Melfi

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Melfi

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Melfi

In provincia di Potenza, sulle pendici settentrionali del massiccio del Vulture. Si sviluppò nell’alto medioevo sul sito di antichi insediamenti. Conquistata dai Normanni nel 1041, divenne capitale del nuovo stato. Nel 1231 Federico II di Svevia vi promulgò le sua celebri Costituzioni (Liber Augustalis). Sede vescovile. Nel 1443 fu censita per  631 fuochi fiscali, nel 1494 per 558.

La prima notizia sulla comunità ebraica a Melfi è costituita dalla donazione che Ruggero, duca di Puglia, fece di essa al vescovo locale nel 1093. La donazione, insieme con i proventi che ne derivavano, fu confermata da Pasquale II nel 1101 e da Celestino III nel 1193. Secondo Beniamino da Tudela, tra il 1159 e il 1167 la comunità era composta da circa 200 ebrei, a capo dei quali c’erano Rabbi Achima‘az, Rabbi Natan e Rabbi Isaq[1]. E’ probabile che all’origine della comunità ci siano stati anche ebrei profughi della vicina Venosa, distrutta nella seconda metà del IX secolo  nel corso delle guerre tra  cristiani e musulmani  che funestarono la regione.

Nel 1276 e nel 1277 Melfi e i suoi giudei erano in testa nei cedolari fiscali della Basilicata, segno del benessere economico di cui godeva allora la città[2]. Ai giudei, comunque, non mancavano difficoltà, come attesta l’intervento della Regia Corte a loro difesa nel 1270 contro i soprusi del castellano[3].

Il 2 febbraio 1291, festa della Purificazione di Maria, ci fu nel villaggio di Gaudiano, soggetto al vescovo di Melfi, il battesimo solenne del medico chirurgo Durante di Provenza. Il neofito prese il nome di Roberto, in omaggio al figlio di Carlo II d’Angiò che aveva assistito al rito[4]. Fu il preludio di quello che dopo qualche anno sarebbe avvenuto a Melfi. Nel 1294, infatti, sotto la pressione degli Angioini, oltre settanta ebrei, abbracciarono il cristianesimo e furono esentati dal pagamento delle tasse[5]. Nello stesso anno tre ebrei di Melfi furono annoverati tra i neofiti di Salerno con i nuovi nomi di  Elia, Matteo e Adenolfo[6]

Con gli Aragonesi (1442) la comunità si presenta ricostituita e reinserita nei ruoli fiscali[7]. Negli anni 1454-55 fu a Melfi il medico Isaq b. Shelomoh del Barri, che vi copiò il Gioiello perfetto, opera medica di  Abul Al Kassim Ezzarawi, nella traduzione ebraica di Meshullam b. Ionah. Committente del manoscritto fu David b. Menachem Zarfati di Tricarico[8].

Nel 1475 sorse una controversia con l’università a motivo di una imposizione di dazi, da cui gli ebrei ritenevano di essere esenti. La controversia fu portata a Napoli davanti alla Camera della Sommaria, che deve avere dato ragione ai giudei. Essa, infatti, ordinò alla comunità di risarcire il correligionario Iosep delle spese sostenute nella sua missione a Napoli, mentre gli ebrei nulla dovevano all’università per le spese che questa aveva a sua volta sostenuto per la lite[9].

Nel 1494, quando già  si lamentavano disordini provocati dalla notizia che Carlo VIII di Francia si era mosso alla conquista del Regno, ci furono due ricorsi presso la Camera della Sommaria da parte di un Benveniste e suo fratello e di un Iacob de Trines. Non si conoscono i motivi dei ricorsi; la Sommaria, comunque, ordinò al capitano di Melfi di risolvere i due casi secondo giustizia e sulla base dei privilegi concessi ai giudei[10].

Ripristinato il dominio aragonese, la comunità di Melfi compare nel 1498 debitrice nei confronti della Regia Corte di 5 ducati e 2 tarì e mezzo, residuo dell’anno fiscale precedente (settembre 1496-agosto 1497)[11].

L’insediamento più antico degli ebrei a Melfi era nella parrocchia di san Pietro, denominata per tale motivo “de Iudeis”. Documenti dei secoli XVI e XVII tramandano il toponimo rurale “Ralla, o “Valle”, delli Judei”[12]. La località si trovava immediatamente fuori le mura, presso Porta Troiana, e ospitava probabilmente il cimitero della comunità.

Cesare Colafemmina

[1] Benjamin of Tudela,  Itinerary, p. 9; Colafemmina,  L’itinerario pugliese, pp. 85-

[2] RCA  XLVI, pp. 196, 214, 273, nn. 4, 9, 21.

[3] RCA IV, p. 155, n. 1035.

[4] RCA XXXV, p. 214, n.

[5] Ferorelli,  Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 55; RCA XLVI, p. 155, n. 686.

[6] RCA XLVI, p. 85, n. 359.

[7] Ferorelli,  Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 163.

[8] Sirat, Beit-Arié,  Manuscrits médiévaux, I, 103.

[9] ASNapoli, Sommaria, Partium 11, fol. 179v.

[10] ASNapoli, Sommaria, Partium 39, foll. 160v-161r (21 maggio 1494); 41, fol. 165r.

[11] ASNapoli , Sommaria, Tesorieri e  Percettori di   Basilicata  1454, fol. 22v.

[12] E. Navazio,  Le carte del Capitolo Melfitano alla metà del XVI secolo, in «Radici. Rivista lucana di storia e cultura del Vulture» 12 (1993), p. 104.

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