San Colombano al Lambro

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San Colombano al Lambro

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Provincia di Milano. Connesso alla fondazione di Bobbio, fu donato da Liutprando al monastero di San Pietro in Ciel d’Oro, in pieno Medioevo fu distrutto dal Barbarossa ed andò in seguito ai Visconti e seguì, poi, le vicende del Ducato di Milano.

Quello di S. fu un insediamento di banchieri: il primo di essi di cui si fa menzione nei documenti fu Magister Giacobbe, che aveva in pegno diversi articoli di un homo darme del Duca Francesco I Sforza, il quale chiese che l'armigero potesse redimere i beni, nonostante che il termine fosse scaduto (1456)[1].

Nel 1464, e fino al 1476, il banchiere fu Mosè, che pagava una tassa minore di 8 soldi. Nel 1480 il suo successore fu Giacobbe, al quale fu comandato di partecipare all'assemblea degli ebrei del Ducato, che si teneva a Piacenza, mentre nel 1482 non vi fu banchiere con dimora fissa[2].

Nel 1488 un gruppo di ebrei fu bandito dal Ducato dopo essere stato accusato da un apostata di vilipendio della fede cristiana: di esso faceva parte anche Lazzaro di Mandolino, abitante a S.[3].

Un Marco da S. fu assassinato nel 1549 durante una rapina a suo danno e  il colpevole fu catturato e condannato a morte. Quando l'assassino chiese la revisione della sentenza la vedova di Marco si rivolse al Duca opponendosi[4].

Nel 1553 troviamo un altro banchiere a S., che, del resto, non fu l'unico in quell'epoca. Salomone, alias Falcone, abitante a S. fu assassinato nel 1553 vicino a Spinadesco (Cremona), mentre viaggiava in direzione di Mantova. L'anno seguente il podestà di Cremona pubblicò una grida promettendo un premio di 100 scudi a chi avesse identificato i colpevoli[5].

Banchieri a S. nel 1556 furono gli eredi di Mario, che comparvero anche fra i firmatari dell'accordo con i conservatori degli ebrei[6].

Un curiosità viene ricordata per il 1572: Margherita, madre del cardinale Carlo Borromeo, lasciò in eredità all’ebrea Anna, abitante a S., 100 scudi a condizione che si convertisse[7].

A S. abitavano comunque anche ebrei non prestatori, come Moysè di Isacco da Forlì, che commerciava in panni di lana (1568)[8].

Bibliografia

Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, 4 voll., Jerusalem 1982-1986.


[1] Simonsohn, S., Milan, doc. 447.

[2] Ivi, doc. 842, 1267, 1273, 1629, 1973, 2085.

[3] Ivi, doc. 2165.

[4] Ivi, doc. 2630, 2639, 2706.

[5] Ivi, doc. 2875, 2900.

[6] Ivi, doc. 2991.

[7] Ivi, doc. 3551.

[8] Ivi, pp. 2530, 2561, 2579.

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