Guardamiglio

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Guardamiglio

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Guardamiglio (גוארדמיליו)

Provincia di Lodi. Posto alla periferia della romana Placentia, G. appartenne fino al 1225 al monastero di San Pietro in Ciel d’Oro. In seguito fu un feudo dei Landi di Caselle e dalla fine del XVII secolo seguì le vicende del Ducato di Piacenza.

Da  un  documento  del  1553, relativo ad  alcuni ebrei di Fiorenzuola, implicati, tra l'altro,  in una lite con dei correligionari di G., si evince la  presenza di un  nucleo ebraico in loco.

Tredici anni più tardi, nel 1567, il lodigiano Michele de Ottolengo risultava  titolare di  un banco di prestito a G.,  affidato sei anni prima ad un locale, Matheo de Baseva, con  cui ora stipulava un nuovo contratto  di gestione   per  sei  anni, associandovi anche Moisè de Alpron di Busseto e impegnandosi a  dare loro 3.000  scudi in cambio di un interesse di  390 scudi d'oro,  pagabili annualmente alle calende  di aprile.

Nello stesso 1567, però, Michele de Ottolengo morì e gli successe negli affari inerenti il banco di  G. il  figlio,  Mandolino,  doctor  legis  mosaycae,   dapprima deputato dell'Università ebraica di Lodi e, poi, di quella dello Stato di Milano,  residente a Lodi fino all'espulsione,  salvo brevi  soggiorni a  G.[1].

Nel 1570 Mandolino, agendo anche per  conto della  madre, Dulcia de Alpron,  intendeva riprendere  possesso del  banco e,  pertanto, regolò l'aspetto finanziario, accordandosi con Matheo de Baseva  e  Moise  de  Alpron. Nello stesso anno, Mandolino e fratelli e l'agente, Moise Pugliesio (Pugliese)[2],  risiedevano  a Lodi,  dove regolavano le pendenze finanziarie relative alla loro attività creditizia in vari  luoghi, compreso G., mentre   Matteo  de Baseva  e Abraa  de Pescarolo, figlio di Clemente, si trovavano a   G.,  in  veste  di procuratori   di  Mandolino e  della madre, per ritirare i crediti e dirimere le  controversie a Piacenza e  dintorni.

Nel 1572 i crediti del banco di G. passarono in  eredità ad uno dei figli  del defunto Michele, Donato, residente a Lodi.

L'ultimo documento rimastoci circa il nucleo ebraico di  G. risale al 1587 e attesta che  Matteo di Baseva  risiedeva allora in loco, ed era  implicato in  transazioni finanziarie  con Mandolino de Ottolengo[3].

Bibliografia

Segre, R., Gli ebrei lombardi nell’età spagnola, Torino 1973.

Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, 4 voll., Jerusalem 1982-1986.


[1] Segre, R., Gli ebrei lombardi nell’età spagnola, p. 125, nota 1.

[2] Su Moise Pugliese, vedi la voce “Lodi” della presente opera.

[3] Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, II,doc. 2843; III, doc. 3358, 3476, 3505, 3520; IV, p. 2603, p. 2627. 

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