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Capoluogo di Provincia. Posta pressoché al centro della pianura padana, fra il Po e le Alpi, fu l’antica Mediolanum e, nel secolo IV fu un centro di grande attività e sviluppo manifatturiero e commerciale. Dopo la morte di Teodosio, la corte imperiale restò a M., che esercitò, pertanto, una potente egemonia sull'Italia occidentale. In seguito, però, la città decadde, per poi riprendersi lentamente con il dominio bizantino, sotto il quale si evidenziò l'alto grado di autorità e di potenza cui erano giunti i vescovi, continuato, poi, soprattutto al tempo dell'invasione longobarda.
Verso la seconda metà del secolo X vi fu una ripresa della vita cittadina, mentre, tra il IX e il X i negociatores o mercanti apparvero fra i principali cittadini.
Dopo varie vicende, M. divenne Comune, mentre l'arcivescovo ne diventò, di fatto, l'autorità politica direttiva verso il principio del secolo XI.
Nel 1081 M. si volse alla parte imperiale e, dopo la resa a Federico Barbarossa nel 1162, con il trattato di Costanza (1183) si evidenziarono i punti deboli del potere arcivescovile: tuttavia, nel periodo che va dalla formazione storica e giuridica del Comune fino alla grande crisi che mise alla prova la bontà dei suoi istituti, cioè la lotta con Federico I, si rafforzò la forma di governo peculiare di M.: una Repubblica sotto la signoria dell'arcivescovo.
Dopo il riconoscimento del Comune di M. iniziò un periodo di lotte interne ed esterne, che sfociò nel passaggio alla signoria che, nel 1330, Azzone Visconti si faceva conferire. M., pertanto, divenne capitale di un esteso dominio, che giungeva sino a Verona a Est, al Monferrato a Ovest ed a Sud, in un certo momento, sino a Perugia, minacciando la stessa Firenze.
Nel 1395 Gian Galeazzo Visconti ottenne dall'imperatore il titolo di Duca di M. e, due anni dopo, di Lombardia. I successori di Gian Galeazzo furono Giovanni Maria e Filippo Maria, la cui morte, nel 1447, permise la proclamazione della Repubblica Ambrosiana, minacciata tosto da Venezia. Francesco Sforza, chiamato a difendere M., vinse i veneziani a Casalmaggiore e, dopo aver assediato la città, ne prese possesso nel 1450. Nel 1466 gli successe Galeazzo Maria, morto per mano di tre nobili congiurati nel 1476: dopo l'interregno del figlio Gian Galeazzo e della madre Bona di Savoia, Ludovico il Moro si impadronì del Ducato nel 1479.
Nel 1499 M., con il suo territorio, cadde in mano di Luigi XII, re di Francia. Ludovico tentò di riprendere lo Stato e vi riuscì nel febbraio del 1500, ma tradito, poco dopo, dagli Svizzeri, fu battuto a Novara. M. rimase ai francesi sino al 1513, quando fu preposto a reggere il Ducato Massimiliano Sforza, figlio del Moro. Francesco I, re di Francia, succeduto a Luigi XII, riacquistò, però, M., vincendo la famosa battaglia di Marignano (1515). In seguito, la città fu ripresa e passò nuovamente a Francesco II Sforza, ma nel 1526 fu assediata dalle truppe della lega di Cognac, fatto cui seguirono violentissimi tumulti popolari contro le angherie delle milizie tedesche e spagnole stabilitesi in città. Nel 1529 M. torno a Francesco II Sforza e, nel 1535, passò sotto il dominio spagnolo.
Dopo la morte di Carlo II di Spagna e la grande guerra europea detta di “successione di Spagna”, nel 1706 Eugenio di Savoia, alleato con la Casa d'Austria, divenne il primo governatore austriaco di M. Da allora, salvo una breve parentesi di tre anni (1733–1736), in cui passò al re di Sardegna, M. rimase sotto il dominio dell'Austria.
Alla fine del IV secolo, o all'inizio del V, è attestata la presenza di ebrei a M.: ci rimangono riferimenti sulle intenzioni di S. Ambrogio di bruciare una sinagoga nella città[1] e sul fatto che gli ebrei avrebbero partecipato al cordoglio per i funerali di quest’ultimo[2].
Una testimonianza più certa della presenza ebraica in loco ci viene, invece, da tre pietre sepolcrali, con iscrizioni in latino, risalenti al V e VI secolo, rinvenute nell'area cittadina[3].
A M., come altrove, gli ebrei ebbero a soffrire sotto la Chiesa, per cui il re ostrogoto Teodorico, fra il 523 e il 526, dovette assicurare loro la propria protezione contro le molestie arrecate da alcuni membri del clero troppo zelanti[4].
Nella seconda metà del VII secolo, gli ebrei di Lombardia furono perseguitati dal re Perctarit che, come riferisce un poema in suo onore, fece uccidere quanti di loro non avevano accettato di convertirsi. Tuttavia, la Comunità ebraica non sembra essere stata completamente distrutta, anche se ce ne restano poche e labili testimonianze nelle descrizioni di mercanti e agricoltori ebrei risalenti al X secolo.
Quanto alla provincia di M., risulta che il nome di Balzanella Giudea, designante un territorio sull'Olona, ubicato in Asiago, si riferisse forse, nell'Alto Medioevo, ad uno stanziamento di israeliti dediti all'agricoltura[5].
Quanto afferma, invece, il cronista milanese Cagnola, scrivendo nella sua opera che la presa di Milano da parte di Federico Barbarossa, nel 1162, fu resa possibile per tradimento facto da Giudei[6] non trova riscontro in nessuna fonte coeva all'episodio e, pertanto, è da destituire di fondamento.
Più attendibili, come testimonianza della presenza ebraica e, al tempo stesso, del fatto che gli ebrei fossero impegnati, nel 1200, nell'attività feneratizia, sono le disposizioni date da Papa Innocenzo III, circa la moratoria dei debiti nei loro confronti, che veniva concessa a quanti si facevano crociati[7].
L'impegno, assunto dal podestà di M. nel 1225, ovvero all'inizio del mandato, giurando che dovesse bandire fuora di Milano et suo contado et giurisditione tutti i giudei e gli eretici in termine di due mesi dopo il ricevuto giuramento[8], in mancanza di riprove storiche, sembra, invece, avere piuttosto il senso di una formula di rito.
Dopo un lungo intervallo, riprendono le testimonianze della presenza ebraica a M., sull’onda della diffusione di Comunità nel nord Italia nel XIII secolo, che diede nuovo impulso anche a quella della città.
Nel 1387 il Duca Gian Galeazzo Visconti garantì un privilegio per gli ebrei, originari della Germania, che avevano espresso il desiderio di trasferirsi nel suo territorio e tale privilegio venne confermato da Francesco Sforza e dai suoi successori.
Nel 1452 Niccolò V, mentre approvava il diritto ebraico a risiedere nel Ducato, autorizzò anche la costruzione di una sinagoga a M.
Dal 1489, quando fu decretata da Ludovico il Moro l'espulsione dal Ducato, la presenza ebraica venne tollerata a M. per un massimo di tre giorni: questo stato di cose si protrasse sotto gli ultimi Sforza e dopo il 1535, quando il Ducato passò alla Corona di Spagna.
Ancora nel 1541 l'Imperatore Carlo V, confermando l'autorizzazione agli ebrei a stanziarsi nel territorio lombardo, confermò il divieto circa la residenza a M., dove continuò, tuttavia, ad essere lecito un soggiorno di tre giorni, con l'esplicito divieto dell'esercizio del prestito. Tale divieto veniva applicato con maggiore o minore rigidità a seconda delle circostanze e delle necessità economiche del momento, come attestano gli svariati processi del 1553, in cui gli ebrei, accusati di fenerare a M., si discolpavano, dichiarando di ignorare d'aver commesso un reato e di aver seguito l'esempio altrui, rimasto impunito[9].
Durante questi periodi di permanenza gli israeliti alloggiavano inizialmente nell'ospizio del Pozzo, dove tenevano cameram de parte [...] et faciebant coquinam[10], ma, dal 1568, soggiornavano in una casa, sita nella parrocchia di San Giovanni Laterano, presa in affitto a questo scopo dai deputati dell'Università dello Stato, e, successivamente, sino all'espulsione, in una casa della parrocchia di San Nazaro in Brolo[11].
Dopo il 1580, la presenza ebraica a M. sembrò essere meno osteggiata, come attesta l’accordo a tenere una casa [...] ne la quale non habiti christiano alcuno, et che in quella vi possa continuamente habitare uno hebreo con uno servitore o servitrice hebrea per fare dozena et alloggiare gli altri hebrei, a' quali occorre venire a detta città[12]ed il periodo di permanenza concesso, inoltre, fu prolungato a venti giorni consecutivi[13]. Del resto, un documento del 1588 ci informa che, già da qualche anno, era stata ventilata l'ipotesi di concedere agli israeliti di insediarsi a M., previo raddoppiamento del censo annuo[14].
Tuttavia, gli eventi seguirono un altro corso e, al momento dell'espulsione nel 1597, non vi era traccia di presenza fissa nella città, anche se gli ebrei, cui fu concesso di rimanere per regolare le pendenze economiche, ricevettero il permesso di tenere una casa qui, come negli altri centri[15].
Gli ebrei ripresero a stanziarsi a M. nel 1714, quando la Lombardia divenne dominio della Casa d'Austria.
Bibliografia
Cagnola, G. P., Storia di Milano, ediz. Cantu in Archivio Storico Italiano, vol. III, 1842
Colorni, V., Judaica Minora, Ferrara 1983.
Corio, B., L'historia di Milano volgarmente scritta, Padova 1646.
Frey, J. B., Corpus Inscriptionum Iudaicarum, Roma 1936-1952.
Giulini, G., Memorie della città e campagna di Milano, Milano 1820.
Grayzel, S., The Church and the Jews in the XIIIth. Century, Philadelphia 1933.
Milano, A., Storia degli Ebrei in Italia, Milano 1963.
Ruggini, L., Ebrei e Orientali nell'Italia settentrionale tra il IV e il VI secolo d. C., in SDHI 25 (1959), 186-308.
Segre, R., Gli Ebrei lombardi nell'età spagnola, Torino 1973.
[1] S. Ambrosii, Epistolae 40, 8: Proclamo quod ego synagogam incenderim... si adiiciatur mihi cur hic non incenderim? Non è, tuttavia, chiaro, se il riferimento (hic) sia alla sinagoga del luogo in cui Ambrogio si trovava mentre scriveva (Aquileia) o a quella di M., sua residenza abituale. Cfr. Ruggini, L., Ebrei e Orientali nell'Italia settentrionale tra il IV e il VI secolo d. C., pp. 200-201; cfr. Milano, A., Storia degli Ebrei in Italia, p. 42.
[2] Paulinus Mediolanensis, Vita S. Ambrosii, p. 48. Tuttavia, questa, come altre fonti del genere, non va considerata testimonianza probante, dato il tono che la contraddistingue.
[3] Frey, J. B., Corpus Inscriptionum, I, pp. 461-462.
[4] Cassiodoro, Variae, V, 37 (a. 523-526) in Monumenta Germaniae Historica, Auctores antiquissimi, XII, pag. 163: Iudaeis mediolanensibus Theodoricus rex... opitulabitur vobis mansuetudinis nostrae postulata tuitio.
[5] Giulini, G., Memorie della città e campagna di Milano, vol. IV, p. 696. Per altre denominazioni consimili coeve, cfr. Colorni, V., Judaica Minora, p. 132, n. 15.
[6] Cagnola, G. P., Storia di Milano, ediz. Cantu in Archivio Storico Italiano, vol. III, 1842, p. 7.
[7] Grayzel, S., The Church and the Jews in the XIIIth. Century, p. 98.
[8] Corio, B., L'historia di Milano volgarmente scritta, p. 202.
[9] Segre, R., Gli Ebrei lombardi nell'età spagnola, pp. 27-28.
[10] Ivi, p. 27, nota 3.
[11] Ivi, p. 77.
[12] Ivi, p. 79.
[13] Ibidem.
[14] Ivi, p. 83, nota 3.
[15] Ivi, p. 121.