Proceno

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Proceno

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Provincia di Viterbo. Centro agricolo dei Monti Volsini, a ridosso del confine del Lazio con la Toscana, fu ereditato dalla Chiesa dopo la morte di Matilde di Canossa. Lo ebbero vari feudatari e dal XVI secolo gli Sforza di Santa Fiora, ma nel 1669  tornò alla Camera Apostolica[1].

 

Nel 1534 Meluccio di Mosè di Pitigliano ottenne la conferma, valida cinque anni, della condotta per un banco di prestito sottoscritta con gli abitanti di P., che fu rinnovata per altri cinque anni nel 1539. L’attività bancaria della famiglia perdurò nel borgo: nel 1566, infatti, è noto un Crescenzio di Meluccio da Proceno, il quale con i suoi soci di banco Simone, Rubino, Meneseo e Flaminio, pagò 10 fiorini per la tassa d’ingresso nella città di Castro[2].

Crescenzio di Meluccio, insieme con Bonaiuto di Laudadio, esercitò il prestito anche nella vicina Onano, pure feudo degli Sforza. In questa cittadina abitò e operò dal 1604 al 1619 il banchiere Ventura di Simone de Pomis, nipote del medico ed intellettuale David de Pomis di Spoleto (1525-1593)[3].

 

 

Bibliografia

 

Mancini, B.,  Le comunità ebraiche nelle terre di rifugio del Patrimonio tra XVI e XVII secolo, in Biblioteca e Società 22 (2003), pp. 4-13.

Nutarelli, C., Proceno (Porsena): memorie storiche, Acquapendente 1932.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.

Vismara, E., Proceno : nella storia, nell'arte, nel costume, Proceno 1983.

 

 


[1]Nutarelli, C., Proceno (Porsena): memorie storiche, Acquapendente 1932; Vismara, E., Proceno : nella storia, nell'arte, nel costume, Proceno 1983.

[2]  Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 1647, 1916; Mancini, B., Le comunità ebraiche, p. 7.

[3] Mancini, B., Le comunità ebraiche, p. 11.

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