Lucera

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Lucera

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Provincia di Foggia. Fondata dai Dauni su di un’area abitata già in epoca neolitica, fu una colonia latina con il nome di Luceria, divenne poi municipio romano e fu innalzata a capoluogo della provincia di Apulia da Costantino (III secolo). Distrutta dai Bizantini nel 663, L. risorse con gli Svevi: qui Federico II trasferì i saraceni di Sicilia, che si sarebbero poi ribellati agli Angioini nel 1300, trovando la morte. Con l’avvento degli Aragonesi, infine, il centro divenne importante soprattutto per la transumanza, essendo uno dei capi del tratturo di Castel di Sangro. 

Una gruppo ebraico a L. era presente nel XIII secolo, come si desume dalle conversioni avvenute nel 1294[1] e, ancor prima, dal fatto che questo fu il luogo scelto da alcuni israeliti nel 1292 per sfuggire ad un’ondata persecutoria messa in atto dai domenicani[2].

Il nucleo era poi attestato nel XV secolo[3]: sappiamo, ad esempio, che nel 1452 Rafael Zaghi di Faenza vendette qui a Mordekay di Viterbo la “Bibbia ebraica sefardita” (ms. α T.3.8 della Biblioteca Estense di Modena)[4], che nel 1476 gli ebrei ottennero con un privilegio del re Ferrante l’esenzione dall’obbligo di accompagnare lo stendardo alle fiere che si fossero svolte di sabato[5] e che nel 1472 Yeudah b. Shelomoh da Camerino copiò qui per Rafael Kohen da Lunel, residente a Manfredonia, la cronaca Yosippon[6].

Nel 1454, intanto, le autorità ecclesiastiche avevano preso a regolamentare rigidamente i matrimoni tra  cristiani novelli, i quali apparivano ancora legati all’ebraismo.

Nel generale clima di ostilità degli inizi del XVI secolo, gli israeliti di L. sono nuovamente testimoniati nell’atto di sottoporre, come quelli di Gerace, le proprie lamentele alle autorità[7].

Nel 1526 l’Università di L. si rivolse alla Sommaria, accusando un prestatore locale di esigere tassi d’interesse troppo alti: il compito di risolvere la questione fu affidato al capitano della città, che avrebbe dovuto imporre al banchiere di seguire le norme vigenti in tutto il Regno[8].

Nel 1538 un Maumecto di L. risultò coinvolto, con i soci Moyse Alfa di San Severo e Samuele Abravanel, in una causa concernente 50 carri di grano da gli stessi acquistati alla fiera di San Giovanni Rotondo[9].

 

Bibliografia

Abulafia, D., Il Mezzogiorno peninsulare dai bizantini all’espulsione (1541),  in Vivanti, C. – Romano, R. (a cura di), Gli ebrei in Italia, Storia d’Italia Annali 11, Torino 1996-1997, pp. 5-44.

Colafemmina, C., Ebrei a Lucera nei secoli XV-XVI, in Motta, A. (a cura di), Della Capitanata e del Mezzogiorno. Studi per Pasquale Soccio, Manduria 1987 (L’Identità 4), pp. 29-40.

Colafemmina, C., The Jews in Calabria, Leiden-Boston 2012.

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia Meridionale dall’età romana al secolo XVIII, riedizione a cura di Filena Patroni Griffi, Napoli 1990.

Manchia, G. - Serini, D., Comunità Ebraiche e Giudecche nella Puglia Medievale, in Studi Salentini , 68 (1991), pp. 128–75.

Patroni Griffi, F., Una controversia tra Samuele Abravanel e i massari di Foggia (1538-1548), in Sefer Yuhasin, XIII (1997), pp. 35-44.

Tamani, G., Manoscritti e libri, in L’ebraismo dell’Italia Meridionale, IX Congresso Internazionale dell’Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo (Potenza – Venosa, 20-24 settembre 1994),  Galatina 1996, pp. 225-240.

 

[1] Cfr. Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 62 e nota 62.

[2] Abulafia, D., Il Mezzogiorno peninsulare, p. 19.

[3] Ferorelli, N., op. cit., pp. 111-112 nota 158.

[4] Tamani, G., Manoscritti e libri, p. 230.

[5] Colafemmina, C., The Jews in Calabria, doc. 185.

[6] Tamani, G., Manoscritti e libri, p. 230.

[7] Ferorelli, N., op. cit., p. 212 e nota 82.

[8] Manchia, G. – serini, D.,  Comunità ebraiche e Giudecche, p. 136

[9] Patroni Griffi, F.,Una controversia, pp.35-44. Cfr. anche la voce “San Severo” della presente opera.

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