Castellamare di Stabia

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Castellamare di Stabia

Testo

Provincia di Napoli. Sita nell’angolo sud-est del golfo di Napoli, ai piedi del monte Faito, si sviluppò  nel IX secolo attorno a un castello eretto ad difesa di una fonte. Gli Angioini la cinsero di mura e ampliarono il castello ed il porto[1]. Subì gravi devastazioni nel corso del conflitto fra la casa d'Angiò e gli Aragonesi e durante la guerra franco-spagnola (prima metà del sec. XVI). Città vescovile, nel 1443 fu tassata per 393 fuochi e nel 1532 per 753.

 

Sul finire del 1492 giunsero a C. alcuni ebrei profughi dalla Sicilia, i quali si lamentarono che il doganiere li aveva costretti a pagare diritti per le lenzuola, i materassi e le altre suppellettili di casa portate per loro uso. Le lamentele riguardavano anche Cola de Positano, padrone della nave su cui avevano viaggiato, e due suoi complici, i quali si erano appropriati di molte robe dei profughi, pur avendo questi pagato il nolo pattuito. La Camera della Sommaria accolse i ricorsi e ordinò di restituire agli ebrei le somme indebitamente esatte e le robe di cui erano stati privati.

Nel 1493 era attivo a C. l’ebreo aragonese Mosse Xemorro, che sembra fosse debitore insolvente nei confronti di Raffaele de Guglielmo e Andrea di Gerona. Qui incontrò problemi anche Ysac Albalia, il quale chiese nel 1494 che la propria causa fosse rimessa alla Camera della Sommaria[2].

Nell’ultimo decennio del XV secolo operavano a C. i banchi di Ventura de Salerno, Mayr Cosen e Moyses Toledano. Il primo ricorse nel 1490 presso la Sommaria per ottenere la restituzione, con gli interessi, del denaro che aveva prestato al consiglio cittadino. Nel 1494 la stessa Camera ordinò di trattare Mayr Cosen e sua madre come cittadini di C. e non come forestieri in ordine a certe robe vecchie di lino e di lana che essi avevano venduto per pagare la loro rata della tassa di 4.000 ducati imposta ai giudei del Regno. Quando nel 1495 si sparse la notizia dell’impresa di Carlo VIII di Francia contro la casa d’Aragona, i due vollero trasferirsi in una località più sicura e invitarono con pubblici bandi i debitori a riscattare i pegni, mentre Moyses Toledano  decise invece di restare nella città e subì il saccheggio. Avendo però anch’egli avvertito in tempo i debitori, ottenne nel 1496 un intervento della Camera della Sommaria a suo favore contro il capitano di C. che voleva costringerlo a restituire i pegni che gli erano stati sottratti nel saccheggio o a risarcirne il valore[3].

 

Bibliografia

 

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei a Napoli e in Campania nei secoli XV-XVI, in Sefer Yuhasin, 12 (1996).

Colafemmina, C.,  Documenti per la storia degli ebrei in Campania (IV), in Sefer Yuhasin 7 (1991).

Di Capua,F.,  Dall’antica Stabia all’odierna Castellammare, Napoli 1936.

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915.

 

 

 


[1] Cfr. Di Capua,F.,  Dall’antica Stabia all’odierna Castellammare, Napoli 1936.

[2] Colafemmina, C.,  Documenti per la storia degli ebrei in Campania (IV), pp. 27-28, 30-31, doc. 11-12, 16; Id., Documenti per la storia degli ebrei a Napoli e in Campania nei secoli XV-XVI, p. 14, doc. 8.

[3] Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei a Napoli cit., pp. 21-22, 30, 32-33, doc. 19, 31, 34; Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, pp. 81-82, 140-141, 197-198.

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