loro residenti qui: Papa Martino V incaricò Giovanni Cicchini, vescovo di Viterbo, di indagare in merito e punire i colpevoli[2].
Nel 1437 Jacob di Consiglio da T., abitante a Padova, era tra i concessionari della prima Condotta di prestito stipulata per la città di Firenze[3], dove anche nei decenni successivi è riscontrabile la presenza di ebrei provenienti da questa località. Jacob, nello specifico, era sposato con Dolce di Daniele di Vitale da Pisa e negli anni ’60 del Quattrocento risultava già defunto[4].
Gli israeliti locali, suddivisi in 4 nuclei familiari, sono poi nuovamente ricordati nel 1470, in un registro di collettorie della Camera Apostolica, in cui compaiono Manovello e Mele da T., che versano, rispettivamente, un tributo di 41 e 42 ducati[5].
Una famiglia di banchieri ebrei abitava a Viterbo e T. intorno al 1472: ci sono per quell’epoca noti i nomi dei fratelli Mele, Manuele[6] e Abramo di Leutio, Angelo di Mele[7] e Salamone di Manuele, e Isaia e Servideo di Abramo, prestatori a Viterbo, Orvieto, T.[8] e altrove nello Stato della Chiesa. Papa Sisto IV confermò ai banchieri la loro condotta ed altri privilegi, e, inoltre, concesse loro un'amnistia[9].
Nei primi del '500 abitava a T. Servideo David, medico, al quale Papa Giulio II dette il permesso di curare i cristiani[10].
Bibliografia
Cassuto, U., Gli ebrei a Firenze nell'età del Rinascimento, Firenze 1918.
Esposito, A., La presenza ebraica in una regione pontificia nel tardo medioevo: il patrimonio di S. Pietro in Tuscia e Viterbo, in Gli ebrei nello Stato Pontificio fino al Ghetto, Atti Italia Judaica VI (1995), Roma 1998, pp. 187-203.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.
[1] Esposito,A., La presenza ebraica in una regione pontificia nel tardo Medioevo, p. 187 e nota 2.
[2] Simonsohn, S., The Apostolic See, doc. 676.
[3] Cfr. Cassuto, U., Gli ebrei a Firenze nell'età del Rinascimento, Firenze 1918, pp. 119-131.
[4] ASFi, NA, n. 16824, Ser Pietro di Antonio da Vinci, cc. 244r/245v e segg.
[5] Esposito, A., op. cit., pp. 190-191.
[6] Questi doveva trovarsi a Firenze nel 1470 (cfr. ASFi, NA, n. 16824, Ser Pietro di Antonio da Vinci, cc. 522v/526r).
[7] Questi doveva trovarsi a Firenze nel 1477 (cfr. ASFi, NA, n. 16831, Ser Pietro di Antonio da Vinci, cc. 238v/239r).
[8] Cfr. Esposito, A., op. cit., p. 198.
[9]Simonsohn, S., The Apostolic See, doc. 964-5. Mele prestava anche a Lucignano. Ivi, doc. 1025.
[10] Ivi, doc. 1190.