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Provincia di Alessandria. Per molti secoli capitale del Monferrato, C. è di origine romana e passò ai marchesi del Monferrato e dai Paleologi ai Gonzaga. Nella guerra di successione dei Gonzaga C. fu assediata a lungo nel 1630, mentre nel 1703 passò ai Savoia.
Il primo insediamento di ebrei a C. risale agli anni trenta del '400. Nel 1490 viene ricordato Raffaele de Balla, figlio de Manasse, debitore di una quantità di ducati d'oro. L'anno seguente Raffaele, temporaneamente a Genova, venne nominato procuratore di un correligionario a Napoli. Nel 1509 Guglielmo IX Paleologo concesse ad un gruppo di ebrei il consueto privilegio di stabilirsi e negoziare nel paese e gli israeliti furono impegnati nel commercio di merce e nel prestito di denaro[1].
Nel passaggio del Monferrato al governo dei Gonzaga (1536) gli ebrei di C. subirono due saccheggi ad opera delle truppe combattenti. Federico e Margherita Gonzaga, marchesi del Monferrato, rinnovarono nel 1539 i privilegi degli ebrei senza introdurre cambiamenti e a ciò seguì, intorno al 1560, una conferma degli stessi da parte dei duchi Guglielmo e Margherita. Allo stesso tempo i Gonzaga imposero agli ebrei le restrizioni ecclesiastiche ed il segno giallo in particolare ed essendo signori anche di Mantova e del territorio mantovano si può evidenziare una grande vicinanza tra la storia degli ebrei delle aree interessate dal loro dominio. Dal punto di vista giuridico, a C. (ed in tutto il Monferrato) ci fu un conservatore degli ebrei che fungeva da "prottetore" e amministrava la giustizia[2].
Sembra che nella seconda metà del '500 la condizione degli ebrei mutasse in peggio: nel 1555 si ebbe un altro saccheggio del quartiere ebraico a C. e da allora aumentarono le persecuzioni anche da parte degli ufficiali del duca. Ciò accade sotto i regimi di Guglielmo e di suo figlio Vincenzo I, sebbene fossero, allo stesso tempo, rinnovate tutte le "tolleranze". Svariati incidenti, poi, verificatisi nei primi anni del '600 richiesero la pubblicazione di gride e l'adozione di altri mezzi da parte del duca per calmare l’agitazione anti-ebraica. L'assedio di C. durante la guerra di successione dei Gonzaga fu sospeso con l'armistizio (firmato sotto C. il 30 settembre 1630), che salvò la Comunità ebraica da ulteriori oltraggi: questo fatto fu celebrato dagli ebrei casalesi come un "Purim locale", celebrato per generazioni[3].
I duchi della casa di Nevers, Carlo I ed i suoi successori, rinnovarono i privilegi degli ebrei di C. ed il tempo passato sotto il loro dominio viene descritto come un periodo positivo per gli israeliti, che, però, con la guerra di successione di Spagna, passarono sotto il dominio di casa Savoia[4].
I Savoia non introdussero cambiamenti notevoli e confermarono i privilegi dei loro predecessori. Nonostante ciò, la situazione subì un ulteriore deterioramento con la introduzione del ghetto nel 1724 – una tra gli ultimi ad essere istituiti in Italia. Il ghetto (durato alcuni anni) ebbe effetti negativi sugli affari e sulla condizione economica e sociale degli ebrei del luogo. Come altrove in Italia, l'occupazione francese liberò gli ebrei di C. e li fece godere dell'uguaglianza civile della prima emancipazione. Il ghetto e le restrizioni furono ristabilite, comunque, durante la Restaurazione[5].
L'economia
Già da principio fu concessa agli ebrei di C. la libertà di commercio, compreso quello del denaro, nonché l'esercizio delle arti e dei mestieri. Il volume del commercio ebraico fu notevole, in particolare per quanto riguarda le vettovaglie. Alla metà del '600 gli ebrei Jona Clava e Salomone Jona furono i principali mercanti di grano ed insieme ad altri correligionari furono coinvolti nell’appalto del dazio, sia in compagnia di cristiani che da soli. I Clava e Jona appartenevano alle famiglie ebree più importanti di C., come del resto i D'Italia da Mantova, che tennero la zecca per almeno dieci anni a partire dal 1643. Troviamo anche ebrei casalesi Maestri di posta, che correvano la strada tra C. e Milano. Altre famiglie ebraiche di spicco furono i Sacerdoti, Fano (da Mantova), Pontremoli, Morella, Segre e Pavia[6].
Gli ebrei di C. possedevano poi il monopolio del prestito di denaro, caratterizzato per lo più dal piccolo prestito su pegno o scrittura (utilizzato per somme più ingenti e per un periodo più lungo di quello su pegno) e dal credito sulla vendita di merce.
L'attività feneratizia a C. incominciò con il consueto invito rivolto al banchiere ebreo da parte del governante per garantire il credito ad intersesse in città, proibito (almeno ufficialmente) ai cristiani. Più tardi la licenza fu prorogata periodicamente, accompagnata dal permesso papale, erogato dietro pagamento alla Camera del pontefice (così il Duca si liberava da ogni scrupolo di fronte all'esercizio manifesto del prestito ad usura).
Come altrove, il prestito su pegno fu regolato da minuziosi ordinamenti, specialmente in materia dei pegni, al cui smaltimento fu legato il commercio di articoli di seconda mano. Il tasso d'interesse medio nel '500 oscillava intorno al 20% annuo e nel secolo seguente intorno al 12%. Però, di solito, i prestiti duravano non più di settimane o mesi.
Il numero massimo dei banchi ebraici nel Monferrato del '500 fu di 48, di cui 15 a C. Al principio del '600 questo numero scese a 29, tra cui 10 a C., ed il resto nella provincia. Negli anni seguenti, gli avvenimenti turbolenti provocavano la totale rovina di gran parte dei banchi e, inoltre, il Duca Vincenzo I nel 1600 sospese temporaneamente i privilegi ebraici: il decreto fu, però, presto revocato e gli ebrei si accordarono con il duca.
Oltre ai grandi mercanti ed appaltatori, nonché ai prestatori, ci furono tra gli ebrei di C. medici e insegnanti, artigiani (calzolai, fabbri, cappellai e sarti), piccoli commercianti, macellai, fornai e così via. Anche a C. ci furono molti poveri, alcuni dei quali vengono descritti come viventi alla giornata, mentre altri come percettori di elemosine[7].
Vita comunitaria
La comunità di C. fu retta da una assemblea (congrega maggiore) composta di ebrei che erano iscritti nel ruolo dei contribuenti. L'assemblea eleggeva i massari o deputati, cioè i funzionari esecutivi della Comunità. Questi avevano autorità anche sugli insediamenti ebraici del Monferrato, e perciò la congrega di C. corrispose di fatto con quella del Monferrato. L'Università Monferrato continuò la propria esistenza autonoma e separata da quella di Savoia anche dopo l'annessione.
Una congrega minore funzionava come consiglio più ristretto dell'assemblea maggiore. L'assemblea nominava gli addetti alla tassazione in presenza del conservatore. Altre cariche furono quelle dei visitatori, che dovevano ispezionare i registri per gli estimi sui quali stabilire le tasse e dei confidenti, che dovevano aver cura di riscuotere le imposte per fare i versamenti alla camera ducale. Soggetti alle tasse furono sia i banchieri che gli altri ebrei. La nomina degli addetti alla tassazione fu il maggior pomo della discordia in seno alla Comunità: i banchieri, che erano anche i maggiori contribuenti, s'impadronivano, infatti, della carica e venivano contestati dagli altri ebrei.
La Comunità di C. emanò le consuete prammatiche per moderare lo sfarzo: la prima, datata al 1590, stabiliva una pena pecuniaria per i trasgressori ed in seguito fu approvata dal Duca ed estesa a tutto il Monferrato[8].
La sinagoga di C., costruita nel 1595, era situata nel cantone Montarone, mentre il cimitero si trovava nella contrada dell'Ala. La sinagoga fu di proprietà delle suore di Santa Maria delle Grazie e si trovò al centro del quartiere ebraico in cui, in seguito, fu costruito il ghetto[9].
Demografia
Il numero degli ebrei di C. al momento della guerra del 1630 si aggirava intorno alle 500 anime. Un documento del 1690 riporterebbe la popolazione ebraica di C. come tre quarti di quella dell'intero Monferrato. Nel 1731 un censimento mostra una lista di 575 persone, cresciute a 764 due anni più tardi. Negli anni successivi la popolazione ebraica crebbe ancora e fu stimata per l'intero Monferrato in 1.285 anime nel 1761 e in 1.942 nel 1774. Perciò la popolazione di C., alla vigilia della prima emancipazione, si aggirava intorno alle mille anime. Nel 1731, poco prima del trasferimento nel ghetto, gli ebrei occupavano 562 stanze, 49 negozi, 123 granai e 153 cantine[10].
Dotti e rabbini
I membri della famiglia Segre furono tra i principali rabbini ed eruditi di C. Tra loro vi fu Giacobbe di Isacco, rabbino nella prima metà del '600. Autore d'una seliha sull'assedio di C. nel 1629. Vi fu poi Abramo di. Giuda, rabbino, poeta e bibliofilo tra XVII e XVIII secolo, menzionatò nella letteratura rabbinica del'700. Vi furono, inoltre, i Coen: Chayyim di Salomone, Josua Aron, Joseph di Azriel e Calonimos di Giacobbe nel '600.
Nel 1571 viene citato Chayyim di Lazaro Levi ed anche Sciabbadai Elchanan del Vecchio, rabbino in molte comunità italiane alla fine del '700 ed al principio dell'800, rivestì l'ufficio di rabbino a C. per un certo periodo. Alcuni membri della famiglia Chezighin furono rabbini a C. nel '600. Tra loro vi fu Jochanan Salomone e Joseph Chayyim (morto 1680-81). Rabbini a C. furono, poi, Sansone Bachi (morto 1691), allievo di Mose Zacut ed autore di vari commenti (manoscritti), Simeone Bachi, un altro Sansone Bachi, Giacobbe Jarach (1634) e Judah Chayyim Leonti Ghiron[11].
Bibliografia
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Levi, G., Le iscrizioni del sacro tempio israelitico di Casale Monferrato, Casale 1914
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Segre, R., The Jews in Piedmont, 3 voll., Jerusalem 1986-90
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Urbani, R.- Zazzu, G. N., The Jews in Genoa, 2 voll., Leiden-Boston-Köln 1999.
[1] Foa, S., Gli ebrei nel Monferrato nei secoli XVI e XVII, p. 8 e segg.; Id., Appunti d'archivio di storia ebraica monferrina, p. 113 e segg..; Urbani, R. -Zazzu, G.N., Genoa, doc. 108, 109.
[2] [2] Foa, S., Gli ebrei nel Monferrato nei secoli XVI e XVII, pp. 10 e segg., 155 e segg. basate sulla documentazione dell’ Archivio di Stato di Torino, compreso l'elenco dei privilegi concessi dai Gonzaga e dai Nevers. .
[3] Ivi, p. 16 e segg.; Joseph Ha-Cohen, La valle del pianto, p. 131;Ottolenghi, L., Brevi cenni sugli ebrei casalesi, , p. 10.
[4] Ivi, p. 20 e segg.; Segre, R., Piedmont, p. LXXIX e segg., ed i documenti citati ivi, specialmente doc. 2531, 2578; Foa, S., Appunti d'archivio, p. 116 e segg.
[5] Simonsohn, S., Il ghetto in Italia ed il suo regime, p. 270 e segg. Per il privilegio del 1768 e la sua tassa (per esempio), si veda Segre, R., Piedmont, doc. 3203.
[6] Foa, S., Gli ebrei nel Monferrato, p. 28 e segg.; Segre. R., Piedmont, doc. 2518 e passim; Urbani, R. -Zazzu, G.N., Genoa, doc. 572, 591, 1051, 1089, 1360 e passim per altri ebrei casalesi con affari a Genova.
[7] Foa, S., Gli ebrei nel Monferrato, p. 72 e segg. Si veda qui anche per il numero dei banchi di C. ed i nomi dei proprietari nel '500 e '600; Id., banchi e banchieri, passim. Per le concessioni papali si veda Loevinson, E., Concession de banques de prêts, p. 167 e segg.Per una lista delle professioni si veda Segre, R., Piedmont, doc. 2843 (1734).
[8] Foa,S., Gli ebrei nel Monferrato, p. 129 e segg. Per alcune tasse pagate dagli ebrei di C. e del Monferrato si veda ivi, p. 139 e segg. Segre, R., Piedmont, p. 1457 e segg. Al principio del '700 anche a C. fu provato il sistema di tassazione della cassella (auto-stima). Ivi, doc. 2561.
[9] Segre, R., op. cit., doc. 2859, 2882, 2958, 3129; Levi, G., Sacre iscrizioni; Ottolenghi, L., Brevi cenni sugli ebrei casalesi e sul loro sacro oratorio; Pinkerfeld, J., Sinagoghe in Italia, p. 31 e segg. Sul cimitero si veda Segre, R., op. cit.,doc. 2724, 3060, 3351.
[10] Foa, S., Gli ebrei nel Monferrato, p. 67 e segg.; Id., Appunti d'archivio, p. 120 e segg.;Segre, R., Piedmont, doc. 2808, 2843, 3157, 3260. La crescita è probabilmente dovuta, almeno parzialmente, al trasferimento di ebrei nei centri urbani in seguito alla creazione dei ghetti. Vedi per esempio Segre, R., op. cit., doc. 2812: 18 famiglie d'ebrei da fuori dovevano trasferirsi al ghetto di C. (1731).
[11] Mortara, M., Indice, pp. 5s, 13s, 30, 60, 68; Steinschneider, Cat. Bodleiana, col. 439, 1255; Nepi, G.-Ghirondi, M.S., Toldoth, pp. 4, 7, 321