Cava dei Tirreni

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Cava dei Tirreni

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Provincia di Salerno. La città è situata alle falde orientali dei Monti Lattari, nel solco vallivo che mette in comunicazione la piana del Sarno con il Golfo di Salerno. Di origine medievale, Cava crebbe con la fondazione della vicina abbazia benedettina della SS. Trinità, a cui fu donata nel 1058 da Gisulfo II di Salerno. Il borgo s'ingrandì e divenne il centro amministrativo dei vasti possedimenti dell'abbazia e uno dei maggiori centri commerciali della regione[1]. Nel 1532 con i casali era censita per 2112 fuochi fiscali.

 

Nel 1484 esisteva a C. un banco di prestito gestito da un Amodio, il quale dava in custodia i pegni al correligionario Simone a Napoli: è da ritenere che i due avessero costituito una società e che una filiale di questa fosse gestita da Simone nella capitale. Nella tassazione del 1486 sono notati, per complessivi 76 ducati, «Amadeo et Leone in civitate Cave». Attivo nel prestito era nel 1493 un Iosep, al quale il capitano della città sequestrò certi pegni su richiesta di Agamennone de Marinis: Il sequestro era l'ultima di una serie di vessazioni e ammende che il capitano infliggeva pretestuosamente agli ebrei locali, i quali ricorsero alla Camera della Sommaria e ottennero un forte intervento di tutela[2].

Di rilevante interesse per l'attività feneratizia degli ebrei a C. sono gli atti del notaio cavese Pietro Paolo Troise, dei quali esiste anche un fascicolo, in latino e in volgare, contenente gli estremi contrattuali dei due soci giudei Gabriele e Mosè per i giorni 17-19 febbraio 1495. Per un così breve tempo è riportata la schedatura di ben 309 partite, per ciascuna delle quali vengono ricordati i  nomi dei mutuatari, l'ammontare della cifra prestata, i pegni e la scadenza del debito. Il documento è importante anche sotto un altro aspetto: esso serve, infatti, ad attribuire ai banchieri ebrei attivi qui un grosso codice cartaceo conservato nella Badia di C. (Ms. 637/67). Il manoscritto, di 400 carte, è in caratteri rabbinici di tipo sefardita, ed è composto di due registri: il primo, mutilo delle prime 100 carte, è datato agli anni 1492 -1495 e il secondo, mutilo delle prime 34 carte e con altre lacune, è datato agli anni 1494-1495. Anche qui troviamo la registrazione dei mutuatari, l'ammontare del mutuo e la descrizione, assai particolareggiata, dei pegni[3]: l'attribuzione a C. è suggerita dalla presenza fra i mutuatari degli stessi nomi presenti nel fascicolo del notaio Troisi ed è quindi probabile che proprietari dei registri fossero gli stessi due banchieri Gabriele e Mosè.

 

Bibliografia

 

De Benedetti, S., Un manoscritto cavense in caratteri ebraici, in Archivio Storico per le Province Napoletane 8 (1883).

Genoino, A.,  Scritti di storia cavese,  a cura di T. Avagliano, Cava dei Tirreni 1985.

Marucchi, C., I registri di prestatori ebrei come fonte storica, in Materia giudaica 9 (2004), pp. 65-72.

Patroni Griffi, F., Il banco dei pegni di Cava dei Tirreni del 1495. Premessa di A. Leone su  Gli ebrei e l'economia cittadina cavese, Cava dei Tirreni 1985.

Patroni Griffi, F., Il banco di Gabriele e Mosè. Un registro di pegni del 1495, Cava dei Tirreni 2000.

Silvestri, A., Gli ebrei nel Regno di Napoli durante la dominazione aragonese,  in Campania sacra 18 (1987)


[1] Cfr. Genoino, A.,  Scritti di storia cavese, pp. 31-57.

[2]Silvestri, A., Gli ebrei nel Regno di Napoli durante la dominazione aragonese, p. 56.

[3]Cfr. De Benedetti, S., Un manoscritto cavense in caratteri ebraici, pp. 766-770

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